ROMA
di Politicus
Nelle ultime settimane Silvio Berlusconi ha più volte ripetuto che non ha più alcuna intenzione di ricandidarsi alla guida dellItalia. Ma le cose stanno proprio così?
Di sicuro cè che sta cercando in tutti i modi di frenare Angelino Alfano. Non siamo ancora alla scomunica. Ma è chiaro che, al Cavaliere, la candidatura dellattuale coordinatore nazionale del Pdl a premier non va giù. Lo osteggia, sempre più apertamente, perché, sotto sotto, vuole tornare a candidarsi (ma con quali speranze se, ormai, nel Paese, sono in tanti a considerarlo acqua passata?), o perché ha pronto un altro nome?
Un fatto è certo: Alfano ormai va per proprio conto. Appoggiato a spada tratta da quella parte del Pdl che proviene da Alleanza nazionale (Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa in testa). E anche da una parte del Pdl.
(sopra, a sinistra, Angelino Alfano e Silvio Berlusconi: foto tratta da ilfattoquotidiano.it)
La notizia è che, oggi, tranne rare eccezioni, quello che resta del Pdl siciliano dopo le varie scissioni, le polemiche e, perché no?, anche dopo le sconfitte è tutto con Angelino Alfano. Quella Sicilia moderata che, dallavvio della cosiddetta Seconda Repubblica in poi, è stata tutta con il Cavaliere, oggi ha quasi del tutto abbandonato Berlusconi. Anche il Cantiere Popolare-Pid, oggi, sembra più vicino ad Alfano che a Berlusconi.
Che succederà? Fra due o tre giorni tutto dovrebbe essere più chiaro. Lo scenario potrebbe essere il seguente. Con molta probabilità, il vecchio Silvio (perché ormai gli anni ci sono per davvero) proverà a mandare allaria del primarie del Pdl. Alfano, invece, farà di tutto affinché vengano celebrate. Non è da escludere che, alla fine, vinca proprio Alfano. Che dovrebbe portarsi dietro più di mezzo Partito.
Laltro mezzo dovrebbe restare a Berlusconi. Che potrebbe tentare unavventura elettorale romantica, riprovando a ritrovare lo spirito del 1994. Magari mettendo assieme tutta la vecchia guardia di Forza Italia (in Sicilia, a questo punto, il Cavaliere potrebbe provare a recuperare Gianfranco Miccichè: ma non è detto che ci riesca). Sarà Berlusconi a riprovare o troverà un altro candidato? Staremo a vedere.
Che succederà, allora, in vista delle elezioni politiche nazionali, previste per la primavera prossima? Qualche tempo fa si ipotizzava unalleanza tra lUdc di Pierferdinando Casini e il Pdl di Alfano mondato da Berlusconi. Oggi tale ipotesi sembra naufragata. Per almeno due motivi.
In primo luogo perché lUdc di Casini (foto a destra), ormai, è troppo ‘schiacciata’ sul sistema di potere massonico-finanziario di Mario Monti. Non che Monti, in termini di consenso democratico e popolare, conti qualcosa nel nostro Paese: e lo si visto dai fischi che gli studenti della Bocconi gli hanno tributato e dagli altri fischi che la gente ha riservato, a Rimini, alla Ministra, Anna Maria Cancelleri.
Però Monti è pur sempre un autorevole esponente di gruppi di potere nazionali e internazionali. Con lUdc e il movimento di Luca di Montezemolo potrebbe provare a giocarsi la partita. Partita, a nostro modesto avviso, persa in partenza, perché ormai le piazze sono contro Monti e la sua discutibile politica economica.
Ormai, insomma, lo ‘spread a comando’ non incanta più nessuno.
In vantaggio, invece, dovrebbe essere il Pd in alleanza con Sel di Nicki Vendola. Tra pochi giorni Pierluigi Bersani e Matteo Renzi incroceranno le durlindane nelle primarie. Uno dei due (probabilmente Bersani) andrà a governare lItalia. Perché contro leventuale candidatura di Monti premier appoggiato da Casini (e magari da altri: per esempio Fini, ormai fuori da tutto) non ci sarà mai partita: vincerà comunque il candidato di centrosinistra.
E Alfano e Berlusconi? Insieme, oggi, sono già deboli. Divisi saranno ancora più deboli. Dalla sua, però, Alfano avrà la possibilità di ricostruire un centrodestra senza la figura ingombrante di Berlusconi. Non solo. Avrà nuovi spazi di azione. Perché è ancora tutta aperta la partita dei cattolici in politica.
Oggi la Chiesa cattolica tace. Per una questione di opportunismo. I Banchieri & Massoni del Governo Monti non stanno scatenando il Fisco contro il Vaticano. Dalle parti di San Pietro si fa finta di non vedere compassi e squadre che oggi imperversano in Italia.
Il patto di non belligeranza tra prelati e incappucciati durerà fino a quando il Pd di Bersani vincerà le elezioni. A quel punto, la Chiesa cattolica dovrebbe regolare i conti in sospeso con lUdc di Casini ormai montiana e con lo stesso Monti. Sbarazzandosi dell’una e dell’altro. (a destra, San Pietro: foto tratta da teclab.lu.usi.ch)
Dopo le elezioni politiche della prossima primavera, insomma, le voci, circolate nei mesi scorsi, di un nuovo impegno dei cattolici in politica – senza inutili crociate neo-guelfe, ma su contenuti moderni e seri – potrebbero riprendere piede. E un Alfano – anche con un medio-piccolo Partito, libero, però, da Berlusconi, dalle sue ville e dalle sue feste – potrebbe giocare un ruolo importante.
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