Un leggero sconto di pena in appello per AlbertoGravagna, Angelo Girasole e Alfio Petralia. I tre sono imputati per estorsione nel processo scaturito dell’inchiesta antimafia Reset, scattata nell’aprile del 2017, che ha consentito di fare luce sulle continue estorsioni subite dal titolare di una agenzia di pompe funebri di Biancavilla.
I giudici della terza sezione penale della corte d’Appello di Catania hanno riformato la sentenza di primo grado, che era stata impugnata sia dall’accusa che dalla difesa, e hanno rideterminato le pene. Gravagna e Girasole sono stati condannati a sette anni di reclusione e 2.100 euro di multa, per Petralia invece la condanna è a cinque anni di carcere e 1.200 euro di multa. Per quest’ultimo, inoltre, è stata confermata l’assoluzione per il reato di illecita concorrenza.
Per capire quale sia stata la valutazione della corte d’Appello bisognerà attendere le motivazioni della sentenza che saranno depositate tra novanta giorni. Nel novembre del 2018, in primo grado per tutti e tre le condanne erano state più severe: Gravagna e Girasole erano stati condannati a otto anni di carcere e 3.000 euro di multa, mentre a Petralia erano stati inflitti sette anni e sei mesi di reclusione e una multa di 2.500 euro.
Intanto alle parti civili – il titolare dell’impresa funebre, il Comune di Biancavilla e l’associazione antiracket e antiusura Libera Impresa – sono stati riconosciuti dei risarcimenti. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Salvatore Liotta, Carmelo Terranova e Francesco Messina. Non si esclude un possibile ricorso da parte dei legali degli imputati alla Cassazione.
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