Biancavilla, battaglia contro gli impianti di bio-gas «Il nostro territorio non va deturpato, va protetto»

Prosegue la battaglia del sindaco di Biancavilla Antonio Bonanno, ma anche del comitato cittadino, in merito alla vicenda Piano Rinazze, area agricola dov’è prevista l’installazione di due impianti di bio-metano ricavato dalla lavorazione dei rifiuti. Una battaglia che ha ripreso vigore, nelle ultime settimane, dopo che dalla commissione dell’assessorato Territorio e ambiente è arrivato il via libera alla Valutazione d’impatto ambientale sul progetto della Ch4 Energy, una delle due società interessate alla realizzazione dell’impianto. «Quest’ultimo (come dichiarato dai rappresentanti della società al Giornale di Sicilia, ndr) permetterà di smaltire solo la parte umida dei rifiuti, il cosiddetto organico, attraverso un procedimento anaerobico cioè non inquinante perché a zero emissione»

L’impianto sarebbe «medio- piccolo» ma permetterebbe di smaltire «60mila tonnellate all’anno di rifiuti a un prezzo che vale quasi la metà di quello praticato dalle discariche». Secondo le previsioni nell’impianto di Piano Rinazze andrebbero a smaltire l’intera provincia di Catania nonché una tra Ragusa e Siracusa. Dagli scarti di produzione si «realizzerebbe un compost da utilizzare come fertilizzante». Resta, invece, in sospeso il progetto dell’altra società, la Greenex (con la partecipazione anche di investitori di Biancavilla e del comprensorio), previsto a poche centinaia di metri dall’altro e che gli ambientalisti lo ritengono più aggressivo, soprattutto per il territorio perché la struttura prevede un processo di«multi combustione». 

Il sindaco Bonanno per ribadire il proprio no sulla presenza dell’impianto in territorio biancavillese ha presentato dapprima ricorso al Tar contro il Decreto di compatibilità ambientale relativo all’installazione dei due impianti di beo-metano: «Si tratta di un impegno che condividiamo assieme al Comitato e alle aziende di Piano Rinazze – aveva detto a caldo il sindaco Bonanno -. Siamo dalla parte dei nostri imprenditori, dei nostri commercianti, della nostra gente, del nostro territorio che va protetto e rilanciato: e non deturpato. Non è una questione di campanilismo ma di buon senso». Successivamente per ben due volte, questa settimana, si è recato nelle sedi istituzionali del capoluogo siciliano. La prima per partecipare a una conferenza dei servizi, alla quale erano presenti i rappresentanti di una delle due ditte interessate. I dirigenti dell’assessorato regionale all’Energia hanno rinviato qualsiasi conclusione a dopo lo studio del ricorso al Tar che il Comune etneo ha presentato sulla vicenda; Bonanno è tornato a Palermo qualche giorno dopo per una audizione alla Commissione Ambiente all’Ars: «Ringrazio anzitutto la presidente della Commissione, Giusy Savarino, per la celerità con la quale ha voluto ricevermi – dice Bonanno -. Ho illustrato in audizione i motivi della nostra battaglia. Abbiamo ribadito la nostra contrarietà all’installazione degli impianti: e non sulla bontà delle nuove tecnologie bensì sull’averli previsti in un sito che ospita marchi Dop, con la relativa produzione, delle nostre eccellenze agricole. Noi continuiamo ad andare avanti e attendiamo anche il responso del Tar».

Da quanto si apprende dall’ufficio stampa del comune biancavillese l’incontro all’Ars ha registrato «numerosi interventi a favore della posizione tenuta dall’amministrazione comunale». Dall’audizione è emersa la volontà di indicare un indirizzo specifico che vada nella direzione di proporre una specifica risoluzione per quegli impianti in itinere e che non sono previsti nel prossimo Piano rifiuti regionale: così come nel caso di Piano Rinazze. Il sindaco Bonanno in Commissione è stato accompagnato dall’assessore Alfio Stissi, dagli imprenditori – e componenti del Comitato Rinazze – Giovanni Crispi e Salvatore Rapisarda, dai rappresentanti dell’Irssat (Istituto di Ricerca, Sviluppo e Sperimentazione su Ambiente e Territorio). Sempre la Ch4 Energy ha presentato un altro progetto, simile a quello di Biancavilla, a Marsala in provincia di Trapani. Il progetto per l’impianto marsalese avrebbe ottenuto pareri favorevoli, ad eccezione, quello dell’assessorato regionale all’Energia. I due impianti costerebbero complessivamente 18 milioni di euro, tutti soldi dei privati.

Salvatore Caruso

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