A dare una mano ai giornalisti ci pensa Manlio Messina, consigliere di Fratelli d’Italia, coniando le definizioni di «delibera a tappe, delibera in movimento» nel tentativo di sintetizzare ciò che, specie per i non addetti ai lavori, sintetico non è. Ovvero il percorso consiliare del bilancio 2016 del Comune di Catania. Documento di fatto commissariato dal collegio dei revisori dei conti che, di emendamento in emendamento, hanno guidato l’amministrazione di Enzo Bianco fino alla stesura finale della delibera contenente conto economico-patrimoniale e conto consolidato. Atti che, di passaggio in passaggio, hanno cambiato pelle fino ad assumere i connotati necessari al via libera dei tecnici.
L’amministrazione aveva infatti optato per far comunque approdare il bilancio in aula, pur davanti al primo parere dei revisori netto nella bocciatura degli atti. Erano poi seguiti degli emendamenti ai bilanci ugualmente ricusati dai tecnici, stavolta con il corredo di stringenti indicazioni su cosa c’era da rivedere. La giunta ci aveva allora riprovato con due sub-emendamenti, messi a punto nelle ore immediatamente precedenti al consiglio e che gli stessi revisori hanno valutato mentre la presidente Francesca Raciti ha aperto i lavori, salvo poi lasciare Palazzo degli Elefanti. A condurre la votazione in porto ci pensa Daniele Bottino, consigliere anziano, vista anche l’assenza del vicepresidente Sebastiano Arcidiacono. Il parere favorevole dei revisori alla fine arriva, ma con l’invito a «superare nel bilancio 2017 – si legge – tutti i disallineamenti rilevati nei rapporti con le società partecipate e a neutralizzare gli effetti dei differenti criteri di valutazione degli ammortamenti».
La seduta era in realtà la prosecuzione di quella convocata per il giorno di Santo Stefano. Andata semideserta e così rinviata, con conseguente abbassamento del quorum per il numero legale. Assist decisivo per giunta e maggioranza sfilacciata: bastano, dunque, i 25 presenti e il sì all’ultima votazione sul conto consolidato – cioè l’atto che assomma il bilancio del Comune ai singoli bilanci delle società partecipate – di 15 consiglieri. I voti sono arrivati dai gruppi Pd, Con Bianco per Catania, Primavera, Catania 2.0 e alcuni fra i centristi come Petrina, sammartiniani e Catania futura. Sei i no e quattro gli astenuti. Sul conto patrimoniale, poco prima, i numeri si erano discostati di poco da quelli finali: 18 votanti, 14 favorevoli, 4 contrari e 7 astenuti.
Parte delle opposizioni – vedi Fratelli d’Italia – ha lasciato l’aula. Altri consiglieri si sono astenuti sia fra la maggioranza che non – è il caso di Niccolò Notarbartolo e Agatino Lanzafame – mentre Grande Catania ha scelto di votare no. Sebastiano Anastasi, capogruppo, rivendica le ragioni di tale scelta, ben consapevole, comunque, che lui e i suoi – assieme ad altri consiglieri non esattamente organici alla maggioranza – partecipando al voto hanno reso più semplice il varo di un bilancio che altrimenti rischiava di arenarsi come per la seduta di Santo Stefano.
Sono state così le sabbie mobili del Consiglio comunale lo scenario della marcia «a tappe» verso un’approvazione «non rinviabile», come sottolineato dalla giunta, per salvare i precari e, soprattutto, le proroghe dei contratti per i dirigenti a tempo dell’ente. Oggi al Viminale la Commissione per la stabilità finanziaria degli Enti locali (Cosfel), durante la sua ultima seduta del 2017, potrà esaminare il bilancio catanese. Per l’assessore al bilancio Salvo Andò le difficoltà sono state solo di natura tecnica: «Le novità di legge sull’armonizzazione dei bilanci hanno costretto gli uffici a un grande sforzo – ha ribadito, fra le altre cose, richiamando anche le recenti difficoltà di città come Roma e Torino in analoghe circostanze -. Ciò non toglie che i rilievi dei revisori hanno avuto rilevanza tecnica e che il valore della delibera consiliare è solo conoscitivo».
A riportare sul piano politico il dibattito ci hanno pensato gli oppositori. Notarbartolo – con anche qualche scambio frizzante di battute con il presidente della commissione Bilancio Vincenzo Parisi di Grande Catania – ha firmato gli interventi più corposi e approfonditi, ricordando fra l’altro che «questo bilancio certifica come nel solo 2016 si sia bruciato il 15 per cento della ricchezza patrimoniale del Comune». Messina, dal canto suo, ha parlato invece di «revisori remissivi», prefigurando l’intervento della Corte dei conti su bilanci che sarebbero «falsati come da quattro anni e mezzo a questa parte».
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