Balestrate, luci e ombre dell’impianto di depurazione «Vent’anni di immobilismo, non facciamo miracoli»

«Stato di abbandono della zona e degli impianti, mancanza di personale addetto», nessun cartello a indicare un eventuale referente da contattare né un turno di lavoro degli addetti del posto. A campeggiare c’è solo un numero verde. Il lucchetto è arrugginito, come se lì a quell’impianto non ci venisse qualcuno da un po’. Ma a suggerirlo è anche una delle plafoniere interne divelte, una «larga apertura nella recinzione» a due passi dall’ingresso e l’assenza di telecamere di videosorveglianza. Per non parlare dell’«avanzato stato di degrado» nelle vie immediatamente circostanti, spesso prese d’assalto dai ratti. Non è il migliore degli scenari quello che i due ispettori della municipale Posateri e Di Giuseppe si trovano davanti il pomeriggio del 30 novembre scorso, durante un sopralluogo in via delle Capitanerie di Porto, dove si trova l’impianto di depurazione di Balestrate.

Uno scenario che viene immediatamente fatto presente ai funzionari del Comune, che partono anche loro alla volta di un secondo sopralluogo. È il 6 dicembre 2018, e insieme al geometra Gaetano Vitale c’è anche il personale di Amap, l’azienda che gestisce l’impianto. Si concentrano su problemi precisi, di cui i tecnici non fanno alcun mistero. Uno fra tutti, «la difficoltà di poter smaltire i fanghi del depuratore presso qualunque piattaforma», problema segnalato «già dal mese di maggio», «difficoltà – si legge più avanti nella relazione ufficiale del sopralluogo – attribuita alla Regione Sicilia, per la chiusura delle piattaforme». Circostanza che faceva desumere al geometra Vitale che l’impianto non avesse più la capacità di accumulare i fanghi nelle vasche. «Pertanto, o il depuratore lo si fa funzionare male o i fanghi vengono smaltiti sotto altre forme». Per esempio in mare aperto?

È uno dei dubbi sollevati dai residenti di Balestrate, che in più occasioni nei mesi scorsi hanno segnalato allarmati l’apparizione di grosse chiazze marroni in prossimità proprio dell’impianto di depurazione. L’ultimo avvistamento solo una settimana fa, episodio che ha fatto scattare le denunce dell’amministrazione comunale, che da tempo cerca di avere delucidazioni dalla municipalizzata che gestisce l’impianto. Specie alla luce anche della relazione di servizio del 7 gennaio di quest’anno dei tecnici di Arpa, che si sono recati sul posto, avendo conferma dall’operaio che gestisce la struttura, Antonio Lunetto, che «l’impianto per motivi elettrici era attualmente in stato di fermo». Problema che si era già riproposto anche in passato.

Il registro di carico/scarico rifiuti dava atto che i rifiuti prodotti (fanghi di depurazione, residui di vagliatura e sabbie) durante il processo di depurazione, sono stati gestiti correttamente. Mentre l’ispezione della struttura ha fatto emergere che «il refluo entrante nell’impianto non viene sottoposto a grigliatura (bypass non attivo). Successivamente, non viene inviato alla vasca di ossidazione, ma per una rottura di una pompa di sollevamento confluisce per caduta nella vasca di mandata a mare e da essa alla condotta sottomarina – si legge nel documento -. Si precisa che la vasca di ossidazione è spenta, cioè non viene insufflata aria, con conseguente azione deleteria nei confronti dei fanghi attivi. E che il sedimento è anch’esso spento. Entrambe le strutture sono piene di fanghi. Entrambi i letti di essiccamento fanghi sono pieni di rifiuti». Che ne è stato di questi problemi?

«Abbiamo riparato le pompe, sono tutte funzionanti», assicura Giuseppe Ragonese, presidente di Amap. Pompe che, ne è certo, erano funzionanti anche il giorno in cui è stata avvistata l’ultima chiazza in mare. «Solo una terza pompa sostitutiva ha avuto qualche problema, ma fino al 15 era in funzione. A volte avvengono degli stacchi di luce che causano questi blocchi. Ma nel caso specifico – spiega – c’è stato un sovraccarico idraulico dovuto probabilmente ai maggiori scarichi in acqua nella rete fognaria per la presenza di più persone, visto il periodo, una cosa tipica che avviene in questi centri balneari d’estate. Quando in questi casi il depuratore non riesce a ricevere il carico idraulico si attiva il bypass, evidentemente questo non è accaduto e ha determinato la fuoriuscita di liquame misto a quello depurato». Sarebbe stato questo, insomma, per il presidente della municipalizzata, il vero e unico problema che ha generato quell’enorme chiazza galleggiante.

«Nessun problema di malfunzionamento dell’impianto», solo più gente del solito, complice l’estate, le vacanze, i turisti. Malgrado l’amarezza per le dita puntate contro l’azienda, Ragonese spiega come l’Amap in realtà stia facendo molto per far funzionare al meglio l’impianto di Balestrate. Apportando una serie di preziose migliorie. «Stiamo anche portando a termine l’impianto di telecontrollo, quindi l’impianto sarà telecontrollato 24 ore su 24 ore, ci stiamo attivando – spiega infatti -. Bisogna ricordare che l’Amap ha firmato la convenzione di gestione del servizio idrico integrato il 22 marzo 2018, se qualcuno pensa che nell’arco di un anno con la bacchetta magica si pone rimedio a un fermo biologico di 20-25 anni di investimenti che non si sono fatti, di impianti lasciati a sé, non ci siamo. Capisco che il gestore in questi casi è sempre il più sovraesposto, però bisogna avere anche un minimo di ragionevolezza nelle cose. Stiamo cercando di riattivare gli investimenti e stiamo realizzando una serie di interventi, miracoli non ne possiamo fare».

Silvia Buffa

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