Forse avrete sentito del conflitto sindacale che dal marzo scorso coinvolge tutte le università britanniche, fino al blocco degli esami e alla decisione di molti rettori di utilizzare personale esterno non qualificato per gli esami e di concedere la laurea anche a studenti che non hanno sostenuto gli esami dell’ultimo anno. Nonché alla serrata totale (stop completo agli stipendi) o parziale (taglio di parte dello stipendio) da parte di molte università. A Warwick, dove insegno, è del 20%, gli esami vengono tenuti da dottorandi del primo anno o sostituiti da “promosso” automatici e “lauree politiche”.
La vertenza è un po’ complicata e a chi voglia capirne di più devo segnalare il sito del sindacato docenti (www.aut.org.uk) e, per oggettività e pluralismo, quello dei “padroni”, ovvero i rettori (www.ucea.ac.uk). Ma in linee generali la storia è questa:
– 2004: il governo Blair decide di aumentare le tasse universitarie da 1000 a 3000 sterline l’anno (e oltre negli anni successivi) per le lauree brevi (per i masters erano già libere e molto più alte). È una scelta impopolare: in una società diseguale come quella britannica, minaccia il diritto allo studio. Mezzo partito laburista si ribella. Per convincere i recalcitanti, i rettori promettono che “almeno un terzo” dell’introito verrà speso per migliorare gli stipendi dei docenti, che in 20 anni hanno perso il 40% in confronto a professioni simili (lo stipendio universitario medio è di 35mila sterline lorde l’anno – i miei neolaureati ventunenni guadagnano di più). Le nuove tasse universitarie entrano in vigore nel 2006-07.
– Ottobre 2005, i sindacati dei docenti universitari (AUT e NAFTHE, che dal mese prossimo si fondono) chiedono l’apertura delle trattative per negoziare gli aumenti salariali, con una richiesta iniziale del 23% nel giro di tre anni (l’inflazione è al 3% e la crescita media dei salari intorno al 4,7% all’anno), finanziabile tramite appunto un terzo delle nuove tasse universitarie.
– Marzo 2006: I rettori, che in media guadagnano oltre 200,000 sterline all’anno e negli ultimi tre anni si sono aumentati gli stipendi di oltre il 25%, continuano a rifiutarsi di trattare. Gli iscritti al sindacato decidono un giorno di sciopero e il blocco esami.
– 8 maggio 2006: I rettori si decidono a sedersi al tavolo delle trattative, una settimana prima dell’inizio della sessione esami. Presentano un’offerta del 12% su tre anni e mezzo, che appena copre l’inflazione ed è in linea con gli aumenti previsti prima dell’aumento delle tasse universitarie. Il sindacato rifiuta l’offerta ma chiede di continuare le trattative. Le università si rifiutano e passano alla linea dura: esami senza docenti, serrata. Può sembrare strano da parte di universitari britannici chiedere solidarietà a quelli italiani, meno pagati, con meno risorse, e con propri problemi. Ma non si tratta solo di soldi, si tratta del tipo di università che si sta imponendo. Il modello britannico è quello di riferimento in tutta Europa, con la “strategia di Bologna”. Quello che succede qui oggi può succedere in Italia domani – paese con ancora meno risorse e senza la “manna” degli studenti stranieri.
Vi chiedo di immaginare per un attimo all’università italiana secondo il modello Blair+rettori:
– tasse universitarie a 5000 Euro all’anno;
– stipendi universitari che aumentano molto più lentamente della media nazionale;
– lauree biennali;
– diritto dell’università di utilizzare chiunque per gli esami;
– diritto dell’università a concedere la laurea a chiunque abbia “pagato il biglietto”, anche senza sostenere gli esami;
– separazione della ricerca dall’insegnamento secondo il principio seguente: insegnamento a tempo pieno; per ottenere tempo per la ricerca, i docenti devono innanzitutto trovare sponsors (prevalentemente privati) per pagare il “subappalto” del proprio insegnamento a docenti precari;
– diritto alla serrata.
Se il sindacato britannico perde questa sfida, tutto questo, qui, verrà realizzato quest’anno. Ancora peggio: sarebbe la fine delle trattative nazionali e ogni università sarebbe libera di stabilire gli stipendi autonomamente. Si farebbe largo il fenomeno già crescente delle “università Ryanair”: lauree “no-frills” a basso costo e veloci, senza sprechi in lussi inutili come personale docente. Lezioni-powerpoint on-line e esami computerizzati, paghi due prendi tre.
Pensateci un attimo – e controllate la documentazione indipendente se volete. Consiglio ad esempio come eloquente l’interrogazione che si è tenuta ieri al comitato parlamentare per l’università, che ha sentito sia i sindacati che i rettori. Può essere rivista su internet:
http://news.bbc.co.uk/1/hi/education/4991352.stm
Se volete aderire alla protesta, potete fare diverse cose. Il più urgentemente possibile: gli esami e le serrate sono iniziate questa settimana:
– se la vostra università collabora con università britannica (es. Erasmus, ricerca), scrivere una lettera o email urgente al rettore (vice-chancelor), esprimendo la vostra preoccupazione e intenzione di rivedere la collaborazione se l’università britannica compromettesse i suoi standard accademici rilasciando voti “politici” o facendo sostenere gli esami a personale esterno e non qualificato;
– scrivete lettere di protesta all’UCEA (University and Colleges Employers’ Association): Woburn House, 20 Tavistock Square, London WC1H 9HU Tel: 020-7383-2444 Fax: 020-7383-2666;
– partecipate alla raccolta di fondi per il fondo di solidarietà con gli scioperanti – i colleghi vittime delle serrate più gravi e che si trovano senza fondi per pagare il mutuo per la casa. Il fondo è appena stato creato e i dettagli su come contribuire dovrebbero apparire domani sul sito dell’AUT (www.aut.org.uk).
Se non siete convinti e d’accordo mi interesseranno le vostre obiezioni, ma vi pregherei comunque di diffondere per lo meno come “documento di parte”. E scusate il tono un po’ militante per i miei, e credo vostri, gusti!
Grazie,
Guglielmo
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Dr Guglielmo Meardi
Senior Lecturer in Industrial Relations
Warwick Business School
The University of Warwick
Coventry
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