Bagheria, il sindaco Cinque indagato con altri venti Campanella: «Affidamenti diretti all’ordine del giorno»

All’interno del Comune di Bagheria scoppia la grana della gestione del servizio di raccolta dei rifiuti. Sono 21 gli indagati, per lo più dipendenti comunali. Tra questo spicca il nome del primo cittadino, Patrizio Cinque, unico membro dell’amministrazione a cinque stelle a finire sul registro dei magistrati. Un’inchiesta, quella aperta dalla Procura di Termine Imerese, che ha sconvolto la cittadina del Palermitano e che si articola attorno alla gara per il noleggio dei mezzi impiegati nella raccolta della spazzatura. Un terremoto giudiziario al quale si aggiunge la vicenda che ha visto il sindaco Cinque finire sotto indagine anche per un affidamento del palazzetto dello sport bagherese e per un abuso edilizio in una casa di proprietà della sua famiglia, per cui il pentastellato sarebbe stato indagato per violazione del segreto d’ufficio e omissione d’atti d’ufficio.

Patrizio Cinque, da par sua, ha gettato acqua sul fuoco, tentando di stemperare il clima. «Siamo sereni, abbiamo sempre fatto ogni scelta alla luce del sole e per il bene della comunità e della città», dichiara e poi in serata smentisce «Non ho mai parlato di giustizia ad orologeria». Non si perde d’animo, però. Anzi, Cinque pare si sia recato personalmente in municipio, dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, per tranquillizzare quanti, come lui, sono rimasti coinvolti dall’indagine e hanno reagito in preda allo sconforto. «Voglio assicurare che tutti i dipendenti che sono coinvolti nell’inchiesta sono tutte ottime persone, ligie al dovere, stavano solo espletando le consuete procedure e stiamo valutando di mettere a disposizione di tutti i dipendenti coinvolti l’avvocato comunale», per quello che definisce senza troppi giri di parole «un attacco al Comune tutto».

Una dichiarazione, questa, che non è passata inosservata: «Che il Comune faccia difendere a proprie spese dai propri avvocati i funzionari di cui si dubita, onestamente lascia interdetti. Questi hanno un’idea un po’ naif della politica», commenta di rimando il senatore Francesco Campanella, che già all’indomani dell’insediamento della nuova amministrazione puntava il dito proprio su presunti affidamenti diretti di alcuni servizi. Primo fra tutti quello per la raccolta dei rifiuti. «I primi atti sul loro modo di gestire la cosa pubblica a Bagheria risalgono al 2015 per quello che mi riguarda, epoca in cui ho presentato un’interrogazione e anche un esposto in Procura sulla gestione dei rifiuti. Le segnalazioni quindi ci sono state sin dall’inizio, da parte mia come da parte di altri».

«La mia interrogazione datata 24 settembre 2015 verteva proprio sugli affidamenti diretti per la raccolta dei rifiuti. Stesso tema anche per il successivo esposto. Più volte ho chiesto che venissero fatte delle verifiche – spiega il senatore – All’epoca si parlava di tre milioni di affidamento diretto, diciamo che non stanno né in cielo né in terra. Un combinato di arroganza e ignoranza, insomma un mix che è micidiale», continua, senza troppi giri di parole. «Altre amministrazioni hanno fatto cose ai margini della legalità o addirittura illegali, ma nessuno le ha mai fatte in modo così spavaldo e scoperto. Gli affidamenti diretti a Bagheria, togliendo il caso odierno della Tech, erano all’ordine del giorno», dice, riferendosi anche all’affidamento diretto alla ditta privata che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti nel bagherese.

Silvia Buffa

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