È stato catturato nella notte, in una casa al mare di contrada Granelli (in territorio di Pachino), il ristoratore siracusano di 50 anni Giampiero Riccioli che adesso si trova nel carcere aretuseo di Cavadonna con l’accusa di duplice omicidio e occultamento di cadavere. È nella sua villa di contrada Tivoli, a circa dieci chilometri da Siracusa, che ieri erano stati trovati i resti di due cadaveri compatibili con il 40enne Alessandro Sabatino e con il 23enne Luigi Cerreto, i due compagni badanti casertani scomparsi da lì nel maggio del 2014.
Nel primo giorno di ricerche all’interno della sua proprietà, Riccioli ha assistito a tutte le operazioni. Poi ha lasciato la zona della periferia siracusana e, questa notte, è stato trovato dagli agenti della squadra mobile di Siracusa in un luogo per lui non abituale. Già nella giornata di ieri, una parte della villa è stata posta sotto sequestro, mentre c’è un’area in cui continuerebbe a vivere una famiglia che ha preso in affitto alcuni locali dell’immobile. I resti umani ritrovati in involucri di plastica, già ieri sera, sono stati trasportati all’obitorio di Catania dove saranno sottoposti a esami e verifiche che potranno dire con certezza se si tratta dei due uomini.
Arrivati nel capoluogo aretuseo dopo avere risposto a un annuncio di lavoro online come badanti dell’anziano, di Sabatino e Cerreto si sono perse le tracce circa sette anni fa. Qualche mese dopo la scomparsa, Riccioli aveva sostenuto che i due ragazzi «si mettevano in veranda e litigavano, per questo ho detto che sarebbero dovuti andare via». L’uomo, che aveva anche sostenuto falsamente di lavorare per una agenzia di sicurezza che collaborava con le forze dell’ordine e con la procura, aveva ricostruito che i due uomini avevano lasciato la villa con un taxi, diretti verso un treno e avendo come meta finale la Svizzera.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, poco prima di scomparire misteriosamente, i due uomini avrebbero avuto l’intenzione di denunciare per maltrattamenti il figlio dell’anziano che accudivano. «Lo sai cosa mi ha detto? “Sei un cesso pieno di merda” e mi ha messo le mani attorno al collo per soffocarmi». Sono queste le parole riportate dal padre in un audio registrato. Un ulteriore indizio dell’indole di Riccioli arriva dalla denuncia che la seconda moglie ha fatto ai carabinieri dopo avere interrotto la relazione. «Da quando l’ho lasciato, mi minaccia di morte. In più occasioni – aggiunge la donna – mi ha aggredito provocandomi delle ecchimosi, ma non ho referti perché solo una volta sono andata in ospedale ma ho dichiarato di essere caduta dalle scale». Ai militari, la donna avrebbe anche raccontato l’epilogo dell’ennesima discussione con Riccioli: «Denunciami, così mi butto pentito e di mezzo ci vai pure tu». Di fronte alla richiesta di chiarimenti sulla frase, però, la donna ha riferito di non sapere a cosa si riferisse il marito.
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