Bilancio e Finanziaria 2014 dal Commissario dello Stato: l’ombra dello scioglimento anticipato dell’Ars

LE INFORMALI GARANZIE CHE LA MANOVRA ECONOMICA E FINANZIARIA VARATA DA SALA D’ERCOLE NON VERREBBE IMPUGNATA RISALGONO A PRIMA DELL’ACCORDO TRA RENZI E BERLUSCONI. MA ADESSO LO SCENARIO E’ CAMBIATO. E NON POSSONO ESSERE ESCLUSE NOVITA’. ANCHE CLAMOROSE. NON SFUGGE AGLI OSSERVATORI ATTENTI CHE IL ‘BUCO’ DI UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CONFIGURA GIA’ LA PERSISTENTE VIOLAZIONE DELLO STATUTO…

La settimana politica, in Sicilia, si apre con tante paure. La più grande paura riguarda tutta la politica siciliana. Da poche ore Bilancio e Finanziaria 2014 si trovano negli uffici del Commissario dello Stato. Al di là del luoghi comuni e delle bugie raccontate, i conti economici della Regione, quest’anno, presentano un ‘buco’ di almeno un miliardo e mezzo di euro.
La parola “almeno” è indispensabile, perché il ‘buco’, in realtà, è maggiore. Ci sarebbe, infatti, un altro miliardo di euro che, lo scorso anno, è stato ‘spalmato’ sugli anni a venire, a cominciare proprio dal 2014. Il ‘buco’ 2013 non è scomparso: è solo ‘spalmato’ a pagato a rate.

Perché facciamo queste precisazioni? Perché oltre ai passaggi di dubbia costituzionalità contenuti nella manovra economica e finanziaria approvata la scorsa settimana dall’Ars – passaggi che non sono pochi e che, con molta probabilità, potrebbero dare luogo a un’impugnativa estesa, ma ‘chirurgica’ – c’è un problema molto più grande: la palese incostituzionalità di questa pessima legge varata da Sala d’Ercole.
In condizioni normali questa legge di ‘Stabilità’ (questo è il suo nuovo nome che contraddice quasi per intero i propri contenuti!) dovrebbe essere impugnata. Ma il Governo e l’Ars – così si racconta – avrebbero avuto la garanzia da Roma che la legge non verrà impugnata.
Ma queste indiscrezioni sulla ‘garanzia’ che Bilancio e Finanziaria siciliana 2014 sarebbero comunque passate dal vaglio dell’ufficio del Commissario dello Stato risalgono a qualche giorno prima dell’accordo tra Renzi e Berlusconi, ormai in perfetta sintonia. Che significa tutto ciò? Che la politica siciliana, anche se non lo dice, non può escludere sorprese.

Non possiamo non segnalare alcune novità intervenute dopo l’accordo Berlusconi-Renzi, che, con molta probabilità, è stato raggiunto prima dell’incontro ufficiale tra i due.

La prima novità che, in queste ore, fa tremare il Governo di Rosario Crocetta e l’intera Assemblea regionale è l’uscita pubblica, di qualche giorno fa, del braccio destro di Renzi, che guarda caso è il siciliano Davide Faraone. Nel documento politico-programmatico diffuso da Faraone, c’è una ‘bocciatura’ secca del Governo Crocetta.
Il messaggio di Faraone, infatti, non è un invito al Governo regionale a cambiare passo: perché il Governo Crocetta, se dovesse applicare anche la metà delle cose scritte nel documento da Faraone dovrebbe rompere l’alleanza con i suoi veri sostenitori, che non sono dentro l’Assemblea regionale siciliana (dove il presidente Crocetta, infatti, non ha una maggioranza), ma fuori dal Parlamento dell’Isola.

Crocetta sa benissimo che non può adeguarsi agli ‘avvertimenti’ del braccio destro di Renzi. E, quel che di peggio, né lui, né il PD siciliano conoscono che accordi avrebbero ‘chiuso’ il segretario del PD e il Cavaliere. Accordi che potrebbero andare ben al di là delle legge elettorale.
Questi accordi riguarderebbero anche il futuro della Sicilia?
La domanda è più che legittima. L’abbiamo scritto nelle scorse settimane, quando l’Ars discuteva questa pessima legge di Stabilità e lo ribadiamo oggi: a Roma conviene tenere in piedi l’ambaradan siciliano? Conviene tenere in piedi una Regione con un ‘buco’ da un miliardo e mezzo che, già a maggio, comincerà ad avere problemi di ‘cassa’?
A Roma non sfuggono due dati. Primo dato. Commissariando la Regione per violazione persistente dello Statuto siciliano – e il ‘buco’ da un miliardo e mezzo di euro configura la persistente violazione dello Statuto – si risparmierebbero, in un colpo solo, non meno di 80 milioni di euro (a tanto ammonta il costo dei 90 parlamentari dell’Ars).
Secondo dato. Nella manovra varata da Sala d’Ercole sono previsti 330 milioni di euro per pagare i circa 30 mila precari degli enti locali. Soldi tolti, in buona parte, ai Comuni e alle fasce deboli della popolazione. Sparsi tra le ‘pieghe’ dell’amministrazione ci sono altri 50 mila precari (più i lavoratori di alcune società controllate dalle Province regionali che, in parte, la Regione, nel 2013, non ha pagato: è il caso dei 66 dipendenti della Mega Service di Trapani dei quali riferiamo in altra parte del nostro giornale).
Nel complesso, la spesa prevista per questi precari sfiora gli 800 milioni di euro per il solo 2014. Commissariando la Regione e riducendo il monte ore di tutti i precari si risparmierebbero almeno 350-400 milioni di euro, più i già citati 80 milioni di euro dell’Ars.
Per non parlare del fatto che una gestione commissariale potrebbe introdurre il reddito minimo per tutti i precari, stabilendo sanzioni per chi – e oggi non sono pochi, nel variegato mondo del precariato siciliano – svolge una seconda attività. Mossa, questa, che ridurrebbe ulteriormente la spesa.

Qualcuno ha fatto notare che lo Statuto siciliano, in caso di scioglimento anticipato dell’Ars prevede la nomina di tre commissari: numero che corrisponde quasi ‘magicamente’ al tripartitismo dell’attuale scenario politico italiano (Renzi, Berlusconi, Grillo)…

Redazione

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