Bike sharing porto, così va in fumo un investimento «Bici elettriche? Sono in deposito, ormai rovinate»

«Non possiamo indicare date precise, ma è un progetto assolutamente praticabile in un orizzonte temporale di sette mesi». Salvo Pogliese, sindaco del Comune di Catania, la questione sul bike sharing elettrico dal porto di Catania la chiuderebbe così. Con l’ennesimo rinvio. A distanza di cinque anni dall’annuncio di Cosimo Indaco, ex commissario all’Autorità portuale, delle biciclette elettriche non c’è ancora traccia. Cosa è rimasto? Cinque colonnine di ricarica distribuite tra piazza Borsellino, spiaggia libera numero 1 della Playa e il molo di arrivo delle navi da crociera.

L’avvio del progetto risale al lontano 28 ottobre 2014 quando, nell’ambito dei finanziamenti Port pvev (programma operativo Italia-Malta 2007-2013), l’Autorità portuale aggiudica la gara d’appalto per un investimento pari a 250mila euro. Soldi già stanziati e utilizzati per l’acquisto delle biciclette. Da quel momento in poi, però, gli annunci continuano a susseguirsiprima Natalepoi l’estate successivapoi quella dopo ancora. Ad aggravare il quadro l’inchiesta che ha coinvolto il presidente dell’Autorità portuale Andrea Annunziata, indagato per peculato, e che ha portato alla sospensione dal servizio dell’avvocato partenopeo per nove mesi. «Annunziata – sostiene il sindaco – era sensibile al tema ma ora che il ministero ha nominato il commissario, dovremo riprendere il percorso già avviato».

Ad occuparsi della gestione del servizio, secondo i propositi della passata amministrazione guidata da Enzo Bianco, avrebbe dovuto essere l’Amt, l’azienda metropolitana trasporti. «Ho chiesto lumi al presidente Giacomo Bellavia – aveva detto il primo cittadino alla nostra testata lo scorso aprile – Attendo la relazione». Circostanza, questa, confermata dallo stesso Bellavia. «Abbiamo fatto diversi incontri con il sindaco e l’assessore alla Mobilità Giuseppe Arcidiacono – spiega Bellavia -, ma al momento il Comune non ha affidato nessun incarico». Ma che fine hanno fatto le biciclette elettriche? «Confermo che circa 60 biciclette si trovano nei nostri depositi – sostiene Bellavia -, ma ormai sono inutilizzabili». E così l’investimento è definitivamente andato in fumo.

Per il resto Bellavia non esclude che nel nuovo contratto di servizio – approvato dalla giunta lo scorso 30 settembre e prossimo al vaglio del Consiglio comunale – siano previste altre ipotesi di mobilità alternativa che «l’Amt potrà esercitare direttamente o tramite affidamento a società esterne». Tra queste c’è l’implementazione dei monopattini elettrici prevista dal decreto Toninelli, ex ministro dei Trasporti nel governo gialloverde, il servizio di bike sharing e l’installazione di 50 autovetture «prevalentemente elettriche» e funzionali all’avvio del servizio di car sharing. «Sarebbe bello – conclude il presidente Amt – che ce ne occupassimo noi, ma passerà ancora tempo: auspico che il contratto di servizio possa essere operativo entro la fine dell’anno». 

Gabriele Patti

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