Un enorme No davanti al portone d’ingresso dell’ex Collegio dei gesuiti in via Crociferi. E’ la negAzione: una serata organizzata dal Gar, Gruppo Azione Risveglio, per denunciare la sottrazione dei beni pubblici alla cittadinanza. Ma c’è anche una proposta: si chiama riappropriAzione. Per avviare «percorsi virtuosi di riutilizzo» degli spazi abbandonati, a fine serata il Gar invita cittadini e associazioni a farsene carico direttamente, senza aspettare le istituzioni. Ma semplicemente informandole.
Teatri, impianti sportivi e persino chiese potrebbero essere riutilizzati direttamente da chi ne è il vero destinatario, i cittadini. «Non si tratta di occupazione – precisa Salvo Grillo, socio fondatore del comitato civico – perché l’ingresso forzato non è nello stile del Gar». E cita un caso concreto: l’installazione in via Crociferi che, secondo l’idea degli organizzatori, avrebbe dovuto trovarsi al centro del chiostro del Collegio dei gesuiti, simbolo degli spazi negati. «Il Gar nei giorni scorsi ha inviato una formale richiesta di utilizzo alla sovrintendenza per i Beni culturali di Catania. Ma la sovrintendente Vera Greco non ha nemmeno risposto – continua Grillo – L’ente parco archeologico ci ha invece risposto e abbiamo potuto far accedere i cittadini alla domus romana che sta qui sotto via Crociferi». Senza l’accesso al chiostro, la loro installazione è stata fatta in strada, trasformandola in un cantiere, con i classici nastri bianchi e rossi che dal portone d’ingresso dell’ex collegio attraversano la strada.
Chiusa dal 2009, la struttura – patrimonio dell’umanità Unesco ed ex sede storica dell’Istituto d’Arte di Catania – è in condizioni pessime e necessita di urgenti restauri. Ma, a differenza della domus romana, «la sovrintendenza etnea non può autorizzare nessuno all’ingresso nell’edificio». A spiegarlo è Gesualdo Campo, dirigente del dipartimento dei Beni culturali della Regione – l’ente proprietario della struttura – ed ex sovrintendente ai beni culturali di Catania. Fu proprio lui ad occuparsi in prima persona della chiusura del Collegio dei gesuiti. E al riguardo non ha dubbi: «Non fu chiuso per decisione della sovrintendenza. C’è un’ordinanza di pubblica e privata incolumità del sindaco che vieta l’accesso all’edificio a chiunque». Entrando si commetterebbe un reato, «così come se la sovrintendenza rilasciasse un’autorizzazione per l’accesso», spiega.
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Da un bene negato a uno riaperto ai cittadini: sempre ieri sera il Gar si è simbolicamente riappropriato della chiesa Santa Maria degli Angeli a Cibali, nota anche come Cappuccini vecchi. Un’esperienza diversa però da quella del Centro popolare Experia che a marzo entrò nella palestra delle Verginelle. «Quella è stata occupata, qui la porta era aperta – tiene a precisare Salvo Grillo – Noi vogliamo fare quello che hanno fatto i ragazzi dell’Experia alla fine, cioè restituirla alla città».
La differenza tra il metodo di riappropriazione proposto e un’occupazione è una cosiddetta scrittura etica. Un vero e proprio atto, con tanto di protocollo, consegnato al Comune di Catania e firmato dai soci del Gar: l’avvocato Salvo Grillo, il commercialista Alessio Vasta, il dottor Marco Galvagno, l’ingegnere Gianluigi Primaverile, gli architetti Elisa Mazza e Angeo Ricceri, Alice Ferlito e Cosimo Coltraro. Nella scrittura etica i firmatari si impegnano pubblicamente a restituire il bene, dopo un utilizzo per «un tempo non stabilito ma che non sia perpetuo», entro trenta giorni dalla eventuale richiesta del Comune. E soprattutto, in condizioni migliori di come era stato lasciato dalle istituzioni. Un metodo che Grillo definisce «da comitato civico. Noi non dormiremo e non staremo stabilmente nella chiesetta di via Pietro Verri, ma i membri del Gar, tutti professionisti, faranno dei progetti di ristrutturazione. Per realizzarli chiederemo una elemosina alle persone del quartiere». Una volta ultimata la ristrutturazione, l’idea del Gar è di fare della struttura una ecclesia, termine inteso nel suo senso originario di assemblea del popolo: all’interno si svolgeranno incontri, attività e dibattiti.
A supporto delle iniziative del Gar anche il professore Ugo Mattei, docente di Diritto civile presso l’università di Torino, vice presidente della commissione Rodotà per i Beni pubblici e soprattutto autore dei quesiti referendari contro la privatizzazione dell’acqua. «In tutta Italia si cerca ormai di contrastare un metodo consolidato delle amministrazioni pubbliche: lasciare nel degrado i beni pubblici per poi svenderli ai privati – spiega – Esempi da seguire in questa battaglia sono quelli dei no-Tav in Val Di Susa e il teatro Valle di Roma».
Il Gar fornisce anche un primo elenco di beni pubblici adatti a un riutilizzo per fini sociali: il teatro Coppola alla Civita, la palestra di piazza Pietro Lupo, la Ciminiera Zanuccoli in viale Africa, l’ex cinema Experia in via Plebiscito, e il Teatro Moncada e villa Fazio a Librino. «Abbiamo già invitato altre associazioni, come Cittàinsieme, a prendere parte al progetto», fa sapere Grillo dalle scalinate dell’ex Collegio dei gesuiti. L’associazione Cittàinsieme ha a sua volta già destinato l’eventuale risarcimento per il danno morale in seno al processo per il buco di bilancio – in cui si è costituita parte civile – «interamente ad opere non realizzate o abbandonate dal Comune, come ad esempio Villa Fazio a Librino».
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