«Cani morti, buttati in un campo, come spazzatura». La denuncia arriva su Facebook e a farla è una donna residente a Bivona, con una serie di foto che ritraggono quello che, a prima vista, sembra essere un campo di sterminio: si vedono dei sacchi di plastica strappati, dai quali fuoriescono cadaveri di cani in decomposizione. Altre salme si intravedono sparse per il terreno, altre ancora tra i cespugli.
Al comando di polizia municipale non sarebbe pervenuta nessuna comunicazione. «Abbiamo appreso la notizia su Facebook – spiegano gli agenti a MeridioNews -. Non abbiamo, però, ricevuto segnalazioni, fattore essenziale per effettuare le opportune verifiche del caso. Anche perché la zona in questione è recintata in quanto di proprietà del demanio forestale, e per accedere bisogna richiedere l’autorizzazione allegandola denuncia». Non è chiaro se i carabinieri siano stati messi al corrente. Contattati da MeridioNews, i militari non hanno saputo fornire spiegazioni.
«La colpa di tre o quattro imbecilli non può ricadere sulla città di Bivona, ma sicuramente l’indifferenza o l’omertà ricade su tutti voi. Di certo i cuccioli non si infilano da soli dentro i sacchi», scrive sul social network uno dei commentatori. La situazione non è passata inosservata al mondo animalista e stasera i membri dell’associazione Dog Family, presieduta da Giovanni Messina, si riuniranno per fare il punto della situazione. Secondo la ricostruzione di alcuni cittadini, gli animali potrebbero essere stati uccisi col veleno, per poi essere abbandonati nel bosco.
Su Facebook è stato pubblicato anche un video che riprende un cane agonizzante. «La persona che mi ha mandato il filmato aveva chiamato il veterinario – racconta l’animalista -. Il medico ha provato a salvarlo con una puntura, ma senza successo in quanto gli effetti del veleno erano già in uno stato avanzato». I casi di avvelenamento sarebbero stati più di uno. «Un po’ di tempo fa, un cittadino ci ha segnalato la presenza di un cane intossicato davanti la propria abitazione. Siamo intervenuti insieme al veterinario dell’Asp di Bivona che, fortunatamente, è riuscito a intervenire in tempo», racconta un agente della polizia locale. All’origine del fenomeno potrebbe esserci l’emergenza randagismo. L’associazione animalista da settembre è impegnata a nutrire i randagi e darli in adozione: «Negli scorsi mesi abbiamo chiesto all’amministrazione se ci concedesse un’area comunale da adibire a canile, così da mettere al sicuro i nostri amici a quattro zampe, ma finora di risposte concrete non ne abbiamo ricevuto», accusa il presidente.
Un paio di anni fa, il Comune avrebbe contattato una società di accalappiacani per togliere i randagi dalle strade e assisterli in un apposito rifugio. «Vennero prelevati più di quaranta animali e il servizio andò avanti per circa due mesi, con la speranza che venissero adottati. Quando però l’ente ha smesso di pagare il loro mantenimento alla struttura, la società ce li ha letteralmente riportati indietro liberandoli», conclude un vigile urbano.
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