Bastards, tra Dioniso e Simona Ventura

Chi scrive preferirebbe buttarsi giù  da un treno in corsa piuttosto che seguire un reality show, un talent show, o qualsiasi altro show; la soglia della pazienza purtroppo non è abbastanza alta da permettere la visione di questi programmi (e forse la soglia della stupidità non è abbastanza bassa). Ma a volte l’insonnia gioca brutti scherzi. Così può capitare di imbatterti in un programma Tv in cui, per una ragione a ignota, la lettera X veniva ripetuta ossessivamente e dove tutti si mettono in posa incrociando le braccia somigliando cosi ai Power Rangers.

Mentre i neuroni cercavano di capire, si fecero notare tre ragazzi dal nome improbabile: The Bastard Sons of Dioniso. Non avendo idea di chi fossero quei tre (che tuttavia destavano curiosità), la soluzione migliore era quella di fare delle ricerche autonome.  Detto fatto: quei Bastards (Michele Vicentini-voce, chitarra, Jacopo Broseghini-voce, basso e Federico Sassudelli-voce, batteria) per cui adesso le teenagers italiane stavano perdendo la testa, altro non erano che tre ventenni, con una passione-ossessione per gli ac/dc, tre strumenti in mano, ed una smisurata dose di inconsapevolezza nei confronti di quello che gli stava capitando.

Insomma, i Bastards non sono stati creati dal talent show che li ha lanciati, ma hanno alle spalle anni di gavetta consumati per i pub della Valsugana tra litri di birra e cover dei Beatles, arrivando ad incidere due album: ”Great tits heat” nel 2006, e “Even Lenny sometimes sleeps” nel 2007. X factor insomma è stato un mezzo, non il fine. In casi simili si sa, lo scontro con il pregiudizio è inevitabile, ma siccome definire è limitare abbiamo voluto fare qualche domanda per e-mail a Michele. In fondo lo scetticismo non ha mai fatto bene a nessuno.

Mettiamo le cose in chiaro: non vi chiederemo nulla riguardo a X- Factor. Vi avranno fatto qualsiasi domanda al riguardo, ormai. Tuttavia, rimane una curiosità: perché  avete voluto provare la carta del talent show? Questa scelta è forse da attribuire ad un sistema che spesso nega visibilità  a molte band?
Noi X-Factor lo conoscevamo solo per sentito dire, non sapevo nemmeno chi avesse vinto l’anno scorso, e sinceramente non lo consideravamo un bel programma. Siamo scettici su quasi tutto quello che passa in televisione. Un giorno ci arriva una telefonata dal nostro fonico, proprietario del Gulliver Studio del mio paese (Pergine Valsugana, ndr) dove abbiamo sempre registrato i dischi. Ci dice che l’agenzia produttrice di X-Factor sta cercando in tutta Italia qualche gruppo vocale interessante, e hanno contattato lui e altri studi di registrazione per cercare informazione su gruppi vocali interessanti nel Triveneto. Alex non ne conosce molti, ma fa il nostro nome, specificando che non siamo un gruppo vocale, ma un trio rock che spesso canta a tre voci. Anzi, urla a tre voci. L’agenzia cerca il nostro myspace su internet, sente i pezzi e ci contatta.

Noi ci siamo messi a ridere, “Che  c’entriamo con X-Factor?!”… Lo abbiamo sempre valutato malissimo. Però con la scusa di andare a prendere un divano-letto all’IKEA per la sala prove, che è  anche il nostro giaciglio dell’amore, ci presentiamo a Milano ai primi provini già sicuri di fare una figura di merda, ma di portare a casa almeno qualche risata assicurata. Prepariamo il pezzo da cantare mentre scendiamo da Trento con il furgone, “Qualcosa dei Beatles potrebbe andare bene”. Buona, fatta… Proviamo qualche volta, viene benino, il testo non lo sappiamo molto bene ma non fa niente.

Al primo provino passiamo, a noi chiaramente veniva un po’ da ridere….credevamo che l’avventura comunque finisse lì. Non volevamo presentarci ai successivi. Ma poi i nostri genitori ci hanno convinto a presentarci al secondo e poi al terzo e li abbiamo passati. Io ero un po’ preoccupato perché  quello che prima consideravo un meccanismo completamente opposto dal mio modo di vedere e pensare la musica, tutto d’un tratto ci stava inglobando e stavamo arrivando al punto di non ritorno. E’ scattato però  dentro di noi quell’orgoglio che ci diceva: “Proviamo a vedere fin dove arrivano ‘sti tre valligiani”. E il resto si sa. Questa era una premessa. 

Se questa è la premessa, allora possiamo dire che si tratta di una ‘scelta non volontaria’? Bizzarro…
E’  così. Non abbiamo voluto partecipare per una decisione concreta, è stato un percorso che ci ha inglobato man mano e non siamo riusciti ad uscirne in tempo. Non avevamo nessuna pretesa, ci sentivamo in imbarazzo in mezzo a quel mondo così  costruito. Abbiamo provato a rimanere il più  coerenti possibile, spero si sia percepito. Per tanti purtroppo rimarremo la boy band di sfigati che ha cercato il successo con la televisione e niente e nessuno riuscirà a fargli cambiare idea.

Come procede la realizzazione del vostro album, cosa dobbiamo aspettarci?
Oh bene!!! Bell’argomento. Abbiamo una decina di giorni di studio effettivi fino ad oggi. Abbiamo già  preparato e registrato qualche canzone. Purtroppo siamo spesso in giro per concerti ancora legati ad X-factor, e non possiamo rimanere in studio sempre…ma quando possiamo rimaniamo in studio 12/15 ore al giorno. La settimana scorsa ne ho fatte 18 di fila. Però l’inizio del lavoro è soddisfacente. Siamo riusciti ad imporre un po’ di cose alla casa discografica: il nostro studio (il Gulliver Studio appunto) perché siamo più vicini a casa e stiamo tranquilli; il suono rimane il nostro, bello grezzo e potente, niente patinature tipiche dei gruppetti di giovincelli italiani. Testi e musiche completamente nostri, niente autori o arrangiatori. Ci arrangiamo, così almeno se non dovesse andare bene sappiamo che è colpa nostra. Gaudi (vocal coach del programma tv, ndr) come produttore è l’uomo ideale per seguire tutti i passi tecnici in studio durante le riprese. L’album conterrà una decina di brani, la maggior parte in Italiano, ma un paio o forse tre in inglese.

Tanti sono nuovi, altri sono canzoni che già suonavamo ma non sono mai state pubblicate.

Per quanto riguarda i testi non vi dico nulla… Sentirete. Sarò comunque un album rock, e non vuol dire cattivo e basta, ci saranno un paio di ballad e un paio di pezzi più radiofonici ma sempre ‘bastardi’. 

Come nascono di solito le vostre canzoni?
A me le idee vengono solitamente sotto la doccia o mentre guido in macchina. Appena ho l’idea cerco subito una chitarra acustica e comincio a provare. Anche Jacopo in realtà  scrive con la chitarra. In genere nasce prima la linea vocale o il riff di chitarra. Poi si arrangia tutto il resto. Per i testi dipende: Jacopo li scrive sulla sua agenda, che ha sempre con sé. Quindi ogni tanto lo vedi che la prende dalla borsa, scrive una riga e poi mette via. Fino a che il testo è finito. Io invece ho tutto in testa, spesso prima di andare a dormire mi viene in mente qualcosa, o mentre guido. Però scrivo tutto alla fine.

Ci troviamo in sala prove, solitamente prima io e Jacopo e arrangiamo chitarra e basso, poi arriva Fede a legnare sulla batteria ed è fatta. Ci registriamo in sala prove con un microfonino sfigatissimo del computer, ascoltiamo poi cosa è successo e infine si fanno le modifiche, finché  siamo soddisfatti. L’ultimo passo è  trovare seconda e terza voce. Fine

Curiosa la scelta di dedicare una buona parte dei vostri live ad un set acustico. Cosa insolita per una rock band, come insolita è anche la scelta delle cover che proponete, per nulla scontate…. 
Non vogliamo fare né  gli alternativi né gli eclettici. Rock non vuol dire casino e rumore, Crosby, Stills Nash & Young con le acustiche sono molto più rock di tante band metal. Noi abbiamo cominciato a proporre il set acustico per poter suonare anche in quei locali dove non si può  tenere un volume esagerato o dove la clientela è un po’ meno giovane. Ed è  fichissimo suonare i Beatles e i Tenacious D, te lo assicuro. Poi Fede (il batterista, ndr), poverino, tira il fiato perché non ce la fa ancora a suonare per due ore di fila quindi l’acustico ha anche un aspetto logistico!! 

“Io non compro più speranza” è diventato ormai un must nei vostri live. Dove diavolo avete scovato questo testo di Franciscus Bossinensis?
Jacopo studia beni culturali musicali alla facoltà di lettere di Trento. Lo ha scoperto lui, in un libro che doveva studiare…gli sembrava figo e ci abbiamo fatto la canzone

In un’intervista alla domanda in cui vi si chiedeva cosa vi abbia tolto e vi abbia dato la tv, avete risposto che siete stati inglobati in una macchina gigantesca e che volete uscirne fuori… Pensate di uscirne? 
Abbiamo già  limitato le ospitate televisive. Dovremo fare qualcosa in vista della promozione dell’album quest’autunno, ma niente di più. Solo concerti, concerti e concerti. La pubblicità  solo in radio e via internet.  Non è facile però. Bisogna staccarsi di dosso l’etichetta di personaggio televisivo. Vedremo, col disco nuovo i fan diminuiranno, ne siamo consci. Meglio pochi ma buoni. 

Quindi non pensate che il circo mediatico vi abbia inevitabilmente travolto e che nuocerà alla vostra carriera?
Può  darsi. bisogna considerare che senza X-Factor non saremmo andati probabilmente da nessuna parte. E’ ovvio che la nostra immagine è stata un po’ stravolta. ma vediamo di rimetterci in riga con questo album. La televisione fa brutti scherzi. Ti crea e ti distrugge in un lampo. La carriera a livello professionistico io non me la sarei mai immaginata, quindi devo in parte anche ringraziare il programma, ma da qua in avanti facciamo quello che vogliamo. Se piace bene, sennò  torno a lavorare in ufficio e la sera a suonare in giro per i pub come abbiamo sempre fatto.

La prossima è una domanda che provocherà l’ira funesta delle fan di Mtv. Corriamo un grosso rischio. Non vi dà fastidio l’esser considerati da molte teenagers, più per la vostra immagine che per la vostra musica? Sii sincero, eh…  
Mi dà  molto fastidio questa cosa, ma è  inevitabile. Credo comunque che molte teenagers che ci considerano per l’immagine si avvicineranno pian piano anche all’aspetto artistico della faccenda, capiranno che è quello che suoniamo che importa. Molte lo fanno già e mi dà soddisfazione, ragazze che mi scrivono che hanno cominciato ad ascoltare gli Ac/Dc o i Queens of The Stone Age perché li abbiamo nominati noi sono l’esempio. Brave!!!

Supponiamo che un giorno gli Ac/Dc vengano da voi a chiedervi di far loro da spalla per l’ultima data del tour mondiale, ma sfiga vuole che lo stesso giorno dovete suonare a Trento,quale angosciante decisione prendereste? Non dite che fate venire gli Ac/Dc a Trento: non vale. 
Non suoneremmo mai da spalla agli ACDC per decisione nostra. Sono intoccabili. Non mi permetterei mai. Mi vergognerei e poi la gente ci insulterebbe e a dirla tutta avrebbe ragione. Berrei una birra con loro e mi farei insegnare dal maestro supremo Malcolm qualche giretto di chitarra…

Il tuo film ed il tuo libro preferito? 
Accidenti, ma questa è una domanda difficilissima. Per me non esiste una cosa preferita, è come se mi chiedessi qual è  la mia canzone preferita. Ne ho tante, e sono belle da ascoltare in situazione diverse, con un particolare umore o tempo, insieme ad altri o da solo… Posso dirti che un film molto bello è Shine. Ma ce ne sono molti altri. Mi piace Le ali della libertà, anche…  E qualche film con Sean Penn. Libri ultimamente non ne leggo molti, mi è piaciuto Angeli e demoni. Poi niente male L’eleganza del riccio. Leggevo volentieri Stephen King, ora non più. 

Michele, mi spieghi perché per te andare al bar è “socialmente produttivo”? Non è che per caso ti ritroveremo a 50 anni in qualche bar in Valsugana a bere grappa e giocare a briscola? 
Ma questo lo faccio già!! No dài scherzo, non so giocare a carte…

Da qualche parte abbiamo letto che tra le passioni di Federico c’è la fotografia, è vero? Si è mai cimentato in questa forma d’arte? 
Io credo che Federico sia molto bravo a comprarle le macchine fotografiche più  che ad usarle…ahaha!!! Che stronzo che sono…

Quando hanno chiesto a Jacopo di citare una frase che lo rappresenta ne ha citata una tratta dal quarto libro dei madrigali..che tu sappia è solito a letture simili?
Beh ripeto: Jacopo studia beni musicali e legge un sacco di questi libri… Il suo idolo non è un rocker o un calciatore, bensì Monteverdi!

Per concludere..ci spiegate cosa avete di tanto bastardo voi?
Che ne so…. Mica l’ho dato io il nome al gruppo… Suonava bene.

“Let there be rock” dicevano gli Ac/Dc. Quindi, in fondo, a chi importa se a lanciarli è stato X- factor. Forse qualche volta bisogna solo lasciar parlare la musica.

Caterina Mauro

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