Macchia è distesa a terra. La sua bocca è cosparsa di schiuma bianca, probabilmente ha ingerito del veleno. Accanto a lei c’è Pasquale: la guarda, le gira attorno, ha lo sguardo triste; ringhia agli agenti arrivati sul posto per prelevare la salma, vuole proteggerla. Macchia è la terza vittima della settimana, il suo corpo senza vita è stato trovato a Bivona, vicino a una scuola elementare. Poco meno di cinque giorni separano la sua morte da quella di Jango, la mascotte del paese. Poche ore dopo, invece, nella stessa zona alcuni cittadini trovano un altro cucciolo, suo figlio.
«La situazione si è aggravata e sta diventando veramente inquietante – commenta il sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto –. Ho chiesto al comandante dei vigili urbani di organizzare dei servizi di pattugliamento in sinergia con i carabinieri, non ci daremo pace fino a quando non avremo trovato il responsabile di queste morti. Perché presumo ce ne sia uno, in quanto ci troviamo di fronte ad una sequenza tale di episodi che pensare a delle coincidenze mi pare azzardato», aggiunge.
Sarà compito dei veterinari accertare le cause dei decessi. I tre corpi sono stati conservati all’interno di celle frigorifere e dovrebbero essere trasferiti all’Istituto zooprofilattico di Palermo, dove verranno eseguite le autopsie. «Sarà nostra cura verificare la presenza di eventuali microchip sui cadaveri», spiega Panepinto. Il primo cittadino dice di voler procedere alla realizzazione di un’area di sgambettamento per gli amici a quattro zampe, e si sta impegnando a microchippare i randagi e ad assicurare loro la permanenza in un canile di Cammarata, convenzionato con l’Unione dei Comuni cui aderisce anche Bivona. «In questo caso – continua Panepinto – il problema non è il randagismo e quindi gli amici a quattro zampe che vagano in paese ma il randagio che li avvelenerebbe».
Mentre le autorità locali pattugliano le strade, c’è chi, come Giuseppe, sarebbe disposto ad offrire una taglia di mille euro «a chi fornirà prove certe e inconfutabili» di quello che definisce «il mostro», seguito da Ignazio che ne offre 500. «Trovarlo, qualora esista, non sarà facile – precisa il sindaco – ma la polizia municipale e i militari dellAarma sono sulle sue tracce, prima o poi dovrà commettere un passo falso».
Nei mesi scorsi, l’associazione Dog Family presieduta da Giovanni Messina, aveva chiesto alla giunta la concessione di «un’area comunale da adibire a canile, così da mettere al sicuro i cani». La costruzione di un canile è prevista nel programma dell’Unione dei Comuni, ma al momento sarebbe ferma per mancanza di fondi, da qui la convenzione con il rifugio La casa del cane di Cammarata. «Chiunque può proporre la realizzazione di un canile a spese proprie, noi potremmo concedere un terreno di proprietà comunale a buon prezzo – dichiara il primo cittadino –. Al momento, però, credo non sia corretto sfruttare l’emergenza avvelenamenti, che noi stiamo affrontando con i mezzi a nostra disposizione, per tirare fuori altre questioni», conclude.
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