Si riuniranno nei primi giorni della settimana prossima Anna Marino, responsabile della sezione di Catania dell’istituto zooprofilattico sperimentale, Antonino Lo Dico, direttore ispettorato ripartimentale delle foreste, ed Emanuele Farruggia, capo dipartimento di prevenzione veterinaria dell’Asp, per discutere dei modi e dei tempi di intervento per la bonifica dei luoghi interessati dalle esche avvelenate sull’Etna (Pista Altomontana, zona tra i Rifugi Galvarina e Monte Scavo).
Un’operazione che deve esser portata a termine in tempi ristretti, considerata la fruizione elevata della zona in vista anche delle prossime festività natalizie che attireranno maggiori escursionisti a piedi e in bici. Si ricorda che nei giorni passati, è stata accertata la morte di tre animali (una volpe selvatica, un cane delle forze armate e un altro cane di una veterinaria escursionista), e che l’esca avvelenata si presenta come una sostanza omogeneizzata spalmata sui massi, di facile contatto per tutti. La poltiglia contiene una base di carne o di pesce molto odorosa per cani e predatori selvatici, imbevuta di un potentissimo antiparassitario il cui principio attivo è il methomyl, un carbammato molto pericoloso.
Dunque, massima attenzione ancora in questo week-end: si evitino cani e bambini al seguito. Un aspetto connesso è il danno arrecato alla fauna selvatica, di cui al momento si sconosce l’entità. La Forestale, che continua col presidio giornaliero lungo la Pista altomontana etnea assicura però che «non abbiamo riscontrato altre carcasse», dice Luca Ferlito, comandante del nucleo operativo. Intanto, dal versante opposto dell’Etna, zona Fornazzo alta, arrivano alcune segnalazioni di privati, in via di verifica, per tre cani randagi trovati avvelenati con una procedura simile.
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