L’indagine che ha portato all’arresto dell’imprenditore e consigliere comunale di maggioranza di Barcellona pozzo di Gotto, Salvatore Imbesi, parte dalla denuncia presentata da un fratello del professionista per presunte irregolarità nella percezione di fondi comunitari destinati alla ristrutturazione aziendale. «Contributi per cinque milioni di euro che vengono erogati a fronte di spese vive sostenute pari a un milione di euro – spiega il colonnello della guardia di finanza Jonathan Pace, che ha seguito le indagini – I lavori sono stati effettuati, come accertato durante le nostre indagini, in economia utilizzando mezzi e maestranze interne all’azienda stessa». A presentare denuncia contro l’imprenditore che ieri è stato sospeso dalla sua carica di consigliere comunale a Barcellona dalla prefetta Maria Carmela Librizzi, è stato anche l’altro fratello che gli contesta di aver commesso una truffa nei suoi confronti «agendo a sua insaputa per la cessione delle proprie quote sociali detenute sala stessa società».
Nelle 162 pagine dell’ordinanza dell’operazione succhi d’oro il gip Salvatore Pugliese rileva come, il 4 giugno del 2010, Imbesi nella qualità di amministratore della Agrumigel srl presentava una domanda di finanziamento all’assessorato regionale all’Agricoltura. In particolare la richiesta di finanziamento aveva ad oggetto l’appalto di lavori per l’ampliamento all’ammodernamento del proprio impianto di trasformazione agrumaria che si trova in contrada Girotta a Barcellona pozzo di Gotto. Con decreti di finanziamento della regione Sicilia, l’azienda di Imbesi otteneva un contributo di poco meno inferiore a cinque milioni di euro per un programma di investimento complessivo inferiore ai dieci milioni. Somme che venivano erogate il 27 giugno del 2011, il 27 dicembre 2012 e il 2 gennaio del 2014.
A eseguire i lavori sarebbe dovuta essere la ditta appaltatrice Bellavista srl., ma la denuncia di uno dei fratelli di Imbesi fa emergere una situazione di fatto del tutto diversa. «Già dalle prime attività di controllo documentale – scrivono i magistrati – veniva individuato uno schema formale posto in essere al fine di far apparire un rapporto contrattuale tra due distinti soggetti, la società appaltante Agrumigel e la società appaltatrice Bellavista – sostanzialmente inesistente se non sulla carta». Nella realtà i finanzieri accertano che non si tratta di due società che svolgono attività in settori distinti, ovvero la prima il settore agrumario la seconda nel settore edile, ma di «un unico centro decisionale gestionale riferibile a Imbesi quale imprenditore di fatto e di cui le società hanno rappresentato uno schermo giuridico formale, una cartiera per fini elusivi e criminali».
Imbesi ha quindi ottenuto e incamerato, dopo la certificazione dei lavori, le tre quote del finanziamento del contratto di appalto tra l’Agrumigel e la Bellavista per l’ampliamento dell’impianto di trasformazione. «Si tratta di una complessa operazione programmata con elevata professionalità criminale che – continua la procura – ha consentito di ottenere un finanziamento ingente e poi di rigirare le stesse somme ricevute e quali poste contabili fittizie per l’imponente evasione fiscale realizzata». Le verifiche effettuate dalle fiamme gialle hanno accertato come entrambe le società siano gestite dallo stesso amministratore unico, Salvatore Imbesi, eccetto una recentissima nomina di un nuovo amministratore. Unico proprietario dell’intera quota capitale sociale della Bellavista è Antonino Imbesi, figlio di Salvatore e proprietario di un terzo del capitale sociale della Agrumigel. Salvatore invece è proprietario della stessa quota della Agrumigel salva la cessione recente di quota in favore di Vincenzo Lonardo. «Elemento altamente sintomatico di un contratto inesistente – specificano gli inquirenti – è rappresentato dal documento contrattuale relativo ai lavori edili finanziati che reca una sola firma, quella di Salvatore Imbesi, quale duplice rappresentante dell’Agrumigel e della Bellavista». Inoltre a confermare l’inesistenza del rapporto di appalto con la Bellavista sarebbe anche il fatto che tutti i materiali edili e le opere accessorie quali l’allaccio dei servizi sono stati commissionati presso terzi dalla stessa Agrumigel, e non dalla Bellavista.
L’attività imprenditoriale di lavorazione agrumaria dell’Agrumigel nel corso degli anni è diventata una grossa realtà del territorio. Apprese le notizie di stampa relative alla misura cautelare dell’autorità giudiziaria applicata al suo ex amministratore e comunque fondatore Salvatore Imbesi, l’impresa ha reso noto che «la nostra produzione non si ferma e che l’azienda continua a lavorare nella trasformazione degli agrumi in questo momento di picco stagionale». Fiducia nel principale indagato. «Ribadendo la nostra fiducia nella magistratura, auspichiamo che Salvatore Imbesi riesca a dimostrare in tutte le sedi preposte la sua corretta condotta di fronte ai fatti contestati. Cosa peraltro avvenuta in altri procedimenti a suo carico dai quali è uscito assolto con formula piena e con sentenze definitive per non avere commesso il fatto o perché il fatto non costituiva reato, risultando di fatto pienamente Incensurato».
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