Bianco in Consiglio, i 45 minuti della sua relazione «Abbiamo seminato bene, la città sarà un giardino»

«La prossima settimana approverò in giunta il bilancio di previsione, poi il regolamento sui dehors. E quest’ultimo lo presentiamo con un parere largamente positivo degli organi competenti e della soprintendenza. Per non parlare dello sviluppo che porterà il piano generale del centro storico. Ci attende un anno di grande lavoro, grazie all’azione di semina abbiamo portato avanti». Sono le promesse del sindaco Enzo Bianco nel corso della sua relazione al Consiglio comunale di Catania. Un intervento che sarebbe dovuto durare 45 minuti, ma che si è concluso «con venti secondi di anticipo, perché la puntualità è una qualità della quale mi sono sempre pregiato».

A Palazzo degli elefanti si respira l’aria delle grandi occasioni. Gli assessori sono tutti presenti in aula, seduti sulle poltrone ci sono i dirigenti, gli scranni degli eletti al senato cittadino sono quasi completamente pieni. Ma soprattutto c’è il pubblico: semplici cittadini e associazioni che affollano l’aula consiliare, per sentire l’intervento del primo cittadino, richiesto da 26 consiglieri guidati da Sebastiano Arcidiacono e Tuccio Tringale. «Sarebbe facile fare un elenco di progetti realizzati, ma non è quello che mi preme in questa sede», sostiene Bianco. Coi suoi 22 fogli in mano, il primo cittadino ripercorre i suoi successi. In una versione argomentata delle cose fatte dall’inizio del suo mandato.

«L’unica tratta della metropolitana attiva era stata inaugurata nel corso di un mio precedente mandato da sindaco – ricorda – L’abbiamo portata in piazza Stesicoro, la porteremo fino a Nesima. Abbiamo portato a compimento percorsi già avviati: il sindaco Raffaele Stancanelli, devo dargliene atto, si è fermamente opposto al progetto di sventramento del centro storico dovuto all’alta velocità proposta da Ferrovie dello Stato. E adesso quell’idea è definitivamente tramontata».

Nel discorso ci sono poi progetti impopolari portati avanti anche contro il parere di ampie porzioni della cittadinanza, come «il lungomare liberato, osteggiato dai commercianti e poi rivelatosi grande successo». «La raccolta differenziata avviata al villaggio Santa Maria Goretti, che ha subito raggiunto percentuali importanti – sostiene Bianco – E la sperimentazione del porta a porta in una porzione del centro gestita dal Comune di Catania, che rafforzeremo con la nuova gara d’appalto». Spazio ai visitatori che hanno varcato le soglie del Castello Ursino. «Centomila nel 2016?», chiede all’assessore alla Cultura Orazio Licandro, seduto alla sua sinistra, dopo il vicesindaco Marco Consoli. «Anche nel 2015», interviene Licandro.

«Un’attenzione particolare vorrei dedicare al parco Madre Teresa di Calcutta, rifiorito a nuova vita dopo che abbiamo scelto di affidarlo a un’associazione», ricorda Bianco, mentre parte della sua maggioranza annuisce. Poi le infrastrutture, i cantieri di servizio, Corso dei Martiri. «Una città che è una giungla e che deve diventare un giardino», in cui aumenteranno i posti di lavoro, che avrà una nuova pianificazione urbanistica grazie anche alle varianti – come quella del centro storico – «approvate a larghissima maggioranza». 

Tutti passaggi che dovrebbero portare il capoluogo etneo a diventare quella città immaginata dall’imperatore Adriano – nel racconto della scrittrice Marguerite Yourcenair – e a cui il sindaco Enzo Bianco aspira. Tanto da citarla oggi e al momento del suo insediamento: «Uno schema, una costruzione umana, monotona se si vuole, ma così come sono monotone le arnie colme di miele; un luogo di contatti e scambi, dove i contadini vanno a vendere i loro prodotti o si attardano stupefatti a contemplare le pitture ai un porticato (…). È bello lo spettacolo d’una via lastricata, d’un tempio dedicato a un dio qualsiasi, di bagni pubblici, il banco del pasticcere o del sandalaio, fors’anche una libreria, un’insegna di medico, un teatro nel quale di tanto si recita una commedia di Terenzio».

Mattia S. Gangi

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