Black cat, 23 Comuni si costituiscono parte civile «Importante presa distanza delle amministrazioni»

Sono ventitrè in tutto i Comuni del Palermitano, compresi nelle zone di Termini-Cefalù-Madonie, che oggi si sono costituiti parte civile nel processo denominato Black cat, seguito all’omonima operazione che nel maggio dello scorso anno smantellò i nuovi assetti che Cosa nostra stava per assumere. A rappresentarli in aula è lo studio legale del Centro Pio La Torre: «Ci siamo costituiti parte civile praticamente in tutti i processi di criminalità organizzata», spiega a MeridioNews l’avvocato Ettore Barcellona. «Da qualche anno il Centro, già all’indomani di queste grandi operazioni antimafia che riguardano diversi territori, ha contattato i Comuni stimolando la costituzione di parte civile e offrendo l’assistenza dell’ufficio legale senza spese a carico del Comune – precisa l’avvocato – perché riteniamo che sia importante dare un segnale alla collettività di estraneità e presa di distanza delle amministrazioni pubbliche rispetto a questi fatti».

E così è stato anche all’indomani dell’operazione Black cat: «Abbiamo fatto una riunione al Comune di Termini, quando c’era il sindaco Salvatore Burrafato, invitando anche tutte le altre amministrazioni coinvolte, che hanno deciso di aderire e costituirsi oggi con noi», continua Barcellona, che sottolinea come a spingere il Centro antimafia a prestare il proprio contributo legale a costo zero in queste vicende sia prima di tutto una motivazione morale ed etica: «Il danno che subisce il Comune e che si fa valere con questa costituzione, tralasciando il fatto che comunque è un atto politico con forte valore simbolico, è quello che ci legittima ma non è sicuramente la motivazione principale. Lo è piuttosto – spiega il legale – il danno non patrimoniale. I danni effettivi dal punto di vista economico sono una questione che passa in secondo piano per noi».

Le intenzioni dei mandamenti smantellati dalla vasta operazione messa a segno l’anno scorso, da Trabia a San Mauro Castelverde, sarebbero state quelle di rimettere ai vertici delle varie famiglie persone anziane e con una certa esperienza sulle spalle, isolando invece i membri più inesperti o quelli ritenuti inaffidabili. Via i cosiddetti libertini e i cani sciolti. A tenere le redini di tutto avrebbero dovuto essere i vecchi esponenti, i «cristiani all’antica», riesumando le abitudini di una certa mafia del passato, facendosi strada sui territori con intimidazioni e danneggiamenti, non disdegnando l’uso della violenza e di armi, anche pesanti. Ma per fortuna questi progetti non sono andati in porto, malgrado il clima di terrore generato nel vasto hinterland del Palermitano.  

Silvia Buffa

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