Arrestati dalla guardia di finanza due noti imprenditori del settore caseario, Giuseppe Valguarnera, amministratore della società Latte Puccio, industria casearia di Capaci, e dell’ex amministratrice, sua compagna, Caterina Di Maggio. Gli arresti sono maturati al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica del capoluogo di Regione, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale. I due sono finiti ai domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta.
Sequestrate anche somme per circa cinque milioni di euro e un’azienda, che sarà da oggi gestita da un amministratore giudiziario. L’ordinanza di custodia cautelare recepisce l’esito delle indagini delle fiamme gialle, secondo le quali la società proprietaria dell’industria casearia dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo sarebbe stata nel tempo completamente svuotata. I crediti vantati dall’industria casearia nei confronti di altri soggetti sarebbero stati artificiosamente svalutati, dopodiché l’azienda, il cui valore è stato stimato in circa 9 milioni di euro, sarebbe stata affittata in maniera fittizia a un’altra società, così da completarne lo svuotamento. A tali attività, secondo le indagini, sarebbero state fatte seguire, false rilevazioni contabili ed operazioni finanziarie che avrebbero coinvolto anche società di diritto estero, sulle quali sarebbero state fatte confluire ingenti quantità di denaro.
Le indagini sono partite in seguito a delle segnalazioni provenienti dal territorio e sono state condotte sull’aspetto patrimoniale, finanziario e societario dell’azienda fallita e della nuova società che poi, secondo quanto ricostruito dalle Fiamme Gialle, sarebbe stata costruita per avviare una nuova attività, spogliandosi così dai debiti nei confronti dei fornitori e dei dipendenti. Contemporaneamente si è verificato il licenziamento a poco a poco degli impiegati della ditta. La ricostruzione finanziaria, ha permesso agli uomini del colonnello Cosmo Virgilio di individuare i flussi che dalla società fallita sarebbero serviti per svuotare di qualsiasi sostanza la vecchia Latte Puccio, per un valore pari al sequestro, intorno cinque milioni di euro. Attraverso un meccanismo di scatole cinesi, i soldi sarebbero stati così fatti confluire a una società controllata da una holding svizzera.
Intanto La Flai Cgil chiede un tavolo in prefettura e un’interlocuzione immediata con l’amministratore giudiziario dopo l’inchiesta della Guardia di finanza per chiedere tutele sia per i 12 lavoratori licenziati che per i 6 rimasti: «L’azienda deve continuare a produrre».
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