«Anche per l’esercizio 2015 non risulta esaustivamente sviluppato un aspetto della gestione dell’ente: ci si riferisce a un tema che in parte investe anche le competenze tecnico-specifiche del Collegio dei revisori e tutt’altro che secondario; esso attiene alla qualità dei servizi resi in rapporto alle risorse impiegate». In pratica: bene i conti delle partecipate, ma i sacrifici compiuti perché i bilanci quadrassero corrispondono anche all’effettiva garanzia di un servizio efficiente? L’organo di revisione, dopo le dovute verifiche ha dato parere positivo all’esercizio finanziario del Comune di Palermo relativo all’anno 2015, ma non mancano le perplessità e gli appunti nei confronti dell’amministrazione. E ancora una volta il nodo è rappresentato dalle società a partecipazione comunale.
Un rendiconto frutto di un anno non semplice per il sindaco Leoluca Orlando e i suoi, ma tutto sommato positivo nei numeri. Da una parte ci sono le note dolenti: il debito medio per abitante è cresciuto del 2,93 per cento rispetto al 2014 arrivando a quota 466,11 euro, i debiti fuori bilancio sono aumentati di quasi quattro milioni, e le sanzioni per violazioni del codice stradale – che hanno registrato uno spaventoso aumento passando dai quasi 30 milioni del 2014 agli oltre 65 milioni del 2015 – hanno portato nelle casse di Palazzo delle Aquile addirittura un milione e 300mila euro in meno rispetto all’anno precedente. Dall’altra quelle positive: a fronte di un ingresso in costante decrescita di finanziamenti da parte di governo nazionale e Regione – in tutto circa 5,2 milioni in meno – si è registrato un positivo «andamento crescente da proventi dei servizi pubblici e un aumento dei proventi diversi rispetto all’esercizio precedente».
Nella relazione che l’organo di revisione presieduto da Cosimo Aiello ha redatto, tuttavia, l’accento è più volte posto sulla situazione delle aziende a partecipazione comunale. Sebbene infatti nella documentazione fornita dal Comune i valori relativi all’esercizio delle partecipate presentino quasi tutti variazioni positive – non sono cioè in passivo -, il collegio non ha potuto svolgere alcuna attività di controllo sui conti di diverse aziende, tra cui Gesap e Amat per la «assenza di progetti o bilanci chiusi al 31 dicembre 2015». Alla luce di ciò la raccomandazione di predisporre «un adeguato sistema informativo sia contabile che extra contabile che consenta all’ente di disporre di tutte le informazioni concernenti le situazioni finanziarie, contabili, gestionali, non ché la qualità dei servizi prestati».
Una mancanza di controllo che, unita al ritardo nella predisposizione dei bilanci delle singole aziende, rende impossibile ogni verifica per il Collegio dei revisori, che denuncia anche di non essere in possesso delle informazioni necessarie per «la verifica della corretta applicazione degli organismi partecipati della limitazione alla composizione degli organi e dei relativi compensi». E un sistema che consenta di controllare meglio l’operato delle partecipate è raccomandato dal Collegio anche per riequilibrare la situazione dei crediti e dei debiti tra Comune e società, che da tempo rappresenta uno dei principali noi da sciogliere per l’amministrazione, quanto meno dal punto di vista contabile.
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