«Chi ha privilegi non li vorrebbe mai lasciare» è l’affermazione pragmatica con cui Angelo Vanella, presidente della Scuola Superiore di Catania, riassume le critiche che nelle scorse settimane hanno accolto il nuovo regolamento. Negli ultimi due giorni l’istituto di eccellenza è tornato al centro dell’attenzione, anche grazie ad una nota su Facebook del senatore Enzo Bianco. Questo nuovo dibattito, a tre settimane dalla forte provocazione lanciata dagli alumni della Scuola, ha provocato una risposta secca dal rettore Antonino Recca, che ha risposto indirettamente all’ex sindaco di Catania tramite una circolare a docenti, personale e studenti. «È ben noto a tutti che dal 1° gennaio di quest’anno, pur dopo forti pressioni esercitate dall’Ateneo, sotto il mio coordinamento, sui governi di centro-sinistra, prima, e di centro-destra, poi, la Scuola non ha purtroppo ottenuto l’autonomia». «Pertanto, continua la nota del Rettore, la Scuola superiore di Catania è, a tutti gli effetti, struttura didattica interna all’Ateneo, perde tutti i privilegi, anche gestionali, collegati all’ormai cessata esperienza consortile, e soggiace alle regole generali che riguardano l’intera comunità universitaria catanese».
«Chi ha privilegi non li vorrebbe mai lasciare», ripete ai nostri microfoni il prof. Vanella, «ma erano benefici derivati dai fondi messi a disposizione dal Consorzio, un privato». La Scuola adesso si trova all’interno dell’Ateneo di Catania e si deve allineare alle norme sul diritto allo studio valide per gli altri 60mila universitari etnei. «Siamo all’interno dell’Università, non ci possono essere disparità tra studenti. Già il fatto di poter frequentare questa scuola è un privilegio, non ce ne possono essere altri».
Una delle sfere particolarmente toccate dall’argomento è quella relativa alla mobilità internazionale: niente più borse riservate agli allievi, ma concorsi unici nei quali concorrere assieme ai colleghi “normali” anche in virtù delle condizioni economiche di partenza.
Altra nota dolente è quella della residenza: il rischio di vedere la Scuola trasformata in un semplice convitto “di lusso” o di non mantenere il clima di confronto continuato è stato espresso da più di una voce. La convivenza in collegio viene definita dal senatore Bianco «elemento essenziale della Scuola Superiore di Catania, come lo è nella Scuola Normale e nel Collegio di S. Anna di Pisa. Si tratta di una scelta contenuta nell’Accordo di programma del 1998 che a me pare irrinunciabile se si vuole continuare a credere che la Scuola di Catania possa diventare, nel tempo, una prestigiosa istituzione nazionale di eccellenza. E il requisito della gratuità, riconosciuta solo in base al merito, è un elemento essenziale che si ritrova in tutte le istituzioni di eccellenza».
«Molti studenti, il 25% circa, non utilizzavano la residenza» afferma il prof. Angelo Vanella. «È venuto a mancare il progetto pedagogico della residenzialità e – inoltre – veniva pagato il vuoto per pieno, visto che le spese di pulizia e manutenzione sono state ugualmente sostenute». A selezione avvenuta (sempre e solo per merito, sottolinea il Presidente), verrà chiesto a tutti i vincitori di decidere se vivere nel collegio a patto di mantenere effettivamente la residenza. Successivamente entrerà in gioco la definizione della fascia di reddito e la conseguente quota da versare. Assieme alla nota inviata dal Rettore, è stato allegato un prospetto delle rette da versare: si va dal vitto e alloggio gratuiti (o solo pasto, nel caso dell’alunno non residente) ai cento euro mensili per una singola con trattamento B/B più cinque euro e cinquanta a pasto.
«Questa struttura ha bisogno di spese di manutenzione che le precedenti sedi non richiedevano e adesso il budget si è anche ridotto. Da 2milioni di euro siamo passati a unmilionetrecentomila euro» sottolinea il presidente Vanella. I fondi – garantiti fino al 2014 – sono questi e dunque si deve razionalizzare, secondo il motto principale dell’università in questi tempi.
Un’ulteriore preoccupazione espressa in queste settimane è quella relativa ai corsi integrati. «Prima i docenti, di fama internazionale, venivano scelti per cooptazione» spiega il prof. Vanella. «Adesso, con l’entrata in vigore della legge Gelmini, per un corso di 30 ore dovrebbe essere indetto un bando che privilegi i professori interni all’Ateneo. È stato deciso, allora, di dividere i corsi in moduli da nove ore. Questo procedimento può avvenire senza l’esigenza di un bando, mantenendo la cooptazione». La nuova formulazione è difesa categoricamente dal Presidente: «Dire che questo sistema porti un abbassamento del livello significa parlare in malafede».
Insomma, sembra che di spiragli per una marcia indietro non ce ne siano, anche se la circolare del prof. Recca non sembra terminare dogmaticamente. «Concludo questa mia nota chiedendo ai Presidi di sentire, qualora lo ritenessero opportuno, i consigli di facoltà ed eventualmente di deliberare richieste volte a modificare la delibera “contestata”, che saranno sottoposte all’attenzione dei competenti organi accademici dell’Ateneo e della Scuola superiore».
Ma senza far valere alcun privilegio di sorta.
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