«Avremo l’istituto onnicomprensivo a Librino. Non sette come strumentalmente è stato scritto da alcuni, ma due o tre, che verranno pianificati con criteri obiettivi. Il commissario della provincia è già al lavoro». Con queste parole il sindaco di Catania Enzo Bianco mette la parola fine alle polemiche scatenatesi nell’ultima settimana attorno alla possibilità di creare degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado nel quartiere di Librino e in generale in tutta la sesta circoscrizione, l’unica priva di qualunque scuola superiore. Dall’anno prossimo si avranno quindi i corsi per chi, finita la scuola media, vorrà proseguire gli studi all’interno di alcuni istituti comprensivi già presenti sul territorio.
«Quello che ho trovato stupefacente – afferma il sindaco – è che siano state scritte parole come “La scuola è un diritto, ma non deve essere sotto casa”. Quindi al viale Vittorio Veneto i ragazzi hanno diritto ad avere la scuola vicina e a Librino no?», commenta il sindaco riferendosi alla lettera scritta dalla dirigente scolastica Daniela Vetri dell’istituto Archimede di viale Regina Margherita – contraria alle scuole superiori a Librino – e diffusa agli organi di stampa dal sindacato Uil sezione scuola. «Qui si mette in discussione una scelta della città, che non ha nulla a che fare con scelte di dirigenti e corporazioni. Per questo oggi, vigilia di Sant’Agata, sono presenti qui i vertici delle forze dell’ordine, l’amministrazione comunale e i consiglieri per dare un segno che i problemi di Librino sono di tutta la città», continua il primo cittadino nel salone dell’istituto Angelo Musco.
La scuola, dove questa mattina si è tenuto l’incontro organizzato dalla preside Cristina Cascio, che è anche direttrice dell’osservatorio d’area Librino sulla dispersione, si trova al confine tra il villaggi Sant’Agata e Zia Lisa. A pochi metri di distanza si trova la casa della famiglia di Francesco D’Arrigo, il diciottenne ucciso da un poliziotto in tangenziale lo scorso 27 gennaio mentre tentava una rapina a un distributore. «A noi, che conosciamo i ragazzi del quartiere, fa male sapere che le intelligenze si perdono – spiega Cascio -, e l’esperienza ci insegna che se la percentuale di frequenza alla scuola secondaria di primo grado è al massimo livello in città, questa scende drasticamente dopo. I ragazzi insomma non vanno nelle scuole lontane volontariamente, ma perché manca l’alternativa».
Le parole della dirigente Cascio sono subito supportate da quelle del sindaco: «La devianza minorile è il primo problema in città, non solo di Librino». Mentre Valentina Scialfa, assessora alla Scuola del Comune di Catania, fa una ipotesi sui tempi. «Potremmo arrivare ad avere un istituto onnicomprensivo già dall’anno scolastico 2015-2016 – dice -. Noi abbiamo già mandato tutta la documentazione. Adesso sta agli organi competenti». Ovvero provincia, ufficio scolastico provinciale e regionale, Regione siciliana e ministero dell’Istruzione.
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