Belpasso, si torna a parlare di metropolitana Ma restano i nodi parcheggio e collegamento

Ci voleva la pandemia, e con essa i fondi del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) Next Generation Italia, perché finalmente a Belpasso la politica (neanche tutta, per la verità) si occupasse pubblicamente di metropolitana. L’argomento non rappresenta una novità assoluta. A marzo del 2018, infatti, erano stati i cittadini – attraverso un convegno organizzato dall’associazione Belpasso 2000, guidata da Pippo Bruno, e dalla Pro Loco, guidata da Toni Carciotto – a occuparsene, suscitando risposte e attenzione piuttosto tiepide e inversamente proporzionali alla rilevanza della problematica. Adesso ci riprova un’altra associazione, Essere Belpasso, con un incontro al quale parteciperanno vari protagonisti della questione: politica – nazionale e locale – FCE e, si spera, cittadini.

L’input al convegno allora era venuto nel corso di una delle periodiche riunioni dell’associazione nello studio del compianto avvocato Giovanbattista Spampinato, dove si esaminava il progetto della metro nella tratta Misterbianco-Belpasso. Era stato l’architetto Carmelo Pappalardo, durante la riunione, a evidenziare, riguardo alla fermata di Piano Tavola, la presenza di un’area a parcheggio non adeguata rispetto alle esigenze future. La previsione che a usufruire della nuova opportunità sarebbe stata un’utenza consistente, costituita da belpassesi e non, e il timore che quella problematica avrebbe compromesso l’efficacia funzionale e la stessa finalità sociale dell’opera, avevano consigliato un approfondimento. Aveva così preso corpo l’idea di un convegno, subito sposata dalla Pro Loco. Metropolitana: quali prospettive per Belpasso. Questo il titolo dell’incontro tenutosi il 22 marzo nell’aula consiliare del Comune ma tra il sostanziale disinteresse delle istituzioni (trattenute altrove dai soliti improrogabili impegni istituzionali, tranne l’onorevole Gianina Ciancio, presente) e l’indifferenza delle varie componenti civili, politiche e culturali della città.

Ciò nonostante, non si può trascurare l’intensità del dibattito, del quale è interessante rileggere alcuni interventi. Cominciando da quello di Carmelo Pappalardo – architetto, socio di Belpasso 2000, già consigliere e assessore comunale – proprio sull’insufficienza del parcheggio (attualmente a servizio della stazione di Piano Tavola) destinato ad accogliere utenti da Belpasso, Ragalna, Nicolosi, Villaggi e Zona industriale. «La carenza potrebbe essere superata utilizzando come parcheggio delle aree libere individuate in contrada Pirritino dove è stata prevista una stazione di servizio (da adibire a deposito). Tale parcheggio, tuttavia, non si spiegherebbe senza la trasformazione della stazione di servizio in stazione vera e propria, facilmente raggiungibile da Belpasso senza l’attraversamento dell’abitato di Piano Tavola. Il parcheggio, di giorno a servizio dell’utenza della metro, di notte potrebbe essere utilizzato per smistamento merci (come ipotizzato in un vecchio progetto degli anni Novanta). Infine, per velocizzare e agevolare il collegamento tra Belpasso e la nuova stazione, si potrebbe valutare l’ipotesi della realizzazione di un people mover, del tipo funicolare o monorotaia, con arrivo in città in prossimità di via Garofalo».

Sul punto era intervenuto anche Saro Spina, già sindaco di Belpasso. «È indubbio che il prolungamento della metropolitana fino a Nesima permette a molti una migliore fruizione della città. Un traguardo cui si arriva dopo ben 34 anni. L’ipotizzato people mover con Belpasso deve fare i conti con i dislivelli, sempre più ripidi dalla sede della Dais in poi. Il parcheggio, invece, potrebbe essere realizzato anche a Valcorrente, agevolmente raggiungibile se verrà migliorata la viabilità a sud del campo sportivo San Gaetano». A parlare della bocciata «proposta di una linea ferrata interna di collegamento delle varie zone del territorio belpassese», che sarebbe stata anche di supporto alla metro, era stato Giuseppe Lucio Piana, allora consigliere comunale uscente. Gianni De Luca, funzionario comunale e animatore culturale, si era spinto oltre: «Belpasso, continuando a pagare le conseguenze di invidie risalenti a 120 anni fa, non può rimanere l’unico paese pedemontano a non avere una stazione ferroviaria. I deputati belpassesi alla Regione siciliana hanno il dovere di intestarsi il superamento di una tale anomalia, sollecitando interventi a tutti i livelli, regionali e – perché no? – nazionali». A rivolgersi invece alla politica locale, nel 2018 in un momento di rinnovamento con le elezioni di giugno, era stato Lorenzo Laudani, già amministratore comunale, ricordando come «il futuro dell’economia locale si basa anche sul turismo, che potrebbe arrestare l’emorragia di giovani che, per mancanza di lavoro, lasciano Belpasso per cercare possibilità all’estero. Il territorio richiede di essere rilanciato e rivalutato. Ciò può avvenire attraverso la realizzazione di infrastrutture a sostegno dell’economia».

A rappresentare la necessità di qualche modifica al progetto era stato Salvatore Moschetto, convinto che «una variante metterebbe Belpasso in condizione di raggiungere più velocemente non solo la città, ma anche l’aeroporto». Saggio e opportuno l’intervento di Giuseppe Raciti, funzionario della pubblica amministrazione: «I sogni sono importanti, ma perché si realizzino è necessario che abbiano i presupposti. Spostare di una decina di chilometri la metropolitana non è facile. A Belpasso non resta che puntare su un collegamento agevole e veloce alla stazione più vicina attraverso una teleferica. Ciò non esclude la necessità di parcheggi adeguati. Questi richiedono risorse che potrebbero essere reperite coinvolgendo qualche ditta nella realizzazione di parcheggi coperti con pannelli fotovoltaici a cui andrebbero i proventi della vendita dell’energia prodotta». A stimolare la progettualità era stato l’intervento di Agostino Laudani, giornalista: «Il problema va visto da una prospettiva diversa, non esclusivamente belpassese. Belpasso deve diventare attrattivo per Catania. Cos’è in grado di offrire a chi viene da fuori? È capace di attrarre investimenti produttivi? È in grado di richiamare turisti attraverso un’offerta allettante? A queste domande bisogna dare risposta. Il resto sarà consequenziale».

La conclusione era stata affidata a Giuseppe Bruno, presidente di Belpasso 2000. Dopo aver registrato l’unanime condivisione della necessità di una fermata più vicina alla cittadina etnea e dopo aver formulato i ringraziamenti di rito, proseguiva: «Soprattutto turba la pressoché totale assenza delle componenti politiche belpassesi e delle scuole. Attorno alla metropolitana avverto uno strano silenzio. Più di un secolo fa Belpasso è stata defraudata della ferrovia: auguro a noi tutti e ai nostri figli che la storia non si ripeta». Su quel convegno del 2018 ciascuno la pensi come crede. Chi scrive ricorda ancora il proprio intervento di quella sera e la propria delusione: «Per le istituzioni locali – cui, dopo la valutazione, spetta l’onere delle scelte – sarebbe stata una bella occasione per affrontare in maniera organica, sistematica e completa una problematica di notevole rilevanza. I tanti aspiranti alla carica di consigliere comunale (non si dimentichi che a Belpasso nel giugno del 2018 erano previste le elezioni amministrative) che stanno facendo a gara a postare su Facebook facsimili e slogan, avrebbero potuto cominciare a prendere confidenza con le problematiche che hanno a che fare con il bene pubblico. Invece, nulla. Belpasso conferma una preoccupante refrattarietà alla partecipazione che contrasta con il dinamismo che ha caratterizzato la sua storia a cavallo tra Ottocento e Novecento».

Ora che sono trascorsi tre anni, posso dire che quell’incontro qualcosa ha lasciato. Rimane un gruppo di cittadini che ha sentito il bisogno di chiamare altri cittadini per parlare di questioni riguardante la polis e formulare proposte. È stato utile? E chi può dirlo? Personalmente resto dell’idea che qualsiasi evento alla fine produce sempre qualcosa (specie se, come in questo caso, parte dal basso e non cala dall’alto). E quel convegno – mischiando sogno e realtà, utopia e concretezza – ha di certo ribadito l’importante funzione stimolatrice nei riguardi dell’azione politica da parte della società (decida chi legge se civile o altro). In certi frangenti quella sera a farla da padrone fu la poesia (quanta poesia, quella sera!), ora è arrivato il turno della prosa o, se si vuole, dei maccheroni che alla fine sono quelli che riempiono la pancia. Finalmente, mi permetto di dire. Dal parterre e dalla qualità degli interventi annunciati all’incontro di stasera al Teatro comunale di Belpasso non è difficile attendersi contributi e contenuti di livello elevato. Sperando, ovviamente, che i maccheroni non tradiscano le attese e risultino di giusta cottura: né troppo al dente e neanche troppo scotti.

Vito Sapienza

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