La serie positiva del Catania, e probabilmente anche la speranza play-off cullata dai più ottimisti, si spegne sotto il diluvio di Bologna. A tre giorni dall’ultimo impegno, il pareggio in dieci uomini, conquistato a Bari, dimostra di avere rigenerato lo spirito del Bologna più di quanto la vittoria sulla Ternana non abbia giovato Catania. I felsinei devono vincere per recuperare punti sulla seconda posizione, scavalcati da Vicenza e Frosinone. Forte d’una posizione in classifica che garantisce, o quasi, la salvezza, il Catania decide di rischiare il tutto per tutto contro il Bologna, alla ricerca d’una vera impresa che alimenti il sogno play-off.
Sebbene Marcolin schieri tutti e quattro i migliori attaccanti a sua disposizione, adattando Rosina a centrocampo, i rossazzurri non impegnano neanche una volta il portiere avversario. Davvero pochi i palloni forniti agli attaccanti. Sceso in campo con l’intenzione di fare la partita, il Catania soffre invece il centrocampo del Bologna. Costretto a giocare sulle ripartenze, manca dei riferimenti più adatti a questo tipo di gioco. Col senno di poi paiono rivedibili le scelte dell’allenatore, che decide di non riconfermare la stessa squadra vittoriosa solo pochi giorni prima contro la Ternana. Proprio le due novità rispetto all’undici iniziale sono le note più stridenti. Sauro, schierato al posto di Schiavi, perde Cacia sulla rete del vantaggio rossoblu, al 37mo del primo tempo. Castro, preferito a Sciaudone, appare fuori dal gioco. Sotto di una rete, Catania cerca il pareggio prima con Calaiò e poi, nel secondo tempo, con Sauro. La conclusione dell’attaccante viene ribattuta dalla difesa mentre il colpo di testa del difensore, su palla inattiva, supera di poco la traversa.
Solo al 20mo del secondo tempo Marcolin cambia modulo. Inserisce Martinho, reduce da un lungo infortunio, al posto di Maniero. L’attacco è affidato al solo Calaiò in avanti. Dopo neanche tre minuti però, l’arbitro La Penna ammonisce e poi espelle (per proteste) proprio Calaiò. Vittima del nervosismo serpeggiante, saranno sette i rossazzurri ammoniti alla fine dell’incontro. Al 26mo, mentre Fini sostituisce Cacia con Sansone, un black-out costringe alla sospensione della partita. I giocatori, vista anche la pioggia che continua a scendere, tornano negli spogliatoi. Riaccesi i riflettori, dopo circa sette minuti, il Bologna assesta il colpo del ko. Passa un minuto dalla ripresa del gioco e Sansone, in percussione dalla destra, seminata la difesa rossazzurra, manda il pallone, a giro, all’incrocio dei pali. È l’episodio che, dopo l’espulsione di Calaiò, spezza l’entusiasmo del Catania.
Accadrà poco fino al termine della partita. La matematica conferma l’impressione che il Catania si sia rimesso in sesto troppo tardi per sognare in grande, ma in tempo per non rischiare di cadere nell’incubo. Ai rossazzurri, che giocando in anticipo seguiranno in poltrona le gare di oggi, non resta che guardare con interesse le sfide Crotone-Avellino, Cittadella-Spezia, Latina-Perugia, Pescara-Pro Vercelli. Partite che ieri avrebbero potuto riaprire la corsa play-off ma che, alla luce della sconfitta col Bologna, i rossazzurri dovranno sperare chiudano il conto con la zona bassa della classifica.
Al termine della partita, Dario Marcolin afferma alla stampa: «Sono dispiaciuto per il risultato ma non per la prestazione. Abbiamo fatto quel che andava fatto. Siamo stati bravi nel possesso palla ma pochi efficaci. Non so se per demerito nostro o se per la solidità difensiva del Bologna». E continua: «Abbiamo pagato molto il gol di Cacia mentre Castro non è riuscito a dare il passaggio determinante. Spiace che, nel momento in cui abbiamo cambiato modulo è stato espulso Calaiò. Poteva essere il momento della svolta e non lo è stato. Pensiamo a fare i nostri 50 punti, che significano virtualmente la salvezza. Se per i play-off ci sarà ancora spazio lo sapremo dopo i risultati di domani».
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