Il terremoto fa emergere crepe nel tempo, oltre che nello spazio. Per questo capita che a Biancavilla qualcuno – per fortuna non l’intera popolazione – torni a parlare di concetti medioevali. Tutta colpa di terremoti e condizioni meteorologiche proibitive, che hanno costretto l’edizione 2018 dei festeggiamenti per il patrono San Placido a non svolgersi come di consueto. Così nel Comune etneo parecchi tra cittadini e devoti hanno voluto immaginare l’azione negativa di qualche forza sovrannaturale. Ma padre Pino Salerno, parroco della chiesa Madre, condanna le superstizioni: «Credo che dopo la paura, adesso, ci sia una grande voglia di ripresa – dice a MeridioNews – Ci sono persone che approfittano della buona fede e del momento di panico per fare passare visioni apocalittiche».
«Gli eventi calamitosi – spiega ancora il prelato – scoperchiano un substrato culturale molto basso, che torna indietro fino al Medioevo». Un po’ come accade quando ci si rivolge a «cartomanti e maghi». «Terremoti e calamità sono eventi naturali e, per questo, bisogna essere pronti e preparati», aggiunge padre Salerno. Rimandando quindi al mittente ogni riferimento più o meno sacro che è stato accostato all’ultimo periodo: tra i cittadini qualcuno ha filmato presunte apparizioni della Madonna, qualche altro cittadino ha sottolineato i danni subiti dalle chiese e la caduta dei crocifissi dalle pareti. Tutti simboli, in base alla vulgata più popolare, di qualcosa di demoniaco. «Questo ritorno al passato va debellato, corretto con una sana evangelizzazione».
A Biancavilla, intanto, è stata inaugurata ieri una stele con l’effige di San Placido, nei pressi della rotatoria di viale dei Fiori. All’inaugurazione c’erano il sindaco Antonio Bonanno, alcuni assessori e diverse scolaresche. E proprio sotto al rilievo marmoreo una targa ringrazia il patrono per la protezione offerta alla città in occasione del sisma del 6 ottobre. «Sentire tremare la terra, in piena notte, ha scioccato tutti – conclude don Pino Salerno – Oggi abbiamo il dovere di prendere coscienza e capire come costruire la prevenzione. Non siamo abituati alle evacuazioni e all’intervento della protezione civile, non sappiamo dove dirigerci, come comportarci e a chi rivolgerci. C’è un difetto di comunicazione». In mezzo al quale si mette anche la superstizione: «Che serve solo a deprimere le persone».
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