Blitz del Coordinamento studenti medi Palermo all’assessorato alla scuola. Nel giorno in cui la Buona Scuola approda in Aula alla Camera per il passaggio finale del suo iter parlamentare anche a Palermo è scattata la protesta. Una cinquantina di studenti è riuscita a entrare nei locali dell’assessorato e a esporre da uno dei balconi uno striscione con su scritto: “No al ddl Buona Scuola. Studenti medi Palermo”.
«È un modo per opporsi esplicitamente, sino all’ultimo momento, all’approvazione del disegno di legge di riforma della scuola sul quale il governo ha chiesto e ottenuto la fiducia in Senato già lo scorso 25 giugno» spiegano gli organizzatori. La mobilitazione lo scorso autunno ha visto scendere in piazza migliaia di studenti contro la riforma targata Renzi-Giannini e lo scorso 12 maggio sono stati boicottati i testi Invalsi. Adesso la nuova protesta per tenere alta l’attenzione.
«Durante questo autunno abbiamo fortemente palesato il nostro dissenso contro la Buona Scuola in quanto riforma che va ancora una volta a tagliare radicalmente i fondi all’istruzione e a svilire e precarizzare sia la didattica in generale che la funzione docente e il lavoro del personale che compone la scuola italiana – dice Michele Minardi, rappresentante d’istituto del liceo scientifico statale Cannizzaro e parte del Coordinamento studenti medi Palermo -. In questi anni abbiamo subìto aumenti di tasse e spese scolastiche sempre più esose, per non parlare poi del caro-trasporti, del peggioramento delle condizioni di vita e di studio in strutture scolastiche strutturalmente inadeguate». Minardi punta il dito anche contro «la riduzione se non l’eliminazione di spazi politici di discussione quali le assemblee e la cancellazione della rappresentanza studentesca».
Critiche anche nei confronti di quello che il Governo Renzi definisce «avviamento al lavoro» e che per gli studenti non è altro che «sfruttamento gratuito». Per il Coordinamento studenti medi Palermo è in atto «un pericolosissimo processo di aziendalizzazione e privatizzazione che grava sulla scuola pubblica».
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