Blitz vincente sull’asse che va da Brignoli a Puscas Il Palermo riesce ad isolarsi dal contesto esterno

Ci sono un inglese (il gruppo che ha acquisito le quote da Zamparini), un italiano (Facile o Follieri, poco cambia) e un americano (il fondo con base a New York interessato al club di viale del Fante e balzato in pole-position dopo l’uscita di scena dell’imprenditore foggiano). L’inizio di questa sorta di filastrocca, simile all’incipit delle barzellette, in casa rosanero funziona se vogliamo anche per le vicende che riguardano il calcio giocato: ci sono un italiano e un rumeno. Uno è originario di Trescore Balneario ed è Alberto Brignoli, l’altro è nato a Marghita e si chiama George Puscas. Sono i grandi protagonisti del successo per 2-1 ottenuto questo pomeriggio dal Palermo a Perugia. Una vittoria che, al di là delle prospettive di classifica e del ritorno in vetta in attesa del risultato del Brescia, ha un peso specifico superiore ai classici tre punti soprattutto sul piano emotivo al culmine di una settimana molto particolare, monopolizzata ancora una volta dalle vicissitudini sul fronte societario. Tra incognite legate al futuro, ansia per le scadenze da rispettare a proposito dei pagamenti degli stipendi e colpi di scena in extremis al tavolo delle trattative in relazione al cambio di proprietà c’è anche una squadra che gioca. Che scende in campo con grande dignità e che sta facendo il possibile per isolarsi da voci e situazioni potenzialmente destabilizzanti.

L’ex di turno Brignoli, in evidenza con una serie di ottimi interventi impreziositi al 65’ dalla parata sul rigore calciato dall’attaccante Sadiq, e Puscas, autore della doppietta decisiva con due colpi di testa vincenti nelle battute iniziali del primo e del secondo tempo (il numero 29, che si è sbloccato dopo tre mesi di digiuno, ha lasciato il segno sugli sviluppi di una punizione tagliata di Trajkovski e su un preciso cross dall’out destro di Rispoli, esterno alto nel 3-4-2-1 disegnato dal tecnico) si sono caricati sulle spalle il resto della squadra e l’hanno trascinata alla vittoria. La prima del nuovo anno coincisa con il primo acuto dopo due sconfitte e un pareggio in questa fase iniziale del girone di ritorno. Serviva una prova da uomini oggi al Curi e, pur non essendo stata supportata da una manovra fluida e trame godibili in termini di spettacolo, la prestazione all’insegna della grinta e del carattere è arrivata. Carattere: questa è la parola chiave del vocabolario sfogliato dalla compagine di Stellone in terra umbra. La parola intorno alla quale sta ruotando la reazione di orgoglio del gruppo in un momento di oggettiva difficoltà. Fare fronte comune, creare i presupposti per formare un ambiente in cui tutte le componenti possano remare dalla stessa parte – input inviato con decisione lunedì scorso da Bellusci subito dopo la sfida casalinga con il Foggia – è il modo migliore per superare gli ostacoli e convivere con alcuni elementi di criticità.

E a Perugia la squadra ha dato una dimostrazione di forza in questo senso, ribadendo di essere viva e di avere tante risorse caratteriali da sfruttare in casi di emergenza e di necessità. Solo con il cuore e con il carattere il Palermo avrebbe potuto portare a casa i tre punti e imporsi su un buonissimo Perugia. Per il numero di occasioni create, la formazione di Nesta (più fresca e più brillante dell’avversario essendo reduce da un turno di riposo) non avrebbe meritato di perdere. Il successo degli ospiti molto probabilmente va oltre i meriti dell’undici di Stellone ma ridimensionare l’impresa compiuta dai rosa sottolineando che il risultato non dice tutta la verità e che la fortuna è stata un’alleata della squadra che ha conquistato l’intera posta in palio proprio oggi sarebbe ingeneroso. Per due motivi: perché anche il Palermo, comunque, ha avuto qualche buona occasione, vanificata soprattutto da errori di lettura e mancanza di lucidità di giocatori come Falletti o Trajkovski (molto deludente la prova del numero 10) deputati alla rifinitura dell’ultimo passaggio, e perché non bisogna sottovalutare il contesto (emotivo e psicologico) in cui è maturata questa affermazione. Ottenuta con sudore e fatica da gente che avrà anche dei limiti sul piano tecnico (il talento uno ce l’ha o non ce l’ha e questo non dipende da variabili esterne), che non è bella da vedere e che nell’arco dei 90 minuti continua a commettere errori banali ma che quando c’è da lottare o da soffrire, e anche tanto come negli ultimi minuti del match in cui i padroni di casa si sono proiettati in avanti alla ricerca del pareggio dopo avere riaperto la partita grazie al tap-in del neo-entrato Melchiorri, non si tira mai indietro.

Antonio La Rosa

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