Colpo non riuscito nella notte per una banda della spaccata dell’Atm. Per assaltare il Postamat di via Antonio Pacinotti, nel quartiere Nesima di Catania, sono entrati in azione servendosi di escavatore, furgone e scorta con auto e moto, tutti rubati. Intorno alle 3 del mattino, a segnalare tutto ai carabinieri sono stati alcuni passati. Così i militari sono intervenuti davanti all’ufficio postale con tre equipaggi. Gli uomini, però, avevano già chiuso gli accessi alla zona con quattro auto rubate e, utilizzando il grosso mezzo industriale, avevano scardinato la cassaforte del Postamat, per caricarlo dall’alto su un Iveco Daily, a cui avevano rimosso il tetto.
Così il gruppo era ripartito indisturbato, scortando il furgone con due scooter, mentre le quattro auto erano già state abbandonate. I militari, però, sono intervenuti con delle manovre di accerchiamento. Una delle pattuglie dei carabinieri è riuscita a intercettare il furgone, in via Pacinotti, mentre stava scappando
in direzione della circonvallazione, preceduto da due moto. Una delle due ha cambiato velocemente direzione. Così è scattato l’inseguimento, fino a quando i militari hanno sbarrato la strada ai mezzi in fuga. I due conducenti, vestiti con abiti di colore scuro e con cappuccio in testa, all’altezza del civico 110 di via Pacinotti, vistisi oramai braccati, hanno abbandonato i veicoli e sono scappati a piedi per le stradine circostanti.
Tre sono gli uomini che i militari hanno individuato come partecipanti al colpo, mentre gli altri complici, che avevano utilizzato le quattro a auto rubate per cinturare lo slargo dell’ufficio postale, dopo averle lasciate sul posto, si sono allontanati su un quinto mezzo, prima dell’arrivo dei carabinieri. L’ispezione dei luoghi, delle auto e delle moto coinvolte ha consentito di recuperare nel cassone, l’Atm appena scardinato, ancora integro e con il denaro, in corso di conteggio, al suo interno. Così, il colpo è stato sventato. Nella cabina del furgone è stato trovato un disturbatore di frequenza, un jammer, che probabilmente ha causato un ritardo nella segnalazione d’allarme. Sono in corso le indagini, anche con la visione delle telecamere di videosorveglianza dell’area e l’escussione di testimoni, per identificare i partecipanti al colpo e per ricostruire i ruoli e le responsabilità di ciascuno.
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