C’è un italiano tra i migliori dieci writer al mondo secondo il quotidiano inglese Guardian. E questa non è una notizia. Almeno non nuova. La classifica che mette Blu, nome d’arte dell’artista originario di Senigallia e formatosi a Bologna, nel gotha della street art, risale a due anni fa: agosto 2011. Ma buona parte della stampa nazionale se ne accorge solo ora, rilanciando la notizia con un passaparola sui principali siti d’informazione. A Niscemi, invece, lo sapevano bene quando hanno deciso di invitarlo per aggiungere la sua arte alle forme di protesta contro il Muos, il sistema militare di telecomunicazioni Usa. Blu ha aderito al comitato degli Artisti No Muos, visitando la cittadina del Nisseno un paio di volte, l’ultima proprio la scorsa estate, e lasciando in dote tre bellissimi e preziosi graffiti.
Il primo, in ordine cronologico, è stato relizzato nel quartiere franato di Sante Croci. Su una facciata dei tanti palazzi incompleti, Blu ha disegnato un mostro metallico, con quattro parabole al posto di occhi e orecchie e i bracci della gru a sorreggerlo. Sotto di lui, il popolo No Muos, tra cui spicca un anziano signore che agita il suo bastone e un uomo che parla attraverso un megafono da cui si espandono delle onde elettromagnetiche. La distanza tra il mostro e chi protesta è riempita da tante croci. «Questo graffito ha una particolare valenza sociale, perché ha valorizzato una parte della città sgomberata a causa della frana», sottolinea Fabio D’Alessandro, attivista niscemese.
Il secondo graffito, realizzato lo scorso agosto, si trova nel quartiere Quartararo. Su uno sfondo di mattoni rossi, un soldato con divisa statunitense batte due bacchette a forma di teschio su uno strumento fatto di lanciamissili.
Infine, il terzo regalo di Blu a Niscemi si trova nel belvedere che guarda verso Gela, in fondo a via 4 novembre. Su una delle pareti di destra, campeggia un grande divieto di Muos, con la scritta «Lasciate libero il paesaggio». Del suo viaggio a Niscemi, ha tenuto anche un minimo diario sul suo blog.
L’artista di Senigallia ha girato il mondo, lavorando in Europa, Sud America e Stati Uniti. In Sicilia le sue opere sono visibili anche al teatro Pinelli di Messina, occupato fino a poco tempo. Ha messo la sua arte a servizio dei temi sociali: dalla pace al rispetto dell’ambiente, fino alla critica al capitalismo delle grandi multinazionali. Proprio quest’ultimo filone, con un graffito realizzato a Lisbona, lo ha portato nell’olimpo dei writers. Il graffito scelto dal Guardian raffigura un uomo in giacca e cravatta, con una corona su cui sono disegnati i simboli delle grandi multinazionali, che succhia l’anima del mondo con una cannuccia.
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