Blutec, a un anno da riapertura altri 30 in fabbrica «Dopo l’inferno è stata come una luce nel buio»

«Ho varcato i cancelli dello stabilimento per la prima volta nel duemila e ci sono rimasto per undici anni, fino all’addio di Fiat. Quindi è stata la volta della cassa integrazione: dopo tanto tempo trascorso con l’azienda del Lingotto, sono stati quattro anni di inferno e di preoccupazioni. Fortunatamente mia moglie lavorava, ma senza far nulla mi sentivo angosciato e depresso. Blutec è stata come una luce dopo tanti mesi di buio». È trascorso esattamente un anno da quando i cancelli dello stabilimento di Termini Imerese si sono riaperti per i primi venti operai, dopo cinque anni anni di chiusura in seguito all’addio di Fiat. Un limbo – quattro anni di cassa integrazione – per le tute blu dello stabilimento siciliano, impresso in maniera indelebile nella memoria di Marco Barberino, uno degli operai che ha attraversato quell’incubo. Spezzando quella che sembrava una maledizione e spianando la strada al sogno dell’auto verde con Blutec. E dando il via alla prima fase del piano industriale siglato tra azienda e Invitalia – un investimento di 95,8 milioni -, mentre per la seconda, destinata alla produzione di due modelli di auto ibride ed elettriche, si attende la presentazione del progetto definitivo da 200 milioni di euro.

Oggi, esattamente come allora, altri 30 operai – che si uniranno ai 91 già rientrati nel frattempo mentre altri 606 sono tuttora in cassa integrazione straordinaria – affronteranno il loro primo turno di lavoro a partire dalle 9 per occuparsi della produzione di componentistica per auto. Marco – che tra pochi giorni compirà 41 anni e a breve diventerà il papà di una bimba – quel momento lo ricorda perfettamente: «Sono quello col giubotto rosso che compare in tutte le foto – dice – è stato un giorno bellissimo, un’emozione indescrivibile, ormai avevo perso le speranze. Dopo le promesse di aziende che volevano stabilirsi a Termini, dissoltesi poco dopo essere state annunciate, è arrivata Blutec». Marco non nasconde il suo ottimismo per la nuova esperienza: «Ci stanno formando nel migliore dei modi, seguiti da docenti con molta esperienza. Sono cresciuto molto a livello professionale: prima ero impegnato in catena di montaggio e ora mi occupo della progettazione di cestelli per batterie elettriche. Tutto lascia ben sperare per il futuro, ma una riconversione non è una cosa semplice, va fatta a piccoli passi ed è quello che sta accadendo».

Proprio questo sarà un mese cruciale per lo stabilimento di Termini e Blutec. Entro maggio, infatti, l’azienda dovrà illustrare nel dettaglio la prima parte del piano industriale, la cosiddetta fase A che dovrà partire nella seconda parte dell’anno. Oltre alla progettazione e prototipazione, è prevista la trasformazione di Fiat Doblò e scooter a tre ruote con motori endotermici in motori elettrici. A dicembre, infine, dovrebbero partire la produzione chimica e plastica. Cauto, tuttavia, l’ottimismo dei sindacati: «Finché non vedremo realizzati i progetti annunciati, non saremo sereni – afferma Giovanni Scavuzzo Battaglia segretario provinciale Cisl Fim -. È importante che quest’anno vengano confermati gli impegni da parte di Blutec. Se c’è un ritardo in uno dei progetti non è un problema, ma è importante che i più importanti vedano la luce». A preoccupare i sindacati è anche il futuro dell’indotto, 350 lavoratori senza alcuna tutela: «Per loro – aggiunge – è importante che le istituzioni trovino soluzioni industriali per attirare altre manifestazioni di interesse, ma al momento non è stato fatto nulla».

E in questi dodici mesi cosa è cambiato per Termini Imerese? «L’ingresso di 90 persone nello stabilimento non può cambiare l’economia di una città – aggiunge Marco – , ma i cittadini guardano con attenzione ai risvolti di quello che succederà se il progetto andrà avanti. Blutec – conclude – dà quella sensazione di forza e di poter garantire qualcosa di importante per il futuro».  

Antonio Mercurio

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