Benedettini, riapre al pubblico il chiostro di Ponente «Ma la manutenzione passa anche dal senso civico»

Riaperto al pubblico dopo nove anni e subito oggetto di polemiche attorno all’interrogativo: meglio aperto o chiuso?  È questo il destino che è toccato al chiostro di Ponente dell’ex monastero dei Benedettini, sede del dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania. L’area si trova al piano terra dell’imponente struttura e fa parte del primo impianto del complesso. Chiuso nel 2008 per permettere il sereno svolgimento dei lavori di restauro della fontana che vi sorge al centro, è stato riaperto, per due ore al giorno, in coincidenza della riattivazione della struttura idraulica a quattro lati. In passato, infatti, era possibile accedere al chiostro di Ponente solo in occasione di particolari eventi oppure nel corso delle visite guidate di Officine culturali, l’associazione impegnata nella fruizione dell’ex monastero fondato dai monaci di Cassino nel 1558. La riapertura del chiostro, però, si scontra poco dopo con la comparsa di sporcizia, cicche di sigarette e scritte a matita, difficili però da datare. 

«Bisogna sollecitare una riflessione sullo stato dell’arte del restauro del monastero che richiederebbe interventi non più procrastinabili e sull’uso degli spazi – dichiara il docente Luciano Granozzi – La soluzione della chiusura dei chiostri a scopo conservativo è un colpo al cuore al progetto dell’architetto Giancarlo De Carlo». L’idea di chiudere sia il chiostro di Ponente – il più antico, inizialmente chiamato dei Marmi o Primo Chiostro – sia quello di Levante è stata variamente avanzata in occasione della scoperta della sporcizia nel primo spazio, dopo pochi giorni dalla riapertura. «A mio parere si tratta di garantire le condizioni della riapertura e di fissare limiti e condizioni adeguate», dice il professore universitario. La sporcizia in questione avrebbe riguardato perlopiù cestini colmi di rifiuti non gettati. Episodio che l’amministrazione universitaria, sollecitando la ditta incaricata, avrebbe già risolto con la pulizia ordinaria. «Un’altra buona notizia è che sono in fase avanzata di progettazione l’illuminazione del Chiostro di Ponente stesso e la sua valorizzazione permanente come luogo di pubblico spettacolo per concerti e teatro all’aperto», conclude il docente. 

«Con un intervento di Giuseppe Pagnano nell’ambito del progetto di recupero del Monastero voluto dalla facoltà di Lettere e Filosofia (oggi dipartimento di Scienze umanistiche) la fontana e il chiostro sono ritornati a splendere (2006-2008) ma per necessità legata alla tutela quest’ultimo venne interdetto alla libera fruizione. La fontana, nonostante la realizzazione dei nuovi impianti di alimentazione, è rimasta in silenzio fino allo scorso marzo», raccontano con precisione da Officine culturali. «In occasione del 40esimo anno dalla donazione e grazie ad una rinnovata energia del dipartimento e dell’Ateneo sono stati fatti ripartire gli impianti e il chiostro ha ritrovato la sua dimensione originaria, venendo anche riaperto al pubblico. Nell’arco di pochi giorni si è popolato di studenti universitari e non, visitatori e abitanti del quartiere, che con emozione si sono riappropriati di un luogo che conserva 500 anni di storia – continuano – Nonostante la calma e l’aria di contemplazione che si è respirata nei giorni di apertura, non sono purtroppo mancati episodi che non si addicono al luogo che li ha subiti». 

«Sui muri, sulle colonne e sulle balaustre sono apparse nuove scritte e disegni che si sommavano ai pochi precedenti, i bicchieri di caffè abbandonati sui mensoloni in pietra siracusana si sono rovesciati lasciando le tracce di caffè o altri liquidi; i cibi e le sigarette consumate hanno riempito posacenere e pavimenti. Piccoli – spiegano gli esperti – ma significativi episodi di noncuranza che hanno allarmato il dipartimento, i rappresentanti, alcuni studenti universitari e anche i soci di Officine Culturali». Ma quale sarà il futuro dell’area in questione? «Il dipartimento, dopo alcuni incontri dei propri incaricati (docenti e tecnici) con i rappresentanti degli studenti e noi, ha deciso di iniziare con una apertura di due ore al giorno, al di fuori delle pause pranzo e alla presenza del servizio di vigilanza. Presto – precisano – partiranno delle attività nella corte cinquecentesca per accrescere la consapevolezza e la conoscenza, affinché queste si trasformino in tutela spontanea da parte dei fruitori. La manutenzione ordinaria di luoghi straordinari passa anche dal senso civico, per cui sarà necessario costruire pratiche d’uso all’interno di quello spazio compatibili con un monumento».

Cassandra Di Giacomo

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