Azzardo, alle slot si spende di più a Ragusa e nel Messinese «Se aggiungiamo i dati dell’illecito, è Las Vegas del sud»

Quante slot machine e videolottery ci sono in Sicilia? Quanto si gioca in ogni capoluogo e in ogni provincia? Secondo le cifre rese disponibili dal database interattivo, creato dai quotidiani del gruppo Gedi, già L’Espresso, insieme a Visual Lab e a Dataninja, la Sicilia sarebbe la regione italiana fanalino di coda sia per le giocate pro capite che per numero di apparecchiature. Un quadro che rispecchia grosso modo la distribuzione di ricchezza del Paese: nelle regioni più ricche si gioca di più. Tuttavia c’è da tenere conto del fatto che la piattaforma analizza soltanto le macchinette legali, non riuscendo a tracciare l’enorme flusso di denaro che finisce nei circuiti illegali. 

Il primato siciliano per numero complessivo di slot è, in modo quasi scontato, del capoluogo di Regione. Palermo, infatti, ne conta ben 2.635. Seguita da Catania con 1.524, sul podio Messina dove ce ne sono 993. Quarta Siracusa con le sue 515. E poi Ragusa con 370 macchinette, Trapani con 352, Caltanissetta con 348. Chiudono la classifica dei capoluoghi siciliani Agrigento, in cui se ne contano 308, ed Enna con 132. 

Ma se il dato complessivo è ovviamente influenzato dalla grandezza della città, è quello pro capite che riserva sorprese. Secondo il raffronto dei dati della piattaforma interattiva, infatti, sono i cittadini di Ragusa a spendere di più: ognuno dei 73.500 abitanti (con un reddito di 16.116 euro) ha giocato per 874 euro, 48 in più rispetto ai 826 del 2015, per un totale complessivo di spesa in slot machine e videolottery di 64,26 milioni di euro. Male anche Caltanissetta, seconda. Nel comune, che ha 63.153 abitanti con un reddito pro capite pari a 17.320 euro, ogni cittadino ha giocato una cifra pari a 694 euro aumentata di poco rispetto al 2015 quando era di 686 euro pro capite. Il totale della spesa complessiva per la città nissena è stata di 43,85 milioni in apparecchiature elettroniche. 

Sul podio dei meno virtuosi sale anche la città di Catania, terza con una spesa media di 668 euro per ogni catanese (poco più rispetto ai 648 euro del 2015) per giocare alle slot machine. Con un reddito pro capite pari a 18.039 euro, i catanesi hanno speso in tutto 209 milioni negli apparecchi presenti in città. Seguono, staccate di poco, Siracusa e Trapani. Nel capoluogo aretuseo è stata di 79,92 milioni la spesa complessiva fra new slot e videolottery. Ognuno dei 122.031 siracusani – con un reddito pro capite di 18.347 euro – ha speso 654 euro, 60 euro in più rispetto al 2015. A Trapani sono stati 631 gli euro spesi in giocate pro capite (561 erano stati nel 2015) per un totale di 43,26 milioni.

A metà classifica la città di Agrigento con una spesa pro capite di 496 euro (a fronte dei 501 nel 2015) per un totale complessivo di 29,57 milioni. Chiudono, nell’ordine, Messina, Palermo ed Enna. La città dello Stretto (236.962 abitanti, con un reddito pari a 19.523 euro) ha speso 454 euro pro capite per le giocate (a fronte dei 466 euro nel 2015) per un totale di 107,60 milioni negli apparecchi in città. Il comune di Palermo, ha il primato delle giocate complessive, 269 milioni, ma questa somma divisa per tutti i cittadini, porta a una spesa pro capite di 399 euro a fronte dei 362 euro del 2015. Ultima e quindi capoluogo più virtuoso, anche in questo caso, Enna: 27.586 abitanti con un reddito pro-capite pari a 17.555 euro hanno speso in giocate pro capite 275 euro (mentre erano stati 296 nel 2015) per un totale di 7,59 milioni spesi nelle 132 macchinette.

La piattaforma prende in considerazione le new slot (Awp) che sono le slot machine presenti non solo all’interno delle sale da gioco, ma che possono essere ospitate anche in attività commerciali come i bar e le tabaccherie, e le videolottery (Vlt) che, invece, sono le slot machine di nuova generazione che accettano anche banconote – e consentono, dunque, giocate più alte – e possono essere installate solo negli appositi locali. Ovviamente, da questi dati resta fuori tutto il mondo sommerso dell’illegale «che nell’Isola la fa da padrone dimostrando, fra l’altro, che non è vero che con il gioco legale lo Stato promuove la tutela dall’illegalità. Inchieste e sequestri hanno dimostrato che, da tempo anche in Sicilia, le mafie hanno messo le mani su questo settore», commenta a MeridioNews Gino Gandolfoil coordinatore regionale di Mettiamoci in gioco, la campagna che contrasta la diffusione dell’azzardo anche lecito. «Quando si tratta di dati, questi vanno sempre presi con le pinze – precisa Gandolfo – anche perché nel caso dell’azzardo poi c’è da tenere conto anche del fatto che molte persone, ultimamente sempre di più, preferiscono giocare sulle piattaforme online che sono difficili da rintracciare».

Prendendo in considerazione i dati della spesa per le giocate pro capite non a livello comunale ma provinciale, la classifica siciliana cambia: l’Ennese si conferma il territorio più virtuoso anche dal punto di vista provinciale con 233 euro (13 in più rispetto all’anno precedente). L’Agrigentino si ferma a 349 euro (326 nel 2015), seguito dai 353 euro pro capite spesi dagli abitanti della provincia di Palermo (nel 2015 erano stati 315 euro). Nel Trapanese è di 383 euro (a fronte dei 347 del 2015) la cifra spesa in Awp e Vlt. A metà classifica il territorio etneo: 403 euro per ciascun abitante della provincia di Catania. Fa peggio Siracusa con 410 euro (415 l’anno prima). Le tre province peggiori sono: Ragusa con 433 euro (398 nel 2015), Caltanissetta con 454 euro (415 l’anno precedente) e Messina con 512 euro (con un aumento ancora di 12 euro rispetto al 2015).

«Per i milioni di euro che vengono bruciati nell’azzardo, la Sicilia è considerata la Las Vegas del Meridionecommenta il coordinatore di Mettiamoci in gioco – Ma la questione non è solo economica: tutti i medici dei Sert dicono che hanno sempre più a che fare con persone che chiedono di essere curate per dipendenza dall’azzardo patologico più che da sostanze come droghe e alcol». Per arginare il dilagante fenomeno dell’invasione delle apparecchiature elettroniche, alcuni comuni anche siciliani, si sono dotati di un regolamento antislot che prevede che ci sia una distanza di sicurezza da luoghi sensibili – come scuole, oratori, centri anziani – e una limitazione negli orari. «È necessario – conclude Gandolfo – non sminuire il problema ma alzare il livello di guardia nei confronti di un’offerta del gioco che è diventata mostruosa».

Marta Silvestre

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