Colpo di scena nella vicenda giudiziaria che riguarda Orazio Buda, l’uomo ritenuto dalla procura di Catania un elemento di spicco del clan Cappello-Bonaccorsi. Buda è finito in manette il 16 marzo scorso nell’operazione Sipario della guardia di finanza. A distanza di qualche settimana il tribunale del riesame ha annullato il capo d’imputazione dell’ordinanza relativo all’accusa di associazione mafiosa, oltre alle aggravanti di avere favorito il clan con le altre presunte condotte delittuose. Buda, difeso dall’avvocato Vito Di Stefano, resta però dietro le sbarre. Nell’ambito della stessa vicenda i giudici hanno disposto la restituzione delle società Royal e Speciale Boy, intestate ad Angela Privitera, Fortunata Toscano e Vincenza Coco, difese dagli avvocati Di Stefano e Sergio Ziccone.
Stando ai documenti dell’inchiesta Buda, già finito nei guai nel blitz Prato fiorito, avrebbe allungato i tentacoli in svariate attività commerciali. Il pentito Salvatore Bonaccorsi lo ha bollato come una «macchina da soldi nel settore degli investimenti». Nella medesima indagine è scattata l’iscrizione del registro degli indagati per alcuni vigili urbani, in servizio a Catania, e per il vicepresidente della sesta municipalità Mauro Massari. Quest’ultimo, vicebrigadiere della guardia di finanza in servizio ad Augusta, è finito in carcere con l’accusa di corruzione elettorale. A inizio aprile, dopo il ricorso del legale, Massari è passato dal carcere agli arresti domiciliari.
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