Bike tour dell’antimafia alla scoperta di luoghi simbolo «Oltre ai turisti, i siciliani curiosi della propria storia»

Dodici chilometri in bicicletta, tra centro e periferia per riscoprire la storia della mafia e dell’antimafia
palermitana
. Il centro storico, il lungomare, via D’Amelio, l’albero Falcone, via Vittorio Alfieri. Dieci
tappe simboliche
in tre ore di pedalata. È l’idea di Addiopizzo Travel che, ogni domenica
mattina, accompagna con le sue guide turisti e palermitani nell’antimafia bike tour. «Nasce con l’esigenza di raccontare una città
che negli ultimi 30 anni è cambiata e sta continuando a cambiare», racconta a MeridioNews Edoardo Zaffuto, autore del percorso che, noleggio del mezzo compreso, ha un costo di 39 euro.

Un mutamento, sottolinea il tour
operator di Addiopizzo, «che non si limita soltanto all’antimafia e alla diffusione di una cultura antimafia,
ma che è visibile anche fisicamente nell’evoluzione urbanistica di recupero del centro storico, delle
periferie, nel recupero del mare», spiega Zaffuto. Focus del racconto sono tre figure che del cambiamento sono state
protagoniste con la propria vita: Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e Libero Grassi.
Si parte dalla Discesa dei Giudici, dal punto noleggio social bike. «Ci appoggiamo a questa attività – dice l’organizzatore – perché fa parte del circuito di Addiopizzo. Scegliere di fare affidamento su un
imprenditore che non paga il pizzo
è una scelta di consumo critica». 

Nel corso del tour è prevista anche
un’altra sosta, sul finale, in una gelateria pizzo-free. Sempre nell’ottica di sostenere chi ha scelto di dire no.
Allacciati i caschetti e attraversato il quartiere Kalza, arriva la prima sosta a piazza Magione per parlare di Addiopizzo. «Questa piazza rappresenta il punto focale delle attività sociali – spiega Zaffuto – In questo luogo si concentrano tutte le nostre attività di strada con i bambini e i ragazzi del
quartiere. C’è anche un’area giochi che abbiamo realizzato insieme attraverso un progetto di
crowdfunding». Poi si torna in sella per pedalare fino al lungomare. Sosta al Foro Italico e poi alla Cala,
davanti al murales di Rosk e Loste, raffigurante i due giudici nel celebre scatto di Tony Gentile

«Certe volte – racconta il tour operator – ci ritroviamo davanti turisti che non conoscono bene la storia o
magari anche famiglie che hanno piacere che qualcuno racconti ai loro figli chi fossero Falcone e
Borsellino
». Quarta tappa: piazza tredici vittime. «Il monumento ai caduti nella lotta contro la mafia – sottolinea – per tanti anni è stato l’unico monumento dedicato alle vittime di mafia, anche se non ha
mai entusiasmato più di tanto il palermitano per via della sua freddezza artistica».
Il vero simbolo della lotta alla mafia, sorgerà poi spontaneamente, all’indomani del 23 maggio 1992: «La gente
sceglierà un albero
, un elemento vivo come vero monumento della
memoria». Percorrendo la pista ciclabile, l’antimafia bike tour arriva alla sua quinta tappa: il carcere
Ucciardone
. Qui il racconto di come dal Grand Hotel Ucciardone, il nome con cui veniva chiamato il
carcere negli anni ’80 dagli affiliati di Cosa nostra, si passerà al Maxiprocesso e alla costruzione
dell’aula Bunker. «Questo carcere, fino agli anni ottanta – spiega il tour operator – era un luogo dove i
mafiosi passavano un periodo di detenzione molto breve e tutto sommato privilegiato. Dopo il ’92 il
regime carcerario si inasprisce e, con il carcere duro, finisce l’epoca del Grande Hotel Ucciardone». 

Poi, i luoghi delle stragi: via D’Amelio, via Vittorio Alfieri e via Notarbartolo. Per ricordare, insieme ai
giudici uccisi, anche la figura di Libero Grassi. «Per noi di Addiopizzo è una figura molto importante – spiega Zaffuto – rappresenta il modello di quello che poi, molti anni dopo la sua uccisione, è stato il
movimento di Addiopizzo: il dire no al pizzo portato avanti da una collettività e non più da un uomo
solo». Pausa gelato e ritorno verso il centro da via Libertà, protagonista del Sacco di Palermo, una delle più
grandi speculazioni edilizie che ha interessato il capoluogo siciliano, frutto della connivenza tra mafia,
amministrazione e imprenditoria
.

Maria Vera Genchi

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