Il mercato dell’olio del Trapanese monopolizzato da aziende riconducibili a Matteo Messina Denaro. Il Tribunale ha deciso la confisca di un importante patrimonio, del valore di 13 milioni di euro, già sequestrato nel 2011 alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara.
Passano nelle mani dello Stato 108 immobili (tra cui ville, abitazioni, fabbricati industriali, autorimesse, negozi, magazzini, laboratori e terreni), undici veicoli, numerosi rapporti bancari, ma soprattutto quattro società operanti nel settore dell’olivicoltura. Le aziende sono gli oleifici della Moceri Antonino & c. s.r.l. e dell’Eurofarida s.r.l., che il capo mafia latitante avrebbe intestato fittiziamente agli imprenditori Antonino Tancredi e Antonino Moceri, al fine di eludere la normativa antimafia. Confiscate anche la società semplice Moceri Olive e l’impresa individuale Tancredi Antonino Francesco, entrambe operanti nel settore agricolo ed olivicolo.
Secondo il tribunale, Filippo Greco, Mauceri e Tancredi erano soltanto dei prestanome. I tre sono stati processati a seguito dell’inchiesta Campus Belli nel 2011 con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e fittizia intestazione di beni. I tre sono stati assolti dalla Corte d’Appello. In quel processo furono giudicati anche Simone Mangiaracina, 76 anni, e Cataldo La Rosa, di 48, considerati il braccio operativo dell’anziano boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede. Nel provvedimento di confisca, notificato in questi giorni dai carabinieri, finisce anche il patrimonio di Filippo Greco, già titolare di società immobiliari e di costruzioni nella provincia di Varese, e ritenuto imprenditore di riferimento di Francesco Luppino, accusato di essere collegamento con Messina Denaro.
Nonostante l’assoluzione di Greco, Mauceri e Tancredi, però, il Tribunale di Trapani ha evidenziato la sussistenza dei presupposti alla base dell’originario provvedimento di sequestro, disponendo la confisca. Attraverso queste aziende la famiglia di Matteo Messina Denaro avrebbe monopolizzato in maniera occulta il mercato dell’olio. Queste ditte, dopo il sequestro, sono state poste in amministrazione giudiziaria e hanno continuato a operare un’apposita etichetta per il «consumo etico da bene sequestrato», con il patrocinio dell’ufficio misure di prevenzione del tribunale di trapani e le associazioni Libera e Fai.
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