Beni confiscati alla mafia affittati a peso d’oro

La storia è vecchia: in Sicilia i beni immobili che vengono confiscati alla mafia rimangono, molto spesso, in un’indefinibile disponibilità dello Stato e, contemporaneamente, in una invece ‘definibilissima’ disponibilità degli amministratori giudiziari. Nel caso di immobili adibiti a scuole e uffici si assiste al paradosso: nonostante i beni immobili siano stati confiscati ai mafiosi per essere messi a disposizione della collettività, Regione siciliana, Comuni e Province dell’Isola continuano a pagare esosi affitti come se non fosse successo nulla. Una beffa per gli ignari contribuenti siciliani.

Forse Regione, Comuni e Province dell’Isola rappresentano, forse, qualcosa di diverso dalla ‘collettività’? Quella che vi raccontiamo è la storia di un raggiro ai danni del Sud d’Italia e, in particolare, ai danni della Sicilia dove si registra, grosso modo, il 45 per cento circa dei beni confiscati alle mafie di tutto il territorio nazionale.

A fare saltare il ‘tappo’, se così si può dire, di una storia che va avanti da anni – ricordiamo che la legge dello Stato che ha introdotto la confisca dei beni ai mafiosi risale al 1982 e porta il nome del parlamentare siciliano del Pci, Pio La Torre, che forse verrà ammazzato proprio per questo il 30 aprile del 1982 – è una donna siciliana impegnata nel sociale. Si chiama Mila Spicola (nella foto a sinistra), è una dirigente regionale del Pd siciliano ed è, da anni, impegnata nel mondo della scuola (infatti è stata segnalata dal Pd quale possibile assessore della ‘squadra’ del candidato a sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli: ed è, questa, una delle poche cose giuste, forse l’unica, fatta da Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia negli ultimi dieci anni).

Cosa scopre Mila Spicola? Che il Comune di Palermo, per alcuni locali adibiti a scuole, paga esosi affitti a una società che, un tempo, era di proprietà del costruttore Enzo Piazza. Si tratta dell’Immobiliare Strasburgo. Ma questa società, si chiede la protagonista di questa storia, non è stata confiscata? Com’è possibile che il Comune di Palermo, ogni anno, continua a pagare un sacco di soldi?

Detto e fatto. Mila Spicola si catapulta a Roma. Va a trovare il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria (foto a destra). E gli racconta delle cose strane che succedono a Palermo.

Qualche tempo dopo, la sorpresa. Un comunicato ufficiale annuncia che “L’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata consegnerà ufficialmente alla Provincia Regionale di Palermo 13 immobili confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata, nell’ambito di un’importante operazione di restituzione di beni alla collettività per il loro riutilizzo sociale”.

Mila Spicola si chiede: vuoi vedere che sono stata io? A metà lettura ha ancora qualche dubbio. Poi, però, si deve ricredere. “In particolare – si legge sempre nel comunicato ufficiale – i 13 beni immobili, provenienti dalla ‘Confisca Piazza’, fanno parte integrante della società IMMOBILIARE STRASBURGO S.r.l., confiscata in via definitiva dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione con provvedimento ablatorio divenuto definitivo a seguito della Sentenza della Suprema Corte di Cassazione del 7 marzo 2007”.

A questo punto, trattandosi dell’Immobiliare Strasburgo, Mila Spicola non ha più dubbi. “Tali immobili – si legge sempre nel comunicato ufficiale – del valore complessivo di circa 60 milioni di euro, sono stati traferiti alla Provincia regionale di Palermo in seguito a provvedimento di destinazione firmato dal Direttore dell’Agenzia, Prefetto Caruso, e sono già da tempo adibiti a sedi scolastiche dallo stesso ente beneficiario del trasferimento. Una importante novità consiste, tuttavia, nella recente gratuità della locazione delle varie sedi scolastiche palermitane, interessate dall’operazione: in seguito all’effettiva entrata in vigore del provvedimento di destinazione firmato dal Prefetto Caruso nel dicembre 2011, i predetti istituti di scuola secondaria superiore potranno essere utilizzati dalla Provincia di Palermo, a titolo gratuito, quali sede di Istituti Scolastici, mentre in precedenza l’Ente territoriale corrispondeva un canone di locazione per l’affitto dei predetti immobili alla società proprietaria degli stessi”.

Insomma: fino a prima che si ‘materializzasse’ questo provvedimento dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata la Provinia regionale di Palermo pagava esosi affitti all’amministratore giudiziario di questi beni. Soldi che finivano allo Stato e, per la parte loro spettante per il lavoro svolto, agli amministratori giudiziari. Ora la Provincia di Palermo non paga più questi affitti.

Domanda: con stima e rispetto verso un sottosegretario galantuomo, come mai un provvedimento del genere non è stato adottato prima? Ci sono atti che provano che gli amministratori della Provincia del presente e del passato hanno chiesto la definizione di tale questione?

La domanda è legittima, perché si tratta di affitti ‘sostanziosi’:

tre unità immobiliari a Palermo, via Carta n. 36, destinate ospitano la sede dell’Istituto Professionale “Enrico Medi”;

un immobile, sempre a Palermo, in via Astorino n. 20, che ospita la sede dell’Istituto Professionale “F. Paolo Cascino”;

tre immobili, ancora a Palermo, via Fattori n. 60, che ospitano gli uffici della Sovrintendenza Scolastica;

un immobile, sempre a Palermo, in via della Ferrovia n. 54, che ospita la sede del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”;

un immobile, sempre a Palermo, in via della Ferrovia n. 54, che ospita la sede dell’Istituto per i Ciechi “Florio e Salamone”;

un immobile, ancora a Palermo, in viale Strasburgo n. 135, che ospita la sede della Succursale del Liceo Scientifico “Galileo Galilei”;

tre immobili, sempre a Palermo, in via Mons. Serio, 6/A, Via Camillo Camilliani (già Via Nazario Sauro, 17) e Via Camillo Camilliani (già Via Nazario Sauro, 15), che ospitano la sede dell’Istituto Tecnico-Commerciale “F. Crispi”.

In definitiva, si tratta di 13 beni immobili che, complessivamente, ospitano, da oggi gratuitamente, 6 Istituti Scolastici e gli Uffici della Sovrintendenza Scolastica. Non è poco. Anzi.

“E siamo a niente – precisa Mila Spicola -. Perché ancora deve venire fuori la storia degli immobili, adibiti a scuole, per i quali il Comune di Palermo spende, ogni anno, un sacco di soldi. Ho scoperto, per esempio, che il 29 dicembre dell’anno scorso il Comune di Palermo ha corrisposto all’Immibiliare Strasburgo un affitto per locali adibiti a scuole pari a circa 2 milioni di euro”.

La cosa ci lascia di stucco: ma come, il Comune non ha i soldi per pagare i dipendenti della Gesip e sborsa 2 milioni di euro per l’affitto di locali che, da anni, sono stati confiscati? Anche in questo caso, la solita domanda: gli amministratori del Comune di Palermo hanno mai posto la questione al governo nazionale? E’ o no, questo, un tema sul quale dovrebbero pronunciarsi i candidati a sindaco di Palermo?

Fine della storia? Niente affatto. Perché la storia si complica. Perché Mila Spicola, qualche anno fa, prima che venisse a sapere di questo inghippo degli affitti, con Davide Faraone (foto a destra), oggi parlamentare regionale del Pd e allora consiglire comunale a Palermo, ha promosso uno studio sullo stato delle scuole di Palermo. Dove risulta che, in
molti casi, gli edifici adibiti, appunto a scuole, fanno acqua da tutte e parti. Locali scadenti, spesso cadenti, privi di manutenzione. Con presidi, docenti e genitori che, spesso, debbono fare salti mortali per assicurare locali appena decenti ai ragazzi. E, in alcuni casi – guarda caso – si tratta proprio di edifici in affitto.

Su questa vicenda, qualche tempo fa, Mila Spicola ha scritto un articolo per l’Unità. Ne leggiamo alcuni passi. Parlando delle scuole scrive: “Sono beni confiscati da noi. E questa è la prima perplessità. La seconda: al 30 giugno 2009 il valore dei beni confiscati in Italia, di cui il 45% sono in Sicilia e che non sono ancora destinati è stimato in quasi 475 milioni di euro, a cui si andranno a sommare tutte le confische future. Una bella somma. Pensate solo se una legge decidesse che i beni confiscati si potessero vendere e il ricavato dovesse essere destinato a costruire nuove scuole o a sistemare quelle esistenti. Però qualcuno giustamente viene e mi dice: e chi se le ricompra? E’ probabile che se le ricompri lo stesso mafioso. Vero. E se fossero date in gestione direttamente a Comuni e Province in modo da utilizzare le somme risparmiate dagli affitti per rimetterle in sesto?”.

Così è avvenuto per la Provincia di Palermo. Resta da capire cosa succederà al Comune. “Eppure – leggiamo sempre nell’articoolo di Mila Spicola – una legge del 2008 – ma qualcuno queste cose le sa meglio di me e può chiarirmi le idee – sanciva la nascita delle Agenzie nazionali e regionali per la materia dei beni confiscati per seguire ed esitare queste vicende in tempi brevi. O mi sbaglio?”.

“Perché di questi beni confiscati dallo Stato noi paghiamo ancora l’affitto?”, si chiede sempre la protagonista di questa storia. “E che scuole sono, queste prese in affitto? Vanno bene?”. Sono quesiti che la dirigente del Pd ha posto anche all’attuale ministro, Fabrizio Barca.

Mila Spicola ricorda una proposta – provocatoria fino a un certo punto – lanciata alla fine degli anni ‘80 dall’allora assessore regionale ai Beni culturali e Pubblica Istruzione, il socialista Turi Lombardo. Che una bella mattina disse: facciamo un leasing: costruiamo tutte le scuole che ci servono e finiamo di pagare gli affitti. Regione, Cmuni e Province avrebbero risparmiato un sacco di soldi…

Qui finisce la storia di Mila Spicola. Noi ci concediamo qualche considerazione a ruota libera. Finora abbiamo parlato di Palermo. Ma le confische, in Sicilia, riguardano anche le altre otto Province. Qual è la situazione nelle altre Province? Quanti Comuni della Sicilia prendono in affitto locali adibiti a scuole? E da chi? Ci sono, come a Palermo, casi di affitti pagati ad amministratori giudiziari di beni confiscati ai mafiosi?

Delle altre otto Province e degli altri Comuni nulla sappiamo. Ma sappiamo, invece, che alcuni degli immobili presi in affitto dalla Regione siciliana sono beni confiscati alla mafia per i quali la stessa amministrazione regionale paga ogni anno esosi affitti. E sappiamo anche che la stessa cosa si ripete con beni immobili presi in affitto da Aziende sanitarie. Affitti che, indirettamente, vengono pagati dalla Regione. Verremo smentiti? Vedremo.

Domanda finale: quando finirà questo ‘babbio’? Lo chiediano perché se, da un lato, lo Stato lucra su tali beni, magari rendendo felici certi amministratori giudiziari, dall’altro questo ‘giochetto’ provoca solo esborsi per tutte le pubbliche amministrazioni pubbliche della Sicilia.

Giusto discutere di federalismo fiscale. Ma perché, accanto al federalismo fiscale, Regione, Comuni e Province e Aziende sanitarie non chiudono questa partita?

Foto di prima pagina tratta da businesspeople.it

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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