Nelle mani del Consorzio autostrade siciliane ci sono 140 milioni di euro di fondi pubblici da trasformare, nei prossimi mesi, in appalti e lavori in grado di migliorare il vergognoso stato della A18 Catania-Messina e della A20 Palermo-Messina. Per gestire questo tesoretto il governo regionale chiama uomini nuovi al vertice dell’ente al centro di diverse indagini giudiziarie: la giunta Musumeci ha nominato ieri Leonardo Santoro come direttore generale (viene dall’esperienza come capo del Genio Civile di Messina), e Salvatore Minaldi come direttore tecnico (lascerà il Genio civile di Catania). Il primo prenderà il posto di Salvatore Pirrone, il secondo di Gaspare Sceusa, pluri indagati. Altra novità è l’arrivo in prestito di una squadra di tecnici, uomini di fiducia dei rinnovati vertici, che si occuperanno della progettazione e della gestione degli appalti in divenire. «Saranno una decina – spiega a MeridioNews il vicepresidente del Cas Maurizio Siragusa – provenienti dal Genio civile di Messina, dagli uffici di alcuni Comuni e dal dipartimento regionale Infrastrutture. Nessun costo aggiuntivo per le finanze pubbliche, anziché essere pagati dagli enti in cui hanno lavorato finora, riceveranno lo stipendio dal Cas». Una sorta di prestito, tecnicamente istituto di comando.
La task force voluta dal governo Musumeci punta a superare una fase di grave emergenza, in cui la credibilità dell’ente già messa a dura prova dall’incapacità di garantire un servizio dignitoso sulle autostrade di sua competenza, è stata ulteriormente minata dalle recenti indagini. Due giorni fa è finito in carcere Antonino Gazzara, vicepresidente uscente. Secondo la Procura di Messina, avrebbe avuto un ruolo chiave nella manipolazione della gara d’appalto per i lavori sulla Siracusa-Gela, che sarebbe stata assegnata ai colossi delle costruzioni Condotte per l’Acqua-Cosige dietro una maxi tangente camuffata da consulenza. Simbolo di una gestione da censurare è anche la frana sulla A18 all’altezza di Letojanni, che tuttora, a distanza di due anni e mezzo, impone la chiusura della carreggiata in direzione Catania. Due le indagini su quella che solo per una fortunata coincidenza non si è trasformata in una tragedia: nel novembre del 2016 dieci persone – tra cui Pirrone e Sceusa del Cas, insieme a proprietari e amministratori del complesso alberghiero e delle case estive costruite negli anni ’70 e ’80 in cima alla collina franata – vengono accusate di non aver eseguito gli interventi per la regimentazione delle acque bianche e lo sversamento nel pendio. La seconda indagine ci riporta ai giorni scorsi: ancora Pirrone e Sceusa sono indagati per disastro ambientale: anche i lavori d’urgenza effettuati per frenare il movimento franoso sarebbero stati realizzati in maniera inadeguata e facendo lievitare i costi. Comportamenti che avrebbero causato il proseguire dei crolli sul costone.
Oggi è pronto un progetto esecutivo da 12,5 milioni di euro per ricucire definitivamente quella ferita: prevede la costruzione di due gallerie, su entrambe le carreggiate della A18, soluzione giudicata migliore al fine di garantire stabilità al piede della collina che continua a muoversi, rispetto allo spostamento della montagna di terra venuta a valle. L’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, un mese fa, aveva stimato l’inizio dei lavori entro metà aprile. Ma i tempi non verranno rispettati: il progetto attende ancora il parere del Provveditorato per le opere pubbliche, ente dipendente dal ministero dei Trasporti. La conferenza dei servizi prevista per il 21 marzo è slittata. «Presumibilmente ad aprile – spiega il nuovo vicepresidente del Cas Siragusa – solo dopo il via libera potremo proseguire con la gara d’appalto». In questo caso, come per tutti gli interventi del valore superiore ai cinque milioni di euro, sarà una commissione nominata dal ministero dell’Economia a valutare l’offerta più idonea.
Quello sulla frana di Letojanni non è l’unico progetto già finanziato nelle mani del Cas. La torta più ricca è rappresentata dagli interventi coperti dal Patto per il Sud grazie ai soldi del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020: complessivamente lavori per 124 milioni di euro. Uno degli ultimi atti del governo Crocetta è stata la stipula, pubblicata lo scorso 30 ottobre, della convenzione con cui la Regione affida al Consorzio autostrade l’attuazione di una serie di interventi: i due più importanti prevedono il rifacimento dell’asfalto sulla A18 nella tratta Messina-Giardini-Giarre (24 milioni 300mila euro), e sulla A20 tra Messina, Patti e Furiano (21 milioni 980mila euro). I lavori di riqualificazione e integrazione dei sistemi di sicurezza stradali su tutta la A20 valgono 18 milioni 560mila euro; stessi interventi sulla Messina-Catania per altri 9 milioni e 970mila euro; 15 milioni 460mila euro sono disponibili per la messa in sicurezza di due gallerie sulla Palermo-Messina, all’altezza di Gioiosa Marea (galleria Capo Calavà e Cicero); sulla A18 le gallerie oggetto di riqualificazione saranno Taormina, Giardini e Sant’Antonio (valore 9 milioni 50mila euro); chiusura con barriere di sicurezza in corrispondenza di varchi apribili sulla A20 (8 milioni 200mila euro) e sulla A18 (tre milioni e mezzo); impianti di pannelli per messaggi su entrambe le autostrade (7 milioni 800mila euro); e infine realizzazione dell’impianto Sos sia sulla Messina-Catania che sulla Palermo-Messina (5 milioni 700mila euro).
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