Biblioteca centrale, un patrimonio che rischia di perdersi «Iniziati lavori di ripristino, manca un tecnico per seguirli»

«In quanti lavorate qui dentro?» chiede il senatore a 5stelle Mario Giarrusso. «Siamo in 140» è la risposta di Carlo Pastena, direttore della Biblioteca centrale della Regione siciliana. «E cosa fate in attesa che lo spazio venga ristrutturato?» incalza il politico pentastellato. «Niente» risponde il funzionario pubblico. L’irredimibile Palermo è tutta qui, in questo scambio di battute avvenuto ieri durante la visita ispettiva a firma M5s – oltre a Giarrusso era presente il deputato all’Ars Sergio Tancredi – alla biblioteca che, danneggiata da un incendio nel febbraio 2015, è ancora in attesa della riapertura. Lo scorso mese hanno preso l’avvio i lavori di ripristino delle condizioni di sicurezza e gli interventi di restauro. Cantieri da un milione di euro di fondi comunitari. «I lavori avranno la durata di circa sette mesi» si legge in una nota diffusa a settembre sul sito della struttura pubblica. E la chiave sta tutta in quella parola sibillina: circa. Perché si è ancora in attesa degli adeguamenti antincendio. «Alla Soprintendenza non hanno un tecnico impiantistico – denuncia Pastena -. Ma se entro il 31 dicembre non si trova una figura ad hoc si rischia di perdere 600 mila euro».

Il fascino di uno spazio culturale imponente per dimensioni e potenzialità potrebbe insomma sgretolarsi. All’interno della Biblioteca sono presenti un milione di volumi, inseriti in 20 chilometri di scaffalature e catalogati dal 1989 nell’indice informatizzato Sbn, vale a dire l’anagrafe dei testi delle librerie italiane. Qui trovano posto, tra enormi sale stracolme di testi e spesso abbellite da stupendi affreschi, anche manoscritti del ‘200. Il personale che vi lavora è spesso altamente specializzato. «Tra le eccellenze di questa struttura che meriterebbe ben altra sorte – segnala il deputato Tancredi – anche un attrezzato laboratorio di restauro, unico per caratteristiche tecniche, nel mezzogiorno d’Italia». Prima della chiusura la media di visitatori si aggirava intorno a 600 persone al giorno e 120 mila accessi all’anno.

Eppure un patrimonio culturale inestimabile viene valutato poco esiguo dal punto di vista economico. «Anche dall’assessorato regionale ai Beni culturali – dice Pastena – ci rimproverano di non fare soldi. Ma che dovremmo fare? Chiedere un biglietto d’ingresso, che tra l’altro è pure vietato dalla legge? La verità è che qui non c’è spazio per una politica biblioeconomica, che è una scienza precisa». Una beffa ancora più’ amara se si pensa che la biblioteca regionale è sparita persino dagli attrattori culturali, così da non poter accedere ai fondi europei Por Fesr 2014/2020. Ed è stata dimenticata anche dal recente Patto per la Sicilia firmato ad Agrigento dal governo Renzi. Giarrusso però non ci sta. «In realtà gli studiosi e gli studenti che qui accorrono alimentano tutta un’economia dell’indotto – dice -. E’ grave l’assenza di sinergia tra istituzioni ed enti pubblici». Col risultato che a scontare questo gap sono i lettori. L’elenco delle mancanze all’interno della biblioteca, da parte del direttore Pastena, è corposo tanto quanto i punti di forza. «Da tre anni non acquistiamo più’ volumi né giornali – dice il dirigente -. Non c’è una sala lettura apposita per chi consulta testi che si porta da casa. Già nel 1977 i miei predecessori si lamentavano degli spazi angusti, che poi sono rimasti quelli di inizi Novecento. Inoltre riceviamo continue richieste di consultazione da parte degli stranieri ma non possiamo soddisfare neanche quelle. Ho chiesto ultimamente soldi almeno per una pulizia straordinaria dei locali, e non li ho ancora ottenuti». Durante il sopralluogo a 5stelle, poi, ci si accorge che da alcune parti il tetto gocciola, che l’emeroteca scoppia di giornali. Rimane l’orgoglio di essere «un punto di riferimento a livello scientifico». Ma non, evidentemente, a livello politico. 

Andrea Turco

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