È arrivata solo questa mattina negli uffici di palazzo dei Chierici, sede dell’assessorato al Bilancio e dell’omonima commissione consiliare che si occupa di vigilare sullo stato delle finanze del Comune di Catania. E sono ancora pochi i consiglieri che hanno potuto visionare le 52 pagine che compongono la relazione finale sul bilancio di previsione per il triennio 2017-2019 redatta dal collegio dei revisori dei conti di Palazzo degli elefanti, presieduto da Fabio Sciuto e composto dai colleghi Francesco Battaglia e Massimiliano Lo Certo. Il parere è positivo ed è certamente una promozione, la loro, ma non mancano gli asterischi accanto ad alcune voci. Punteggiatura che, nella scrittura della burocrazia, indica i punti critici, le note dolenti che gli esperti contabili hanno sentito il dovere di segnalare alla giunta guidata da Enzo Bianco.
Un elenco sul quale, sin dalle prime pagine del documento, spicca l’assenza dell’inventario dei beni mobili e immobili del Comune. Una carenza che, come scrivono i revisori, ha comportato l’impossibilità di accertare compiutamente «la congruità e la coerenza delle poste del bilancio di previsione a essi direttamente riferibili». Per questo motivo, gli uffici competenti sono stati invitati a provvedere «con la massima tempestività per eliminare questo stato di cose», inviando il tutto entro giungo prossimo, così come «dichiarato dal responsabile dei servizi finanziari». Su questo argomento, inoltre, il collegio specifica di aver suggerito dei correttivi da adottare nel corso del 2015 e del 2016 che, però, non sono stati adottati dall’amministrazione che non avrebbe neanche «dato alcun riscontro».
Scorrendo le pagine della nota si passa poi alle vere e proprie previsioni su entrate e uscite dell’ente, provando a fare una radiografia retrospettiva e immaginando quale possa essere la situazione futura, in base al dato raccolto fino al 31 dicembre dell’anno scorso. Il primo elemento degno di nota, è la sostanziale riduzione dell’indebitamento che a fine 2016 era di quasi 380 milioni di euro, ma nel 2015 ammontava a 393 milioni e, nel 2019, dovrebbe scendere fino a 340. Sottolineato inoltre che, nonostante avesse dovuto, il Comune non ha rinegoziato i mutui in progressiva estinzione (ammortamento) nel corso del 2016. Per quanto riguarda invece le entrate, l’organo di revisione formula una previsione del gettito proveniente dalla tassa sulla prima casa, l’Imu, di 64 milioni e mezzo di euro per il periodo 2017-2019, ai quali si uniscono i 71 milioni della Tari, la tassa sui rifiuti. Per ciò che concerne invece l’addizionale Iperf, rimane immutata intorno ai 22 milioni e mezzo, immaginando dunque che non vi siano né avanzamenti di povertà né un arricchimento sociale. A scendere, e non di poco, è invece l’imposta di soggiorno che dai 789mila euro dell’anno scorso, arriva ai 550 del 2017, considerate le scarse capacità che il Comune ha di riscuotere.
Un meccanismo, quello della riscossione, più volte criticato dai revisori che, in questa relazione, evidenziano inoltre la necessità di attivare «tutte le opportune iniziative» per assicurare un soddisfacente gettito che consenta di salvaguardare gli equilibri di bilancio. In particolare si chiede che venga attivata al più presto la convenzione prevista dalla normativa nazionale con l’agenzia delle Entrate e che si pensi anche ad altri organi statali, se necessario, per il recupero dei crediti. Una carezzina infine, è costituita dal riconoscimento di aver provveduto ad approvare la delibera per il pagamento agevolato delle cartelle esattoriali, all’inizio del mese di marzo.
Ma il vero vulnus dei conti pubblici è rappresentato dall’opacità sulla situazione economica delle società partecipate e sulle singole quote possedute dal Comune. A tal proposito i revisori sottolineano che, facendo riferimento al cosiddetto Bilancio consolidato del 2016 (il bilancio comunale sommato ai singoli bilanci delle società) da approvare entro il 30 settembre 2017, l’amministrazione «non ha predisposto ed approvato in giunta l’apposito elenco che acclude tutti gli enti, le aziende e le società facenti parte del Gruppo delle aziende partecipate». Ma non solo. Si legge inoltre che «l’ente non ha implementato alcun sistema di controllo interno sulle società partecipate non quotate e sugli altri organismi gestionali esterni», e non ha ancora fornito un’informativa con la verifica dei debiti e dei crediti dei singoli soggetti partecipati. Più nello specifico, viene fatto notare inoltre che per quanto riguarda il contenzioso tra Comune di Catania e la Sidra spa, la giunta ha proceduto a nominare i legali ma i revisori ancora oggi non hanno notizie dello stato della vicenda.
È, infine, da ritenersi «parzialmente in linea» il risultato raggiunto rispetto agli obiettivi fissati dal piano di riequilibrio finanziario pluriennale. Da evidenziare, però, che nel primo semestre 2016 «il risultato programmatico non è stato raggiunto». Nel formulare il giudizio positivo, il collegio ricorda di attivare uno «specifico programma di recupero delle entrate, di avviare un monitoraggio su base trimestrale che abbia la finalità di garantire l’equilibrio finanziario e il pareggio di cassa, oltre a poter permettere, in tempo, l’attivazione di misure correttive attraverso idonee modifiche di bilancio». Infine, sui debiti fuori bilancio, viene affermato il bisogno di pensare a strumenti diversi, come probabilmente un fondo unico, per attuare in tempo i correttivi necessari al raggiungimento dell’equilibrio.
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