Le prese elettriche tappate con il nastro adesivo da imballaggio, «perché così vuole l’amministrazione». Niente carta igienica e il sapone, nei bagni, lo comprano gli utenti che la frequentano. La sede di via Spagnolo 17 della biblioteca comunale Vincenzo Bellini di Catania è, per molti aspetti, un’isola felice: è frequentatissima, per lo più da universitari, e il passaparola la riempie ogni giorno di più. Si è diffusa la voce che è bello studiare in mezzo ai libri e la posizione – in una traversa di via Etnea, a pochi passi dalla fermata Borgo della metropolitana – ne aiuta il successo. A completare il quadro, un ampio cortile alberato. «Eppure, nonostante tutte queste note positive, nessuno fa niente affinché chi ci va tutti i giorni possa essere incentivato ad andarci». Cesare Rubino, per esempio, ha 27 anni e si è appena specializzato in Finanza aziendale. Alla Vincenzo Bellini è uno degli utenti più attivi ed è lui che ha raccolto le 211 firme della petizione consegnata e protocollata a Palazzo degli elefanti: «Alla biblioteca comunale, partendo dal grado zero dei servizi, sono riusciti perfino a peggiorare la situazione», racconta Rubino.
«Io ho cominciato a frequentarla intorno a settembre, ottobre 2013», ricorda il giovane. Appena un anno e mezzo fa, nelle ampie sale della biblioteca comunale, gli utenti erano, secondo i suoi ricordi, la metà di quelli di oggi. «Adesso, quotidianamente sono almeno un centinaio le persone che passano dalla Vincenzo Bellini: un successo insperato per qualunque amministrazione, figurarsi a Catania», dice il 27enne. I frequentatori abituali sarebbero «al 90 per cento studenti, poi qualcuno un po’ più grande che viene a usarla come sala di lettura». Un ambiente eterogeneo che si divide per lo più nelle due sale principali: «Ce n’è anche un’altra, al piano di sopra, ma non è aperta. Sembra per mancanza di personale, ma tutti i giorni in biblioteca ci sono 12 dipendenti comunali, sette al mattino e cinque al pomeriggio, fino all’orario di chiusura, le 19.15». Assieme al piano superiore inaccessibile, i giovani utenti della biblioteca Vincenzo Bellini hanno un lungo elenco di lamentele: «Il sapone nei bagni lo prendiamo noi. Quando qualcuno è al supermercato e si ricorda, lo compra». La carta igienica non c’è e neanche le salviette per asciugarsi le mani. E, sembra, a mancare sono anche le risorse energetiche: «Fino a qualche tempo fa, portavamo i nostri portatili e li usavamo, attaccandoli alle prese elettriche. Prima ce l’hanno vietato, poi le hanno coperte con lo scotch. In un primo momento ci hanno detto che era per motivi di sicurezza, poi hanno cambiato versione: pare che i nostri computer consumassero troppa energia».
Per raccontare questi disagi, Cesare Rubino e altri quattro tra i frequentatori più attivi hanno iniziato a raccogliere delle firme da presentare al primo cittadino Enzo Bianco. «Sono andato all’assessorato alla Cultura per informarmi su cosa si dovesse fare per dare la petizione e lì mi hanno risposto, infastiditi: “Manco qui abbiamo il sapone”». Il personale di palazzo Platamone, poi, per sottolineare il buon funzionamento della biblioteca avrebbe continuato: «La segretaria mi ha detto: “Voi vi potete portare i vostri libri, alla biblioteca vaticana non si può“», ride il giovane. «Noi sappiamo che la raccolta firme non cambierà niente – conclude, sconsolato, Rubino – Ma ci abbiamo provato lo stesso. Vorremmo solo postazioni di ricarica, una rete wifi aperta e magari il sapone nei bagni. È troppo per un posto che dovrebbe essere un vanto per tutto il Comune?».
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