Rossa o bionda, speziata o beverina. Più alcolica o più amara, morbida, rinfrescante o digestiva. Immergendosi nel mondo della birra artigianale si intuisce facilmente il fascino che esercita sui bevitori, sia gli appassionati che quelli meno esperti. Tra coloro che hanno deciso di farne un mestiere sono molti quelli che fino a domenica celebreranno la loro bevanda preferita durante la Settimana della birra artigianale promossa da Cronache di Birra.
L’appuntamento prevede eventi, promozioni e visite ai birrifici. In Sicilia ce ne sono più di 60, tra i quali il pluripremiato Tarì che produce l’omonima birra. Con sede a Modica, il birrificio – che di recente è stato insignito luppolo d’oro per la categoria American Standard al Best italian beer – punta sulla scuola di birra dedicata agli studenti degli istituti alberghieri e sulle degustazioni delle birre di punta come la Malvarosa, la Hell, la For Sale e una novità presentata in anteprima. Tra i prodotti presenti all’evento anche la birra Bronzo, di recente incoronata Birra dell’anno 2017 al concorso Unionbirrai, la Bonajuto – medaglia d’argento per le note di cacao e di caffè tostato – e la Trisca, luppolo d’argento e birra dell’anno 2015. Tante le birre siciliane apprezzate anche dai forestieri. Tra queste: Ulysses, Ephesto e Polyphemus del Birrificio dell’Etna di Riposto, così come Cerere, Polifemo, Eolo, Tifeo e Ares, prodotte dal 2014 da Epica a Sinagra, sui Nebrodi.
«Il segreto per fare un buon prodotto sta nell’usare materie prime di qualità e macchinari all’avanguardia», spiega Elio Mosè, uno dei tre soci di Epica, secondo il quale negli ultimi anni la gente ha iniziato ad interessarsi al buon bere e a scoprire, oltre al vino, la birra artigianale, che ha odori e sapori diversi da quella tradizionale. «Partecipiamo alla settimana della birra con piccoli eventi, che puntano ad avvicinare le persone a questo mondo», aggiunge.
«Che la birra artigianale sia ormai di tendenza anche in Sicilia è un dato assodato», commenta Dino Fiorenza dell’agri-birrificio Timilì, dove vengono coltivate gran parte delle materie prime, in primis il grano autoctono di tumminìa. «L’invito ai giovani è di valutare la possibilità di investire in questo settore, che può riservare possibilità occupazionali». Come è successo a Davide Bertinotti, homebrewer e titolare del sito microbirrifici.org, appassionato fin dagli anni Ottanta di birre di qualità e insegnante nei corsi di Unionbirrai per la produzione casalinga della birra. «Il sito, che oggi festeggia dieci anni di attività, è nato per condividere informazioni, promuovere la realtà birraria italiana e scambiare giudizi indipendenti sui microbirrifici nazionali – continua Bertinotti -. Rispetto ad altre regioni c’è una minore percentuale di beer firm, ossia aziende che non hanno impianto proprio e che realizzano le birre presso altri birrifici. Da un certo punto di vista è anche meglio – chiarisce – perché il consumatore ha maggiore chiarezza sull’origine del prodotto».
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