«Sebbene i temi della giustizia siano tantissimi e tutti concentrati in queste settimane, alcuni addetti ai lavori preferiscono dedicarsi al taglio di dieci secondi di un’intervista serratissima durata un’ora e dieci minuti per sottolineare l’oggettiva scorrettezza giuridica di una mia frase». Alfonso Bonafede prova a correre ai ripari. E sulla propria pagina Facebook, nel difendere la tanto agognata riforma della prescrizione all’interno di un mese che il ministro della Giustizia definisce «importante per i cittadini che pretendono una giustizia che funzioni», il Guardasigilli torna sulla contestata intervista al programma tv Porta a porta. Dove ha affermato che «quando il reato non si riesce a dimostrare il dolo e quindi diventa un reato colposo, ha termini di prescrizione molto più bassi».
Una vera e propria eresia giuridica, così come affermato dal consiglio dell’ordine degli avvocati di Palermo che ieri ha emanato una nota in cui chiede le dimissioni dello stesso Bonafede. Ecco perché lo stesso ministro cerca di buttare acqua sul fuoco, riconoscendo (in parte) l’errore. «L’obiettivo – scrive – era evidentemente quello di spiegare in maniera semplice ai cittadini le conseguenze (sulla prescrizione) della configurazione di una condotta in termini colposi o dolosi. D’altronde, ci sono da sempre interi processi che viaggiano sul confine tra dolo eventuale e colpa cosciente. Ad ogni modo, dico sinceramente che le critiche sono sempre bene accette».
Una parziale ammissione che però sembra non bastare. Tanto che in due sedute straordinarie di oggi i consigli straordinari dell’ordine degli avvocati di Napoli e di Cagliari inoltrano la richiesta dei colleghi palermitani. «I chiarimenti resi in data odierna dall’onorevole avvocato Alfonso Bonafede – scrivono ad esempio i legali partenopei – destano ancora maggiore preoccupazione ed ulteriori perplessità […] reiterando argomentazioni infondate e giuridicamente scorrette».
La richiesta è ora rivolta agli avvocati parlamentari affinché propongano una mozione di sfiducia. Mentre gli avvocati cagliaritani aggiungono che «il ministro ha unilateralmente inteso proseguire sulla propria linea senza ascoltare i pareri e tenere in alcun conto le proposte portate sui tavoli di confronto». Per questo motivo, è la chiosa finale amaramente sarcastica, si «richiede, prima ancora del rispetto, la conoscenza della Costituzione e dei principi in essa contenuti, e per primi di quelli dell’inviolabilità della difesa, della presunzione di non colpevolezza e del giusto processo».
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