Biancavilla, ultime battute del processo Onda d’urto Attesa tra quattro giorni sentenza del rito abbreviato

Si avvia a conclusione il processo con rito abbreviato a carico di sette presunti estorsori che avrebbero agito ai danni di due agenzie di pompe funebri di Biancavilla. I setti sono stati arrestati nel corso delle operazioni antimafia Onda d’urto, scattata nel dicembre del 2016, e Reset, che risale allo scorso mese di aprile, entrambe condotte dai carabinieri di Paternò. Nell’ultima udienza, svolta dinanzi alla gup Giuliana Sammartino, spazio agli avvocati degli imputati con le loro arringhe difensive, che fungono da contraltare alle richieste di condanna avanzate qualche settimana fa dal sostituto procuratore Andrea Bonomo

La pena più alta è stata richiesta per Alfio Monforte: 9 anni e 4 mesi di carcere. Anche per il figlio Vincenzo è stata chiesta una condanna di peso: 7 anni e 4 mesi di reclusione. Le altre richieste riguardano Vincenzo Panebianco (6 anni e 8 mesi), Gregorio Gangi (6 anni), Carmelo Vercoco (6 anni), Fabio Amoroso (5 anni) e Alfio Muscia (4 anni). 

In udienza Vincenzo Monforte ha fatto dichiarazioni spontanee, provando a respingere ogni addebito e negando di avere avuto un «ruolo di vertice nel gruppo criminale, essendo da anni trapiantato a Reggio Emilia». La difesa ha poi cercato di evidenziare una presunta inattendibilità dei titolari delle pompe funebri. La sentenza è prevista per lunedì 23 ottobre

Per quanto riguarda gli altri imputati, per nove è in corso il giudizio con rito ordinario, mentre per altri tre si attende a dicembre la decisione sul possibile rinvio a giudizio. L’operazione Onda d’urto fece emergere il presunto calvario dell’imprenditore vittima dell’estorsione. In meno di cinque anni il titolare dell’agenzia funebre, avrebbe versato alla malavita locale circa 100 mila euro. L’imprenditore sarebbe stato obbligato a versare il 50 per cento degli utili derivanti da ogni singolo funerale che l’agenzia espletava a Biancavilla. 

Secondo le indagini dei carabinieri, la presunta vittima sarebbe stata taglieggiata da più gruppi locali (gli Amoroso, i Maglia e i Merlo) eredi dello stesso clan Mazzaglia-Toscano-Tomasello, considerato articolazione della famiglia catanese Santapaola-Ercolano. Nel corso dell’operazione Reset i militari arrestarono altri soggetti che avrebbero taglieggiato il proprietario di una seconda agenzia di pompe funebri, parente dell’imprenditore che fece scattare Onda d’urto

Salvatore Caruso

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