Black Axe, boss come ministri di governo Ecco l’organigramma della mafia nigeriana

Uno «Stato parallelo», quello messo in piedi da un clan nigeriano della tratta secondo l’inchiesta che ha portato al fermo di 17 membri dell’organizzazione transnazionale Black Axe, sgominata nel corso di un’operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo. I fermati sarebbero tasselli di un mosaico ben preciso fatto di incarichi e responsabilità. L’inchiesta ricostruisce il quadro complessivo dell’organigramma parastatale emerso dalle indagini in cui si delinea un clan le cui cellule, i Forum, che erano sparsi anche in diverse città italiane, da Nord a Sud. 

Si trattava, secondo gli investigatori, di una struttura verticistica basata su prassi già consolidate in altre organizzazioni criminali di tipo mafioso come battesimi, riti di affiliazione dei membri e precisi ruoli all’interno del sodalizio. In uno stralcio dell’ordinanza si legge come tra i fermati ci sia l’uomo ritenuto il capo supremo della base italiana dell’organizzazione, Head della Zone, in costante contatto con il vertice nigeriano e con i membri più autorevoli delle altre articolazioni a tutti i livelli. Una sorta di presidente del Consiglio chiamato Chama Black Axe, dove il Consiglio era formato dai cosiddetti saggi o Epa «competente – si legge nello stralcio –  a decidere tutte le questioni di rilievo del sodalizio».

Appena sotto il capo supremo, figura tra i fermati anche il cosiddetto ministro della Difesa dell’organizzazione, «quarta carica principale a livello nazionale» cui sarebbe stata demandata la gestione delle punizioni dei disobbedienti ma anche il coordinamento di tutte le attività esecutive dell’organizzazione. All’interno della Zone Italia, che sta ad indicare il Paese di riferimento in cui è presente l’organizzazione, gli investigatori hanno individuato tante province, i Forum. Ognuno di questi avrebbe avuto il suo coordinatore che, secondo quanto emerso dalle indagini, avrebbe partecipato a tutte le attività relative all’organizzazione dei membri, si sarebbe occupato della loro affiliazione e avrebbe rappresentato a livello locale le ragioni della Zone Italia, mantenendo i contatti con i membri esterni. Sotto il coordinatore c’era il Priest «seconda carica formale al livello cittadino» che avrebbe anche lui preso parte alle attività organizzative dei membri della Black Axe.  Alla base della Piramide c’erano infine, stando alle indagini, i Bucha, picchiatori, «ossia guardia alle dipendenze e nell’interesse della Zone». In particolare, secondo quanto emerso, un bucha avrebbe partecipato a una violenza sessuale di gruppo ai danni di una donna.   

Stefania Brusca

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