Quattro anni fa Battiato si schierò contro la rielezione di Scapagnini a sindaco di Catania. «Se viene rieletto – disse – lascio la città». Gli fu tolta una laurea ad honorem per quelle dichiarazioni (poi “riassegnatagli” lo scorso anno) e gli attirò le antipatie della destra cittadina. Ad oggi però non si registra alcuna dichiarazione del musicista a commento dell’inchiesta di “Report” su Catania che, di Scapagnini, tinteggia probabilmente il peggiore, ma decisamente realistico, ritratto da qualche anno a questa parte. Scapagnini o non Scapagnini, Battiato, a Catania, ha comunque dimostrato di starci stretto. Gli impegni cinematografici lo hanno sempre più spesso portato a Roma per confezionare i suoi film e naturalmente la sua base operativa rimane Milano, sede delle etichette discografiche che lo hanno prodotto (prima Sony, ora Universal).
Ma l’evasione di Battiato è qualcosa che prescinde dalle polemiche catanesi. E’ una forma di nobilissimo lavoro intellettuale. Una pratica che gli ha permesso di rimanere, nei numerosi anni di carriera, sempre piuttosto vivo e vegeto. Una specie di “escapismo”, come aprirsi sempre nuove strade. D’altra parte lo stesso impegno nel cinema, nella pittura, e nell’editoria rappresenta una “fuga” a completamento della sua arte. E, in qualche modo, lo è anche l’esercizio delle cover, che sono per Battiato come indossare maschere diverse. Come interpretare ruoli sempre nuovi e stimolanti, la valigia dell’attore. Il volo e poi il ritorno.
La “Trilogia dei fiori” così è pura evasione per l’artista di Riposto. Dalle canzoni di De Andrè ed Endrigo del primo episodio “Fleurs” (1999), a quelle della PFM e di Bruno Lauzi in “Fleurs 3” (2002), fino alle cover di Otis Redding e Simon&Garfunkel del numero 2 (episodio mancante della serie) la sua musica s’è modellata a composizioni di tipo molto differente e la sua voce a testi dal carattere mai uguale. “Fleurs 2” è il protagonista della turnè teatrale che sta portando Battiato in giro per lo stivale a partire dai primissimi giorni del 2009. Già ben trentatré tappe nel nord Italia e ora si scende al sud con la data di lunedi 23 marzo al Teatro Bellini di Catania. Il giro siciliano poi toccherà Agrigento (24/3) e Palermo (25/3), poi di nuovo su in Calabria e Puglia. Sul palco del Bellini, assieme a Battiato, saliranno naturalmente Manlio Sgalambro, filosofo, paroliere e suo strettissimo amico. Ma anche Carlo Guaitoli al pianoforte, Angelo Privitera alle tastiere, Davide Ferrario alle chitarre e poi il “Nuovo Quartetto Italiano”: Alessandro Simoncini(I° violino), Luigi Mazza (II° violino), Demetrio Comuzzi (viola), Luca Simoncini (violoncello).
Tutti assieme per portare alla fioritura questo “Fleurs 2” proprio nei giorni in cui inizia la primavera. Brani certamente più solari per Battiato, rispetto al fatalismo che segnava nettamente un disco come “Il Vuoto” del 2007, a partire dall’unico inedito “Tutto l’universo obbedisce all’amore” cantata nel disco insieme a Carmen Consoli. Tantissimi colori diversi, un bouquet di suoni, lingue, note e di interpretazioni. Battiato passerà dall’inglese di Sitting on the dock of the bay di Redding al francese di Il venait d’avoir 18 ans di Dalida. E poi protagonisti i suoni del passato con le cover di Giuni Russo, Endrigo Alain Bellec e Gilbert Bécaud. Certamente, c’è da scommetterci, ci sarà spazio pure per la sua canzone più celebre: La Cura. A questo punto brano utilissimo da dedicare a Catania dopo la secchiata gelida di “Report”. Il problema è un altro: Battiato sarà disposto a farlo?
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