Ballarò, vernice su nomi in arabo ed ebraico delle vie «Responsabile del gesto è contro la storia della città»

«Condanna totale dell’atto». Questo il commento a caldo di Massimo Castiglia dell’associazione Sos Ballarò alla notizia che, da ieri sera, rimbalza sulle piattaforme social. Cancellate a piazza SS 40 Martiri le traduzioni in arabo e in ebraico della via sul cartello stradale. «Un grave atto rivolto a chi in questo quartiere e in questa città si occupa quotidianamente di accoglienza e a chi continua a credere nella ricchezza di un’identità multiculturale che appartiene da secoli alla nostra città», scrivono i volontari dell’associazione su Facebook. A pochi metri dai cartelli vandalizzati, infatti, si trova la sede del centro Astalli, da anni in prima linea in fatto di accoglienza dei migranti.

«È uno dei centri più attivi e ha un buon rapporto con il quartiere, quindi onestamente non ci spieghiamo i motivi di quello che è successo», continua Castiglia. «Stiamo organizzando – torna a dire – una risposta concreta, in sintonia con le altre associazioni del territorio». A rilanciare l’appello e la denuncia lancati infatti ieri sera a mezzo social da Sos Ballarò è stata anche l’associazione Retake Palermo, un team di cittadini volontari che si riuniscono per ripulire i luoghi della città divenuti vittime dei vandali. «Ci interessa soprattutto capire meglio se si è trattato di un atto isolato di qualcuno – prosegue Castiglia – oppure se c’è invece una tensione specifica rispetto gli immigrati, perché è chiaro che il gesto è diretto alla loro presenza, non mi pare che ci sia dubbio su questo».

Le scritte imbrattate di vernice verde sono state notate ieri sera da un operatore che lavora in zona e che ha subito dato il via all’allarme, allertando in primis le associazioni: «Ci ha mandato la foto e subito abbiamo scritto un breve comunicato che ha avuto una diffusione pazzesca – dice – Per fortuna il livello di sdegno per queste cose è ancora abbastanza grande. Palermo da questo punto di vista ha una tradizione, una cultura e una storia, e chi ha fatto questo gesto è contro la storia di questa città». Sono d’accordo anche i volontari di Retake che, con un post su Facebook, condannano il gesto: «Qui siamo oltre il vandalismo: Cancellare scientemente i nomi delle vie in ebraico e arabo significa lanciare un preciso messaggio che non si può tollerare. Occorre subito agire e riportare quelle targhe al loro stato originale».

Silvia Buffa

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