«A Catania non esistono zone franche». Un messaggio preciso e senza giri di parole quello che Mario Della Cioppa, questore della città etnea, riserva ai giornalisti in occasione della conferenza stampa in cui illustra i dettagli dell’operazione The wall, eseguita nei giorni scorsi dagli agenti della squadra mobile e del commissariato centrale. Il faro degli investigatori è stato puntato sulle vie del quartiere di San Berillo, ormai sede di una piazza di spaccio. «Un’operazione atipica» perché eseguita con «tanti piccoli blitz» che ieri è culminata in una vera e propria dimostrazione di forza, tra mezzi delle forze dell’ordine coinvolti, compreso l’elicottero della polizia di Stato.
«Negli ultimi cinque giorni – esordisce il questore – abbiamo fornito un’attenzione particolare al quartiere di San Berillo Vecchio, avviando diverse attività di controllo confluite nella maxi operazione della giornata di ieri, quando abbiamo cinturato il quartiere per completare le attività precedenti». Obiettivo? Fare passare un messaggio preciso: «Non esiste zona nel territorio nazionale che non sia controllata dallo Stato».
L’operazione ha eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari lo scorso 12 ottobre nei confronti di 13 persone indagate per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. In particolare marijuana e hashish. «Un’operazione chirurgica», sottolinea Della Cioppa, che dal 24 ottobre ha portato a eseguire sette misure di custodia cautelare in carcere e disposto l’obbligo di firma per altri sei destinatari, di cui quattro raggiunti e due irreperibili.
Su questi ultimi,«l’attività di ricerca espletata ha dato esito negativo», aggiunge il vice questore Salvatore Montemagno. Per i 13 indagati, tutti cittadini stranieri senza fissa dimora, tra i reati contestati, al momento, non risulta l’appartenenza a organizzazioni criminali. Le indagini si sono svolte «in un brevissimo arco di tempo» (da dicembre 2018 a marzo 2019) e hanno portato al sequestro di circa due chilogrammi tra marijuana e hashish.
Tutto ha avuto inizio dalle segnalazioni dei cittadini. Queste hanno convinto la questura, su delega della procura distrettuale, a dare impulso agli agenti della Squadra mobile e del reparto Falchi per avviare l’attività di monitoraggio degli spacciatori. Una ventina di persone che da tarda notte fino alle prime ore del mattino lavoravano rifornendo di sostanze stupefacenti la movida catanese del centro storico. «Una piazza di spaccio – ha continuato Della Cioppa – che viveva di vita autonoma».
Ma si può dire che la piazza di spaccio sia stata definitivamente sgominata? «Non ancora», risponde il questore. Al centro delle indagini rimangono ancora due nodi da sciogliere: la provenienza della droga, cioè come e quando si rifornivano gli spacciatori, e comprendere chi si occupava della gestione dell’attività reggendo le fila dell’intera piazza. Di questo Della Cioppa però preferisce non parlare: «Stiamo ancora lavorando».
Sottoposti alla custodia cautelare in carcere
1. Omar Bah, nato in Senegal (classe 1997), senza fissa dimora;
2. Ebrima Jarra, nato in Gambia (classe 1999), senza fissa dimora;
3. Bubaj Fadera, nato in Gambia (classe 1999), senza fissa dimora;
4. Ibrahim Darboe, nato in Mali (classe 1989), senza fissa dimora;
5. Musa Jupe, nato in Gambia (classe 1999), senza fissa dimora;
7. Fakeba Sonko, nato in Gambia (classe1997), senza fissa dimora;
Sottoposti all’obbligo di presentazione negli uffici di polizia giudiziaria
1. Lamin Njie, nato in Gambia (classe 2000), senza fissa dimora;
2. Babau Ceesay, nato in Gambia (classe 1991), senza fissa dimora;
3. Ousman Sena, nato in Gambia (classe 1996), senza fissa dimora.
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