La polemica sul cambio di sede per l’Autorità portuale del distretto Sud-Est della Sicilia è destinata ad andare avanti. Con all’orizzonte la possibilità che il Comune di Augusta faccia ricorso contro la decisione del ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, di spostare a Catania la base operativa per i primi due anni. Ad affermarlo è la stessa sindaca del centro del Siracusano, Cettina Di Pietro: «Valuteremo la possibilità di impugnare il decreto ministeriale», ha detto la prima cittadina, nel corso di una conferenza stampa a cui ha preso parte anche il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio.
Ed è stato proprio il parlamentare che attacca la decisione del governo nazionale, ravvisando in essa la volontà di andare incontro ai desideri del primo cittadino etneo, Enzo Bianco, che negli ultimi anni ha più volte ospitato in città proprio Delrio. Un rapporto di vicinanza che avrebbe permesso una modifica in corso d’opera ai piani ministeriali. «Nella prima bozza di decreto c’era scritto che la sede dell’Autorità portuale doveva andare al porto di Augusta. In una notte la trasferiscono a Catania, perché Bianco deve avere la sede». Il deputato del Movimento 5 stelle, che non esita a definire «roba da sfigati» il cambio di sede, rincara la dose aggiungendo che quanto avvenuto è il simbolo di «una politica che ha bisogno di questi simboli per sentirsi importanti».
A criticare il decreto di Delrio sono anche i parlamentari del Siracusano e arrivano anche dal centrosinistra. Sofia Amoddio, deputata del Partito democratico, se la prende con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, colpevole a suo dire di non aver fatto nulla per riconoscere al porto di Augusta lo status che meriterebbe. «Ha volontariamente ignorato le caratteristiche dello scalo megarese, il suo ruolo di principale porto petrolifero italiano e la sua centralità lungo le rotte del traffico internazionale del Mediterraneo e adesso dovrà renderne conto – dichiara Amoddio -. La responsabilità di questo scippo ai danni di Augusta è del presidente della Regione Rosario Crocetta, che ha forzato la mano e scelto inspiegabilmente Catania. – aggiunge – La legge prevede che la sede debba essere individuata nel porto core, quindi Augusta, ma prevede anche l’intesa vincolante con la Regione. Di fronte al parere vincolante di Crocetta, il ministero, che si era sempre dimostrato favorevole alla scelta di Augusta, ha dovuto mediare, evitando così uno stallo che avrebbe danneggiato tutti perché avrebbe mantenuto il commissariamento».
Chi invece torna a puntare il dito contro Delrio è il deputato Pippo Zappulla, definendo quella del ministro «una squallida operazione politica che risponde esclusivamente alla geografia elettorale». E su Crocetta. «Non è più il mio presidente della Regione», ha chiosato Zappulla.
Dal canto suo, il governatore ha replicato alle critiche. «Mi dispiace molto essere tirato in ballo – si legge in una nota -. L’organizzazione dei porti di interesse nazionale non è di competenza della Regione ma del ministero delle Infrastrutture, quindi invito tutti a non chiedere al presidente di prendere parte a possibili conflitti tra città siciliane. Per quel che mi riguarda – ha concluso Crocetta – sono il presidente di tutti, di Catania così come di Augusta». Nel pomeriggio è intervenuto nella disputa anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pistorio. «Le polemiche politiche sui porti di Augusta e Catania non sono fondate. Le motivazioni del ministro Delrio sono oggettive, come emerge dall’istruttoria che ho fatto redigere e consegnare al governo nazionale – dichiara -. Il capoluogo etneo ha un sistema infrastrutturale ed economico molto più avanzato di quello di Augusta, che non è fuori da alcunché. Il futuro è nella sinergia».
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