Avvocati italiani a fianco dei colleghi turchi Parte da Catania la protesta contro Erdogan

Un filo rosso lega Istanbul e Catania. E’ quello tenuto dagli avvocati etnei che ieri hanno manifestato la propria solidarietà ai colleghi turchi arrestati nella capitale. La loro colpa, difendere gli attivisti che in questi giorni sono scesi in strada, a piazza Taksim, per protestare contro la stretta autoritaria del primo ministro Recep Tayyip Erdogan e per questo accusati di terrorismo. In 73 sono stati letteralmente prelevati dall’interno del tribunale del quartiere Kagithane. Una misura estrema che ha spinto un gruppo di legali catanesi a cercare un momento di incontro per riflettere sulla gravissima decisione presa dai vertici turchi che mina due dei diritti cardine di ogni democrazia: quello di manifestare il proprio pensiero e il diritto ad essere difesi.

In poche ore si sono riuniti sulle scale del tribunale di Catania con una semplice candela in mano. «Non l’ha organizzata nessuno, è stato un incontro nato quasi da solo», spiega uno di loro, Goffredo D’Antona. «Abbiamo visto le foto degli arresti e con alcuni colleghi ci siamo sentiti tramite Facebook – afferma – In mezz’ora ci siamo raccolti in una trentina, abbiamo acceso delle candele e siamo rimasti a riflettere».

La negazione di ogni diritto, l’arresto indiscriminato dei difensori, e un unico pensiero: piazza Taksim è ovunque. L’ondata di indignazione è montata e ha attraversato i confini della città etnea grazie a quei social network tanto osteggiati da Erdogan e unica voce di molti cittadini turchi. «Oggi una manifestazione simile a quella catanese si è tenuta a Palermo – racconta D’Antona – e domani altri colleghi si riuniranno a Roma, davanti la sede della Cassazione».

«Tutto è nato in maniera estemporanea – continua il penalista catanese – non c’è stato alcun coordinamento delle associazioni». E aggiunge: «Domani a Milano gli avvocati – tra i quali i difensori dei manifestanti del G8 di Genova – protesteranno davanti al consolato turco e chiederanno la liberazione dei colleghi e dei manifestanti arrestati in questi giorni». Anche chi non fa parte della categoria potrà aggiungersi o partecipare ad un’altra forma di sensibilizzazione: «Il Legal team Italia ha predisposto un breve messaggio da inviare ad alcuni indirizzi mail istituzionali con il quale si chiede lo stop alla repressione».

 

[Foto di Turkish politics updates]

Carmen Valisano

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