Bellini, un flash mob sinfonico contro la chiusura «Presidente, non trasformi il teatro in una tomba»

«Siamo qui, in questa valle di guai». I lavoratori del Teatro Massimo Bellini di Catania sono di nuovo scesi in strada. Di fronte al Teatro Sangiorgi, in via di Sangiuliano, sono circa un centinaio. Gli artisti dell’orchestra suonano l’Inno di Mameli in una sorta di flash mob sinfonico mentre altri reggono un eloquente striscione: «Presidente, non lasciamo che la culla dell’arte ne diventi la tomba». Il messaggio è chiaro e il suo destinatario pure: il governatore siciliano Nello Musumeci. È a lui che le maestranze si rivolgono affinché i fondi per il Bellini si trovino, e in fretta.

Senza l’approvazione del documento collegato alla finanziaria regionale, infatti, non ci sono soldi appostati a partire dal 2021. Uno zero nel bilancio che, per chi è sceso a protestare stamattina, è sinonimo di abbandono. «Siamo qui per riprenderci il nostro teatro», afferma Loretta Nicolosi, rappresentante sindacale della Cgil di Catania. «La Regione ha abbandonato a sé stessi i lavoratori e un baluardo della cultura – continua – Ma evidentemente nessuno aveva fatto i conti con i catanesi e con la comunità internazionale: a macchia d’olio la notizia si sta diffondendo, i grandi artisti di tutto il mondo che hanno lavorato in questo teatro provano sgomento di fronte a una cosa del genere e ci mandano messaggi. Sono sconvolti».

Mesi fa, durante un incontro con le rappresentanze sindacali, il presidente Musumeci aveva «annunciato che il teatro era salvo – continua Nicolosi – Poi però la discussione sul Bellini si è fermata perché a Palermo sono andati in ferie. Il teatro è qui a protestare per riavere ciò che non è nostro, ma è del mondo». L’acustica, la bellezza della struttura, il valore della sua storia. «La Regione Siciliana dovrebbe capire che sarebbe un grande vantaggio investire in un teatro come questo. Ognuno di noi lavora per quattro, visto che siamo fortemente sotto organico. Il nostro impegno è stato premiato così: con zero euro in bilancio».

Sul piatto, qualche tempo fa, era stata messa l’ipotesi di trasformare l’ente lirico siciliano in una fondazione. Cosa che avrebbe permesso molto più semplicemente il contributo dei privati alle attività del Bellini. Una possibilità alla quale i sindacati preferirebbero una più netta apertura agli sponsor. «Il teatro rischia la chiusura per l’inerzia della Regione», attacca Angelo Villari, ex assessore di Catania ai Servizi sociali e uomo del Partito democratico catanese, da sempre in orbita Cgil. «Noi come Pd stiamo richiamando i deputati siciliani a essere più attivi, purtroppo non sempre lo sono. E lo dico con spirito critico. Ma ci risulta che tutti si stiano impegnando a sostenere questa battaglia». 

Gabriele Patti

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